La diaspora del rugby femminile italiano: un campionato in crisi di talenti

La stagione 2025/26 segna un momento di svolta, o forse di allarme, per il rugby femminile italiano. Quella che una volta era una tendenza isolata si è trasformata in una vera e propria diaspora di talenti, con un numero senza precedenti di atlete italiane che hanno scelto di lasciare il campionato domestico per approdare all'estero. In particolare, la Francia e l'Inghilterra si stanno confermando come le destinazioni più ambite, offrendo alle nostre giocatrici opportunità che il campionato italiano, purtroppo, non riesce più a garantire.

La lista delle atlete che hanno firmato con club stranieri è lunga e impressionante, ricca di nomi di punta della Nazionale. Se ne contano ben 26, tra cui Beatrice Veronese, Sofia Stefan e Rubina Emma Grassi al RC Toulon, Aura Muzzo e Alissa Ranuccini al LOU Rugby, e ancora Veronica Madia e Alyssa D’Incà al Blagnac Rugby. Le mete non si limitano alla Francia, con giocatrici di spicco come Beatrice Rigoni (Sale Sharks) e Silvia Turani (Harlequins) che hanno scelto la Premiership inglese. Anche Spagna e Stati Uniti sono tra le destinazioni, a testimonianza di un fenomeno che attraversa i confini nazionali in ogni direzione.

Questa migrazione di massa non è un caso, ma il sintomo di un malessere profondo del nostro campionato. Se un tempo le giocatrici italiane potevano trovare stimoli e opportunità di crescita in casa, oggi la situazione è drasticamente cambiata. I motivi di questo esodo sono molteplici, ma riconducibili a un denominatore comune: la mancanza di risorse economiche e, di conseguenza, di appeal.

I club stranieri, specialmente quelli francesi e inglesi, possono contare su investimenti ingenti, maggiori sponsorizzazioni e una struttura professionale che include allenatori e staff di altissimo livello. Offrono contratti che garantiscono alle atlete una stabilità economica e la possibilità di dedicarsi a tempo pieno al rugby, un lusso che in Italia è riservato a pochissime. Questo crea un divario incolmabile non solo in termini economici, ma anche di livello tecnico e di competitività. Le nostre giocatrici cercano un ambiente dove poter crescere, misurarsi con le migliori al mondo e prepararsi al meglio per gli impegni internazionali, e questo ambiente oggi si trova principalmente all'estero.

L'uscita di così tanti talenti rischia di compromettere seriamente il futuro del nostro movimento, portando a un preoccupante impoverimento e a un livellamento verso il basso del campionato italiano. La competitività si riduce, il pubblico perde interesse e l'intero ecosistema del rugby femminile ne risente.

In questo scenario, emerge con una nota di speranza, ma anche di preoccupazione, la situazione del Neapolis Rugby Femminile. L'unica squadra del campionato che ha saputo fare mercato in entrata, ingaggiando giocatrici provenienti da Olanda, Colombia e Brasile. Un passo positivo, che mostra un'apertura e una visione internazionale. Tuttavia, questa strategia rivela anche il rovescio della medaglia: per attrarre talenti, le squadre italiane devono guardare a campionati emergenti, privi delle stesse risorse dei principali campionati europei. Le giocatrici di prima fascia, infatti, sembrano ormai fuori portata, confermando come alle squadre italiane manchino sia i soldi che l'appeal per poter competere sul mercato internazionale dei trasferimenti.

La fuga delle nostre atlete non è solo una perdita per i singoli club, ma per l'intero sistema. È un campanello d'allarme che chiede risposte urgenti per evitare che il rugby femminile italiano, pur con la crescita della sua Nazionale, si trovi a dover ricostruire dalle fondamenta il suo campionato domestico.

Questa fuga rischia di impoverire il campionato italiano, livellandolo verso il basso e rallentando lo sviluppo del movimento. Senza un piano strutturale per la professionalizzazione e il sostegno ai club, il rischio è quello di creare un divario sempre più ampio tra le Azzurre all’estero e quelle rimaste in patria.

Il talento c’è, e lo dimostrano le giocatrici italiane che brillano fuori dai confini. Ma per costruire un movimento femminile forte e sostenibile, serve un investimento deciso: più risorse, più visione, più coraggio. Le istituzioni sportive, i club e gli sponsor devono fare squadra per trasformare il campionato italiano in una vera fucina di eccellenza, capace non solo di formare, ma anche di trattenere le sue stelle.

Le Azzurre all'estero per la stagione 2026/27
  1. Giulia Cavina  - AC  Bobigny 93 🇫🇷
  2. Micol Cavina - AC Bobigny 93 🇫🇷
  3. Beatrice Veronese - RC Toulon 🇫🇷
  4. Sofia Stefan RC - Toulon 🇫🇷
  5. Rubina Emma Grassi - RC Toulon 🇫🇷
  6. Aura Muzzo LOU Rugby 🇫🇷
  7. Alissa Ranuccini - LOU Rugby 🇫🇷
  8. Vittoria Zanette - LOU Rugby 🇫🇷
  9. Veronica Madia - Blagnac Rugby 🇫🇷
  10. Alyssa D’Incà - Blagnac Rugby 🇫🇷
  11. Giada Corradini - Montpellier 🇫🇷
  12. Giada Franco - Montpellier 🇫🇷
  13. Lucie Jeanne Moioli - Montpellier 🇫🇷
  14. Francesca Sgorbini - ASM Romagnat 🇫🇷
  15. Sara Tounesi - Stade Bordelais 🇫🇷
  16. Alessia Pilani - Stade Bordelais 🇫🇷
  17. Martina Dell’Antonia - Stade Rennais 🇫🇷
  18. Angelica Cittadini - Stade Rennais 🇫🇷
  19. Elisa Cecati - Stade Rennais 🇫🇷Ilaria 
  20. Ilaria Arrighetti - Stade Rennais 🇫🇷
  21. Eva Eschylle - Stade Français 🇫🇷
  22. Sofia Catellani - Section Paloise 🇫🇷
  23. Beatrice Rigoni - Sale Sharks 🇬🇧
  24. Silvia Turani - Harlequins 🇬🇧
  25. Sara Seye - Ealing Trailfinders 🇬🇧
  26. Francesca Granzotto Exeter Chiefs 🇬🇧
  27. Martina Farina - Simon Verde Cocos Siviglia 🇪🇸
  28. Sofia Florio - Lindenwood Rugby 🇺🇸

Post a Comment

Nuova Vecchia