Breaking News

Il WXV, il formato "cross-pool" e l'incubo azzurro delle qualificazioni mondiali 2013

A ottobre il WXV utilizzerà un sistema "cross pool", un formato con cui la maggior parte dei follower dei grandi tornei del rugby mondiale non ha familiarità. Come funziona (e perché è poco utilizzato) è meglio illustrato, forse, da un classico esempio di quando non ha funzionato come le qualificazione alla Coppa del Mondo in Spagna nel 2013 che per l'Italia furono un vero incubo.

Photo Courtesy "Carlos Delgado; CC-BY-SA

Il formato di torneo cross-pool è un modo utile per gli organizzatori di tornei che devono affrontare un numero dispari di squadre, assicurando che nessuna squadra si trovi in ​​disparte in ogni round, massimizzando il gioco e anche potenzialmente riducendo la quantitĂ  di partite necessarie. Questo formato è stato utilizzato ai Mondiali del 2006. Dopo il 2002 il numero di squadre partecipanti fu ridotto da 16 a 12, e nel 2006 queste 12 squadre furono divise in quattro gironi da tre, con le squadre del girone A che affrontavano quelle del girone D, e così via.

Qui in realtà funzionò abbastanza bene, quindi non ci preoccuperà di questo esempio, a parte il fatto che fu abbandonato per i Mondiali del 2010 ed i successivi, probabilmente perché era così difficile da seguire per giocatori, spettatori e giornalisti - essendo questo solo uno dei fattori che contribuirono ad un torneo effettivamente deludente.

D'altra parte, la qualificazione ai Mondiali del 2013 è un esempio molto più interessante. Non solo ha prodotto una singola classifica a sei squadre (come il WXV farà in ciascuno dei tre tornei), ma illustra anche come il formato può andare non funzionare se i gironi sono sbilanciati e se il formato non è compreso correttamente. In quel caso il risultato fu che l'Italia perse la qualificazione al mondiale nonostante avesse battuto ben due delle tre squadre finite sopra di loro nella classifica finale.

Per la Coppa del Mondo 2014 le Samoa furono l'unica squadra dell'Oceania che si è qualificò senza aver avuto il posto automatico. Per portare le isolane a Parigi, l'IRB decise di aggiungerle alle qualificazioni europee previste in Spagna nell'aprile 2013, insieme alle ultime due squadre del Sei Nazioni (Scozia e Italia), alle Campionesse d'Europa (Spagna) e alle finaliste del Campionato Europeo "B" degli anni precedenti (Olanda e Svezia) e doveva produrre due squadre che sarebbero andate a Parigi. Con sei squadre che prendevano parte al torneo di qualificazione, fu ideato un sistema di cross-pool identico a quelli che saranno utilizzati nel prossimo WXV. Tuttavia, senza classifiche mondiali riconosciute, la politica del rugby, in quel caso, giocò un ruolo maggiore rispetto alla forza percepita della squadra samoana, aggravata dal fatto che le Samoa non avevano praticamente giocato a rugby negli ultimi anni.

Tuttavia, molte delle giocatrici delle Samoa avevano giocato un rugby di club di alto livello, in Nuova Zelanda, cosa che non  fu presa in considerazione quando furono decise le teste di serie. Le due squadre del Sei Nazioni – Italia e Scozia – divennero le teste di serie 1 e 2, Spagna 3, Svezia 4, Olanda 5, e le "sconosciute" ritardatarie Samoa 6. Utilizzando lo stesso sistema "a serpente" utilizzato per WXV2 e WXV3, vennero create le due pool:

Girone A:  Italia, Svezia e Olanda

Girone B:  Scozia, Spagna e Samoa

Ancora una volta, come con il WXV, le squadre di un girone avrebbero incontrato quelle dell'altro, ma non le squadre dello stesso girone, e i punti del torneo di queste tre partite avrebbero deciso i due posti per la Coppa del Mondo.

Uno sguardo a questi gironi oggi suggerirebbe che le squadre del girone A avrebbero avuto partite molto piĂą dure rispetto a quelle del girone B, ma all'epoca furono fatti pochi commenti soprattutto perchĂ© gli europei guardavano piuttosto dall'alto in basso le samoane, che furono costrette a sottolineare che "non venivano solo per fare numero". Per quanto riguarda la competizione, Svezia e Olanda dimostrarono rapidamente di non essere all'altezza di nessuna delle loro avversarie, regalando a tutte e tre le squadre del girone B due grandi vittorie, con bonus di mete. Il problema è che questo costrinse l'Italia ad ottenere due vittore con bonus e grande scarto di punti, contro avversarie molto piĂą forti delle svedesi e delle olandesi.

Contro le Samoa nella loro prima partita le cose sono andate bene e l'Italia era giĂ  in vantaggio per 60-0 dopo un'ora. Ma con altre due partite in arrivo in una settimana, l'Italia cominciò ad effettuare tutte le sostituzioni possibili, togliendo dal campo molte delle loro giocatrici chiave, permettendo a Samoa di tornare in partita e segnare quattro mete nel finale... ottenendo il bonus mete. L'Italia avrebbe poi battuto la Scozia nella seconda partita, ma pur vincendo comodamente 27-3 non riuscì a segnare la quarta meta, il che significava che, nonostante avesse ottenuto due vittorie, avrebbe dovuto battere la Spagna nell'ultima partita in un momento in cui la Spagna era forse la terza o la quarta migliore in Europa... E l'Italia perse quella partita.

Il risultato fu che l'Italia finì quarta nella competizione - dietro sia a Samoa che a Scozia, squadre che l'Italia aveva battuto - e le Samoa andarono a Parigi, visto che le ultime tre squadre nella classifica finale erano tutte squadre del girone A. Di conseguenza questo risultato fu considerato un po' da tutti controintuitivo e ingiusto, ma la sua causa fu il seeding errato, che portò a pool tristemente ed enormemente sbilanciati.

Nella maggior parte dei formati, tutto funziona: ottieni comunque i migliori vincitori del pool e gli spareggi risolvono eventuali incongruenze, ma in un sistema cross-pool senza spareggi non c'è nessun posto dove nascondersi. Una squadra nel girone sbagliato (le Samoa avrebbero chiaramente dovuto essere classificate 4 e piazzate nel girone A) e il torneo può essere gravemente compromesso. Questo è forse il motivo per cui non abbiamo visto il cross-pool utilizzato in un torneo importante... fino ad ora. Speriamo che gli statistici di World Rugby abbiano fatto le cose per bene, almeno questa volta.

Nessun commento