Perchè le franchigie italiane dovrebbero partecipare alla Celtic Challenge
Negli ultimi anni, il rugby femminile ha guadagnato una visibilità e un rispetto sempre maggiori a livello globale. In Italia, il movimento sta guadagnando spazio tra gli appassionati, mentre sul campo siamo in un momento di passaggio e non è un mistero che i numeri non stiano crescendo come accade in altre realtà ovali europee. Tuttavia, per continuare a muoversi su questo percorso di progressione e sviluppo, ci sono dei passi da fare. A nostro parere uno di quelli fondamentali è che le franchigie femminili italiane, di Benetton e Zebre (ovunque siano destinate), amplino i loro orizzonti competendo in tornei di alto livello come la Celtic Challenge, per colmare il gap sempre più evidente tra la nostra massima serie ed i campionati di alto livello delle nostre competitor nel 6 Nazioni.
Nel panorama in continua evoluzione del rugby femminile, la Celtic Challenge è emersa come un torneo cruciale, promuovendo la competizione e la crescita tra le squadre gallesi, scozzesi e irlandesi e innalzando in maniera evidente la qualità delle giocatrici coinvolte. Basta citare i nomi di Aife Wafer, Danna O'Brien o Alex Callender per farsi un'idea di cosa stiamo parlando. tutte queste che sono al top del livello mondiale provengono per l'appunto da questo torneo.
Il rugby femminile in Europa continua a guadagnare consensi e riconoscimenti, diventa quindi imperativo considerare l'espansione di questa sfida includendo le franchigie italiane, ovvero Benetton e Zebre. Questa inclusione non solo elevarebbe gli standard competitivi, ma promuoverebbe anche lo sviluppo del rugby femminile su una scala europea più ampia.
Partecipare a questo torneo permetterebbe alle ragazze di Benetton e Zebre di misurarsi con formazioni di alto livello, affinando le loro abilità tecniche e tattiche. L'esposizione a stili di gioco diversi e a strategie più sofisticate è cruciale per la crescita delle atlete e per l’evoluzione del rugby femminile in Italia. Basti considerare come è migliorato il gioco al piede di Galles, Scozia e Irlanda per capire di cosa stiamo parlando.
L'inclusione delle franchigie italiane nella Celtic Challenge potrebbe fungere da catalizzatore per lo sviluppo del talento locale. Confrontarsi con atlete di altre nazioni stimolerebbe non solo la crescita individuale delle giocatrici ma anche l'intero movimento del rugby femminile in Italia. Creare un ambiente competitivo di questo tipo è essenziale per attrarre giovani talenti e incentivare le ragazze a intraprendere il percorso sportivo nel rugby.
L'inclusione di Benetton e Zebre nella Celtic Challenge migliorerebbe gli standard competitivi del torneo. Entrambe le franchigie italiane hanno mostrato una buona qualità nella prima edizione della Latin Cup, con un buon focus sullo sviluppo delle giocatrici e sulla pianificazione strategica. La loro partecipazione introdurrebbe una nuova dinamica nella competizione, sfidando le squadre affermate e ampliando i confini di ciò che è possibile fare in campo, per cercare di acquisire quel know-how ovale che talvolta sembra essere ancora piuttosto carente in certe situazioni di gioco. Per le giocatrici italiane, partecipare alla Celtic Challenge fornirebbe un'esposizione inestimabile alla competizione di alto livello.
Ovviamente ci sono grandi sfide da superare per realizzare tutto questo. Non si tratta principalmente di soldi, visto il congruo contributo che viene elargito da World Rugby per le squadre che partecipano alla competizione, quanto di creare degli staff tecnici di qualità, con tecnici specifici di settore e di avere delle strutture dedicate (se da una parte c'è il Lanfranchi, Monigo potrebbe non essere parimenti disponibile).
Presumibilmente il problema più grande sarebbe quello della riorganizzazione del campionato italiano in funzione del torneo. In Irlanda, Scozia e Galles i tornei domestici si giocano tra fine agosto e dicembre, proprio per permettere poi alle giocatrici di partecipare al Challenge, mentre le squadre disputano poi la Coppa Nazionale, riorganizzate in gironi territoriali. Sfide ovviamente non proprio da poco, con (immaginiamo) una certa riluttanza a partecipare da parte dei club, che potrebbero essere superate solo da una volontà comune di sviluppare il movimento in Italia.
In conclusione, a parer nostro l'inclusione di Benetton e Zebre nella Celtic Challenge non è solo una possibilità ma una necessità. La loro partecipazione elevarebbe gli standard competitivi, promuoverebbe lo sviluppo delle giocatrici. La Celtic Challenge ha il potenziale per diventare un faro di eccellenza nel rugby femminile europeo e permettere a Galles, Scozia e Irlanda (e in caso Italia) di avvicinarsi al livello dei tornei di Francia e Inghilterra e ridurre il gap con quelle nazionali. L'inclusione delle franchigie italiane sarebbe un passo significativo verso il raggiungimento di questo obiettivo.
Il rugby femminile in Europaè in grande evoluzione, e la Celtic Challenge può svolgere un ruolo cruciale nel plasmare questo futuro. Accogliendo Benetton e Zebre, il torneo farebbe un passo audace in avanti, stabilendo un precedente per la crescita e lo sviluppo. Il momento è ora per abbracciare questa opportunità, sapremo farlo, o lasceremo passare anche questo treno?
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