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Tre mondiali, tre donne, una rivoluzione

Il rugby femminile non è solo sport: è resistenza, evoluzione, e identità. Oggi ripercorriamo tre momenti chiave della Coppa del Mondo di Rugby Femminile, attraverso le voci e le esperienze di tre protagoniste straordinarie. Dalla giovane Kelly Brazier nel 2010, alla determinata Nolli Waterman nel 2014, fino alla esplosiva Ayesha Leti-l’iga nel 2022, ogni storia racconta molto più di una vittoria: racconta la trasformazione di un movimento che ha lottato per essere visto, riconosciuto e celebrato.

Queste tre edizioni non sono solo capitoli di un torneo, ma tappe fondamentali nella costruzione di un rugby femminile professionale, popolare e culturalmente rilevante. Un viaggio che parte dall’ingenuità e arriva alla consapevolezza, passando per sacrifici, pressioni, sogni e trionfi.


2010: l’Ingenua gloria di Kelly Brazier e l’alba del rugby femminile moderno

Nel cuore dell’Università del Surrey Sports Park, tra tavolate condivise e atmosfere da campus, si è scritta una delle pagine più emozionanti della Coppa del Mondo di Rugby Femminile. Era il 2010, e la Nuova Zelanda, guidata da una giovanissima Kelly Brazier, conquistava il titolo contro le padrone di casa inglesi. Un trionfo che non solo ha segnato l’inizio di una carriera leggendaria, ma ha anche posto le basi per la trasformazione del rugby femminile.

A soli 20 anni, Kelly Brazier era “la bambina della squadra”, con appena un anno di esperienza internazionale. Eppure, fu proprio lei a calciare il piazzato decisivo che sigillò il 13-10 finale. La sua “ingenuità” e “fiducia senza paura” incarnavano lo spirito delle Black Ferns: giovani, affamate, e pronte a sfidare ogni pronostico.

“Non credo di aver mai giocato con altre 14 giocatrici in campo fino a quel momento” – Kelly Brazier

La Coppa del Mondo 2010 si svolse in un contesto insolito: il campus universitario di Guildford. Le squadre si incrociavano quotidianamente nella sala da pranzo, creando un’atmosfera quasi surreale per un torneo internazionale. Le semifinali e la finale si giocarono al Twickenham Stoop, ma il cuore pulsante restava quello di una comunità sportiva giovane e vibrante.

La finale fu una battaglia serrata tra le due superpotenze del rugby femminile. Entrambe le squadre avevano concesso solo quattro mete in tutto il torneo. Nonostante tre cartellini gialli e un momento critico con due giocatrici espulse contemporaneamente, le Black Ferns non cedettero mai. La loro resilienza fu la chiave del successo.

La vittoria scatenò festeggiamenti memorabili. Brazier racconta di essere stata “avvolta in un grande striscione e buttata sul retro del bus”. Le celebrazioni durarono giorni, con le giocatrici costrette a rimandare gli impegni per smaltire la sbornia della vittoria.

Kelly Brazier ha vissuto entrambe le ere del rugby femminile. Nel 2010, il gioco era ancora lontano dai riflettori. Oggi, le giocatrici sono professioniste a tempo pieno, riconosciute per strada, e capaci di riempire stadi da 82.000 spettatori. Un’evoluzione che ha aperto nuove strade per le giovani atlete di tutto il mondo.

“Ora siamo professioniste a tempo pieno… penso che sia folle.” – Kelly Brazier

 

2014: Denielle Waterman e una vittoria attesa a lungo

Dopo anni di delusioni e finali perse contro le imbattibili Black Ferns, la Coppa del Mondo Mondo 2014 in Francia ha rappresentato per l’Inghilterra femminile non solo un trionfo sportivo, ma un momento di svolta per l’intero movimento. Nolli Waterman, una delle protagoniste, lo descrive come “un enorme sollievo” e “un punto di svolta nel gioco”.

La pressione sulle Red Roses era schiacciante. Dopo tre finali perse (2010, 2006, 2002), la squadra sapeva che solo la vittoria avrebbe avuto un impatto reale. Come sottolinea Waterman:

“Se gli uomini perdono in una finale è comunque incredibile, ma per noi non è mai abbastanza.”

Questa frase racchiude la disparità di percezione tra rugby maschile e femminile, e il bisogno urgente di affermarsi per cambiare la narrativa.

Il 2014 segnò il confine tra l’amatorialismo e il professionismo. Le giocatrici lasciavano i propri lavori, affrontavano viaggi estenuanti e si dedicavano anima e corpo alla causa. Claire Purdy abbandonò il suo impiego nel settore assicurativo, mentre Sophie Hemming, veterinaria a tempo pieno, passò da assistere un vitello in una fattoria a unirsi al ritiro della nazionale dopo ore di guida. Queste storie rendono tangibile il sacrificio dietro il successo.

La vittoria portò finalmente visibilità e rispetto. Al ritorno a Twickenham, il personale della RFU accolse le giocatrici con un picchetto d’onore. Le Red Roses apparvero in TV, furono intervistate da Jon Snow e parteciparono a Soccer AM con le medaglie al collo. Il culmine fu la nomina a “Sports Personality Team of the Year”.

Una partita chiave contro il Canada nella fase a gironi, terminata 13-13, fu gestita con lucidità tattica. Un messaggio dalla panchina cambiò l’approccio:

“‘Basta tenere la palla, un pareggio è sufficiente.’”

Quel pareggio eliminò le Black Ferns dalla corsa al titolo, aprendo la strada all’Inghilterra. 

Nonostante il nervosismo percepito dagli spettatori, Waterman ricorda una finale giocata con serenità:

“Sul campo ci sentivamo calme.”

Una calma costruita su anni di preparazione, delusioni e sogni finalmente realizzati. 


2021 (2022):  Ayesha Leti-l’iga, il rugby che cambia la vita

La Coppa del Mondo 2021, disputata nel 2022 in Nuova Zelanda, ha segnato un ritorno trionfale per le Black Ferns. In uno stadio finalmente pieno, davanti al proprio pubblico, la squadra ha riconquistato il titolo mondiale, interrompendo la striscia di 30 vittorie consecutive dell’Inghilterra. Ayesha Leti-l’iga, subentrata dalla panchina, è diventata il volto di una nuova generazione.

Dopo soli 17 minuti di gioco, Lydia Thompson dell’Inghilterra fu espulsa per un placcaggio alto. Questo episodio cambiò radicalmente l’inerzia della partita. Leti-l’iga, entrata in campo per sostituire l’infortunata Portia Woodman, segnò due mete decisive, diventando l’eroina inattesa della finale.

La vittoria in casa scatenò celebrazioni memorabili. Leti-l’iga racconta con ironia e emozione:

“Alcune di noi ragazze hanno avuto una sbronza di otto giorni.”

Ogni giorno, le giocatrici riguardavano la finale, piangendo di gioia. Un rituale che ha cementato il significato profondo di quel successo.

Leti-l’iga ha vissuto il torneo con pazienza e spirito di squadra. Inizialmente “alimentata a gocce”, ha atteso il suo momento, contribuendo con dedizione anche fuori dal campo:

“Tutto ciò che facciamo è cercare di migliorarci a vicenda.”

Questa mentalità riflette la profondità del talento delle Black Ferns e la cultura di supporto reciproco che le ha rese vincenti. La crescita del rugby femminile è tangibile. Leti-l’iga sottolinea con orgoglio:

“Prima non riuscivamo a riempire gli stadi… ora possiamo.”

Il successo della Coppa del Mondo in Nuova Zelanda è il frutto del lavoro di tutte le atlete che hanno indossato la maglia, in ogni epoca e in ogni paese.

Di origine samoana, Leti-l’iga attribuisce la sua velocità alle consegne di giornali fatte con i nonni. Il rugby è per lei un legame profondo con la famiglia:

“È qualcosa con cui ricordo mio nonno… voglio solo renderli orgogliosi.”

La sua storia è un tributo ai sacrifici delle generazioni precedenti e un esempio per quelle future.

Oggi, le Black Ferns godono di un trattamento paritario da parte di Adidas, segno del progresso raggiunto. Leti-l’iga si definisce “una faccia per la mia gente” e un modello per le nuove generazioni:

“Lo sport cambia la vita. E il rugby davvero cambia la vita.”

Dalle atmosfere universitarie del 2010 alle celebrazioni da stadio del 2022, il rugby femminile ha compiuto un salto epocale. Le storie di Brazier, Waterman e Leti-l’iga ci mostrano come il talento, la resilienza e la passione possano abbattere barriere e ridefinire ciò che è possibile.

Oggi, le giocatrici non solo riempiono gli stadi, ma ispirano generazioni. Sono modelli di riferimento, ambasciatrici culturali, e protagoniste di un cambiamento che va oltre il campo. Il rugby femminile non è più un’eccezione: è una forza inarrestabile. E se il passato ci ha insegnato qualcosa, è che il futuro sarà ancora più spettacolare. 


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