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Un'italiana a Parigi: Claudia Salvadego ci racconta la sua esperienza nello Stade Français

In questi giorni si fa un gran parlare delle nostre ragazze che giocano in Inghilterra e che hanno appena vinto il titolo in Premiership con Aylesford Bulls, ma non dimentichiamo che ci sono altre delle nostre "azzurre" che si stanno mettendo in evidenza in altri campionati ed in altri paesi, giocando un rugby di grandissima qualità e vivendo un'esperienza importantissima.

E' il caso di Claudia Salvadego, che dopo aver vinto lo scudetto con il Valsugana lo scorso anno, ha deciso per motivi di studio di trasferirsi a Parigi. Claudia che adesso milita nello Stade Français, quest'anno ha anche esordito, dopo diverse presenze con la nazionale 7s, anche nella nazionale di rugby a XV disputando contro l'Irlanda a L'Aquila la parte finale del match.

Abbiamo raggiunto Claudia, via chat e ci siamo fatti raccontare un po' della sua esperienza francese, scoprendo alcuni dettagli molto interessanti, su quello che il rugby al femminile è, sia tecnicamente che culturalmente, in Francia. Questo è quello che ci ha raccontato Claudia. Buona lettura!

Nella foto: Claudia Salvadego in azione con la maglia dello Stade Français

Ciao Claudia, partiamo da una domanda ovvia: tu giochi in 2a divisione francese, quali differenze hai riscontrato a livello di gioco rispetto alla Serie A italiana? Siamo molto distanti secondo te? 

La serie A italiana è un miscuglio di diversi livelli di gioco, diciamo che a una 2a divisione francese corrisponde la fascia alta della classifica del campionato femminile italiano, anche se fare qualche paragone mi è difficile perché il gioco è completamente diverso rispetto a quello a cui ero abituata: è molto più veloce e si fanno pochi punti di incontro, perché il pallone si cerca di tenerlo vivo il più possibile utilizzando molto il sostegno sull’asse. Ci sono poche fasi preorganizzate e viene dato più spazio all’iniziativa individuale.  

Come funzionano gli allenamenti? Come e quanto vi allenate? 
Forse la più grande differenza rispetto alle squadre di rugby femminile in Italia la noti proprio in allenamento: noi ci alleniamo in 40/50 ragazze cosa che ci permette di avere due squadre. La domenica ne schieriamo una in 2a divisione e l’altra in 4a. Questo ci permette di avere un’opposizione reale ad ogni allenamento e dire che è un fattore di crescita fondamentale. 
 Ci alleniamo 4 volte a settimana: due in campo e due in palestra. Prima di ogni seduta, gli allenatori ci inviano il programma dettagliato dell’allenamento, che generalmente è così suddiviso: 
  • dalle 20.00 alle 20.30: tecnica individuale; 
  • dalle 20.30 alle 21.00: fitness;
  • dalle 21.00 alle 21.30: reparti;
  • dalle 21.30 alle 22.00: gioco reale. 
Il lunedì invece ci inviano le sedute di palestra e ci troviamo con i preparatori che ci seguono mentre facciamo gli esercizi.  

Da quante persone è composto il vostro staff?  
Essendo due squadre abbiamo due allenatori per i 3/4 e due per gli avanti che sono coadiuvati da due preparatori fisici. Uno dei due allenatori dei 3/4 è l’ex ala/mediano di mischia della nazionale femminile francese, Aniais Langougine, con la quale io e gli altri mediani ci troviamo mezz’ora prima di ogni allenamento lavorare sulla tecnica di passaggio. 

Com'è composta la tua squadra? Ci sono altre giocatrici straniere o sei l'unica? Ci sono altre giocatrici nazionali (francesi e non) ? 
Nella mia squadra ci sono delle ex giocatrici della nazionale a XV francese e una giocatrice che attualmente è in pianta stabile con la nazionale 7s, che non c'è quasi mai, visto che è sempre via con la nazionale a fare raduni o tornei in giro per il mondo. Di straniera oltre a me c’è solo una ragazza spagnola.  

In Italia parliamo spesso del rapporto complicato che esiste tra rugby femminile e strutture, secondo te c'è molta differenza tra quella in cui ti alleni/giochi a Parigi e quelle che avevi a disposizione in Italia? 
In generale in Francia investono molti più soldi nel rugby quindi si, le strutture sono molto più belle e noi giochiamo sempre in stadi e campi molto curati. Però devo dire che la società in cui giocavo l’anno scorso, il Valsugana, non mi ha mai fatto mancare niente e osservando il panorama femminile italiano è sicuramente una delle migliori.  
Stade Francais: un club molto noto anche in Italia, che rapporto c'è all'interno del club tra le componenti maschile e femminile?  
Stade Francais femminile e Stade Francais Top 14 sono due realtà completamente diverse: loro sono professionisti e noi no. Li vediamo giocare il sabato e la domenica e basta.  

Parliamo di pubblico: in Serie A in Italia ci sono mediamente tra 50 e 100 spettatori a partita (talvolta anche molti meno) in Francia per la nazionale leggiamo sempre di grandi numeri, com'è la situazione per il rugby di club? Devo dire che a livello di pubblico non trovo molta differenza. Più o meno, per le partite di club si parla degli stessi numeri. 

Come tu ben sai in Italia, per le ragazze, abbiamo poche categorie, solo un campionato a XV e la Coppa Italia. Come funziona il percorso di sviluppo in Francia? A livello juniores (U14 / U16) che numeri ci sono? 
In Francia le ragazze che giocano a rugby sono il quintuplo rispetto all’Italia: ci sono quattro divisioni di rugby a XV e, come il mio, molti club dispongono di una seconda squadra. Le ragazzine U14, U16 e U18 sono proporzionalmente molte di più rispetto all'Italia. Inoltre le ragazze della nazionale 7s sono tutte professioniste. A maggio, alla fine del campionato femminile a XV inizia quello di rugby 7s che è diviso in due categorie e al quale quasi tutti i club francesi partecipano. 

Dopo varie esperienze con la nazionale 7s hai esordito quest'anno nel Sei Nazioni, quanto è stata importante l'esperienza francese per la tua crescita? 
L’esperienza in Francia mi ha arricchito tantissimo, sia sportivamente che umanamente: il fatto di allenarsi con 50 ragazze e di disporre di uno staff così ampio implica una grande organizzazione del lavoro sia singolo che di squadra. Da mediano di mischia all’inizio è stato un po' difficile abituarsi al tipo di gioco, mi sono state date responsabilità maggiori rispetto a quelle del passato perché dovevo prendere più decisioni nelle scelte di gioco cosa che mi ha fatto di sicuro maturare un po' di più. Parigi inoltre è un “mélange” di culture diverse che la mia squadra rispecchia molto bene; mi ricordo benissimo quella volta in cui, finita una partita, offrì una birra a una mia compagna di squadra e lei la rifiutò perché essendo musulmana non poteva bere alcool.  

Secondo te che percezione c'è in Francia della donna rugbista? E' molto diversa da quella che c'è in Italia?  
Sicuramente uno dei fattori che influisce sull’alto numero di giocatrici è anche legato ad un’idea diversa che si associa alla donna rugbista: ci sono meno pregiudizi e una ragazza che gioca a rugby è percepita più come una “donna-forte” che una “donna-uomo”.  

Che supporto ti ha dato il club quando sei arrivata a Parigi (casa, lavoro, benefit) ?
Non ho ricevuto compensi economici dal club, di nessun tipo. Tutto quello che ho fatto e sto facendo qui è frutto del mio impegno. 

Se tu potessi riportare in Italia qualcosa dalla Francia per far crescere la qualità ed i numeri del nostro movimento cosa ti porteresti dietro? 
Questa è una domanda difficile, non saprei davvero cosa risponderti, se non che ci vorrebbe un'altra mentalità in generale. 

Consiglieresti ad un'altra giocatrice italiana la tua esperienza? 
Senza dubbio consiglierei a qualsiasi giocatrice un’esperienza all’estero come la mia perché conosci un modo di giocare diverso, un modo di allenarsi diverso ed è un’opportutità per mettersi in gioco.

Grazie Claudia è stato davvero un piacere parlare con te e scoprire e aprire una finestra sul mondo del rugby francese al femminile! 
Figurati mi fa molto piacere condividere questa mia esperienza, quindi grazie a te. Adesso sono curiosa di leggere l'articolo!



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