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Dall'8 marzo al 6 Nazioni femminile: una lunga storia di coraggio e ispirazione

La giornata di oggi ha per noi un valore enorme, serve a ricordarci quanto coraggio abengazione siano serviti alle donne per compiere dei significativi passi avanti in tutto il mondo. Nel mondo del rugby, questa è un'opportunità per onorare la resilienza, l'abilità e la dedizione delle atlete che ispirano le generazioni future. Quando le nostre e le altre giocatrici delle sei nazioni scenderanno in campo tra due settimane, incarneranno lo spirito di empowerment e inclusività, dimostrando l’importanza della partecipazione e della rappresentanza delle donne nello sport.

Non mancheranno le figure ispiratrici presenti nel Guinness Sei Nazioni di quest'anno, mentre alcune giocatrici attuali ed ex ci hanno spiegato perché i valori del rugby hanno un così grande impatto. L'ex capitana del Galles Siwan Lillicrap dice che non può esprimere con poche parole tutto ciò che il gioco le ha dato. "Mi ha aiutato a creare una famiglia lontano da casa. Ho amici in tutto il mondo. Il rugby ha significato tutto per me."

La capitana della Scozia Rachel Malcolm fa eco al sentimento di appartenenza di Lillicrap, aggiungendo: "Il rugby per me significa famiglia""Sono i valori instillati che mi hanno portato alla persona che sono diventata oggi", afferma Sarah Hunter, una delle giocatrici più famose nella storia del rugby. "Ho iniziato a giocare quando avevo nove anni e l'influenza che il rugby ha avuto su di me è stata piuttosto significativa." Allora forse dobbiamo chiederci cosa ci ha portato a questo momento, nel quale il rugby femminile non è mai stato così popolare.

UMILI ORIGINI

Il fascino e la portata del Guinness Sei Nazioni femminile del 2024 sono ben lontani dalla vittoria per 4 - 0 della Francia sull'Olanda nel 1982 a Utrecht nella prima partita internazionale femminile registrata. Sebbene quello sia stato un momento spartiacque, il rugby femminile risale a molto più tempo prima, con notizie di partite già a partire dal 1880, circa un secolo prima. Emily Valentine detiene il primato di essere la prima giocatrice di rugby femminile ufficialmente registrata. La studentessa di Enniskillen, nell'Irlanda del Nord, giocava in una squadra formata dai suoi fratelli alla Portora Royal School, e le memorie di Valentine raccontano che giocava già nel 1887. 

INFLUENZA DELLA GUERRA

Poco si sa del rugby femminile alla fine del XIX secolo e all'inizio del XX, ma l'avvento della prima guerra mondiale si rivelò un punto di svolta. Con gli uomini che partivano per combattere per il loro paese, le donne riempirono il vuoto nel rugby, coinvolgendo un numero enorme di persone sul posto di lavoro e con quel cambiamento nella dinamica sociale sarebbe poi arrivato il movimento per i diritti delle donne nel Regno Unito. Le donne potevano anche praticare sport più regolarmente e la prima immagine di una partita di rugby femminile risale a una partita del 1917 tra Cardiff e Newport in Galles.

Mary Eley, una delle pioniere di questo sport vissuta fino all'età di 106 anni, quel giorno giocò come estremo per il Cardiff. Eley ha detto della sua esperienza: “Ci è piaciuto molto giocare. Ãˆ stato divertentissimo stare tutte insieme in campo, ma abbiamo dovuto fermarci quando gli uomini sono tornati dalla guerra, ed è stato un peccato. Ci siamo divertite così tanto." 

PIATTAFORMA UNIVERSITARIA

Come menziona Eley, la fine della guerra sembrò rallentare il progresso del rugby femminile, e fu solo negli anni '60 che esso si affermò veramente. Le università e i college si rivelarono l'ambiente perfetto per la fondazione di squadre, con l'Università di Edimburgo nel 1962, apparentemente il primo ateneo nel Regno Unito ad avere una squadra di rugby femminile. Oltremanica, anche in Francia, si stavano formando squadre universitarie, con la prima associazione nazionale di rugby femminile che fu fondata in Francia nel 1970. Lo sport non si limitava alle tradizionali roccaforti del gioco maschile, con il rugby femminile che divenne particolarmente popolare nei Paesi Bassi e negli Stati Uniti, dove il gioco continuò sempre più a crescere e rafforzarsi dall'inizio degli anni '70. 

SVILUPPO DEL GIOCO INTERNAZIONALE

Infatti, fu a Utrecht, nei Paesi Bassi nel 1982, che si giocò la prima partita internazionale, con la Francia che sconfisse l'Olanda 4 - 0. Dopo la creazione dei Campionati Europei nel 1988 e il RugbyFest, un torneo a inviti in Nuova Zelanda nel 1990, la prima Coppa del Mondo fu giocata nel 1991, e gli Stati Uniti conquistarono il trofeo dopo aver battuto in finale l'Inghilterra, paese ospitante. Quella Coppa del Mondo, e quella che seguì nel 1994 non furono ufficialmente riconosciute all'epoca, lo furono solo successivamente, in modo retrospettivo da World Rugby. 

CRESCITA IN INGHILTERRA

Nel 1996 iniziò il torneo delle Home Nations che alla fine si sarebbe evoluto nel Guinness Women's Six Nations che conosciamo oggi. L'Inghilterra vinse il primo campionato nazionale e da allora è stata la forza dominante nell'emisfero settentrionale. Alcune delle prime superstar femminili del rugby giocarono per la squadra inglese in quel periodo. Maggie Alphonsi e Danielle Waterman, che ora sono volti familiari come telecronisti sia del rugby maschile che di quello femminile, facevano entrambe parte della squadra inglese che vinse sette titoli consecutivi, con sei Grandi Slam, dal 2006 al 2012. 

Maggie Alphonsi, la più forte 3a linea di tutti i tempi, faceva allora parte della squadra inglese che vinse la Coppa del Mondo nel 2014 e da allora è diventata un'ispirazione per le giocatrici in tutto il paese ed in tutto il mondo ovale. L'anno scorso, Zainab Alema, un'infermiera neonatale di terapia intensiva del SSN, giocatrice che ha fondato l'associazione di beneficenza Studs in the Mud, ha avuto modo di incontrare Alphonsi e spiegargli quanta grande influenza abbia avuto sul gioco femminile. 

BURGESS ABBATTE LE BARRIERE

Se al giorno d'oggi è Alphonsi a ispirare la prossima generazione di giocatrici di rugby, è necessario ricordare che è stata un grande gallese a giocare un ruolo importante nello sviluppo di Alphonsi. Liza Burgess, conosciuta come "Bird" dalle sue compagne di squadra, è probabilmente la più grande giocatrice di sempre del Galles con una carriera durata tre decenni. Ha capitanato il Galles nella sua prima nazionale contro l'Inghilterra nel 1987 e ha collezionato l'ultima delle sue 87 presenze 20 anni dopo, oltre ad aggiungere sei presenze con la Gran Bretagna al conteggio dei caps, prima della formazione della squadra gallese.

Nel 1989 è stata una delle socie fondatrici delle Saracens Women e in seguito le ha guidate al primo triplete femminile – conquista del titolo in campionato, coppa e torneo nazionale 7s – durante un periodo di 10 anni al club. Lontano dalla carriera nel rugby, ha lavorato come insegnante e alla fine degli anni '80 è stata lei a convincere uno delle sue alunne a Londra a provare il rugby. Alphonsi era quell'allieva e sembra giusto che le due facciano entrambe ora parte della Hall of Fame di World Rugby. Da allora un nuovo gruppo di pioniere in Galles è venuto alla ribalta, con la recente assegnazione di contratti a tempo pieno alle giocatrici della Welsh Rugby Union. 

ARRIVA L'IRLANDA

Per gran parte degli anni 2000, l'Inghilterra ha dominato con la Francia come principale sfidante, ma l'inizio degli anni 2010 con l'Irlanda è arrivata una nuova forza nel rugby femminile europeo e mondiale. La loro squadra comprendeva una serie di giocatrici che hanno continuato ad avere un'enorme influenza sul gioco femminile. La mediana d'apertura Lynne Cantwell è ora l'allenatrice dell'alto livello femminile del rugby sudafricano, la numero 8 Joy Neville è stata una pioniera come arbitra, mentre la capitana di quella squadra, Fiona Coghlan, appare regolarmente come analista e commentatrice sia nelle partite maschili che femminili sulla TV e alla radio in Irlanda. Neville si affermata come uno degli arbitri donna più rispettati nel rugby e ha abbattuto le barriere diventando la prima donna ad arbitrare una partita professionistica europea di rugby maschile. Ãˆ stata anche la prima donna ad arbitrare una partita di rugby maschile di alto livello nel Regno Unito, dirigendo Ulster contro Southern Kings nel PRO14. Nel 2017 è stata premiata per i suoi successi ed è stata nominata Arbitro dell'anno del World Rugby. Coghlan, Neville e Cantwell sono state le protagoniste della vittoria dell'Irlanda nel Sei Nazioni 2013, il primo torneo vinto dalle Girls in Green con tanto di Grand Slam, e la squadra ha ripetuto l'impresa due anni dopo, dopo aver battuto nel frattempo la Nuova Zelanda, diventando la prima squadra nazionale irlandese a riuscirci. 

UNA FRANCIA DA RECORD

Tra il 2013 e il 2016, Irlanda e Francia si sono alternate vincendo vari titoli, e quest'ultima si è basata sullo sviluppo in quel periodo per diventare attualmente la sfidante più vicina all'Inghilterra sulla scena mondiale. Sebbene le Red Roses siano in vantaggio nelle ultime gare, sono quasi sempre arrivate al traguardo battendo le francesi, con alcuni degli incontri più memorabili nel rugby femminile degli ultimi anni che si sono disputati tra le due squadre. Forse il più divertente di tutti si è svolto a Grenoble nel 2018 davanti a un pubblico allora da record mondiale di 17.440 spettatori. Jessy Trémoulière, in seguito votata Giocatrice femminile del decennio di World Rugby, segnò la seconda delle sue due mete allo scadere in un drammatico finale che decretò successo 18 - 17 per Les Bleues che vinsero così il loro quinto Grand Slam. Da allora il rugby femminile in Francia non ha fatto che crescere, con grandi folle che si riversano allo stadio per guardare la squadra transalpina esibirsi in giro per tutto il paese, piazzandosi spesso al secondo posto nella classifica finale. 

BARATTIN NEL LIBRO DEI RECORD

Una delle rare occasioni in cui non ci sono riuscite è stata nel 2019, anno in cui l’Italia ha sottolineato il proprio status di forza nel rugby femminile internazionale. Le Azzurre arrivarono seconde quell'anno, producendo una delle loro migliori prestazioni di sempre battendo Les Bleues 31 - 12 nell'ultima partita giocata a Padava. Un successo con punto bonus che fu sufficiente per conquistare il secondo posto, il loro miglior piazzamento fino ad oggi. Le Azzurre avevano in Sara Barattin, loro mediana di mischia e skipper di lunga data, una vera e propria icona del rugby italiano. La Barattin è stata la prima donna italiana a raggiungere 100 presenze, durante il torneo di qualificazione per l'ultima Coppa del mondo di rugby, quando l'Italia si è assicurata un posto in Nuova Zelanda vincendo il torneo devanti a Scozia, Irlanda e Spagna. 

RINASCIMENTO SCOZZESE

Quell'evento di qualificazione alla Coppa del mondo di rugby vide anche la Scozia ottenere una drammatica vittoria in extremis sull'Irlanda nella partita finale, conquistando il posto nel torneo finale di ripescaggio. Le scozzesi, allenate da Bryan Easson, avrebbero poi affrontato e vinto uno spareggio contro la Colombia per assicurarsi l'ultimo posto per il torneo in Nuova Zelanda. Le Dark Blues ottennnero così la qualificazione in grande stile con una vittoria per 59 - 3 tornando alla Coppa del Mondo per la prima volta dal 2010. E dopo una parentesi di sei anni durante la metà degli anni 2010 nella quale la Scozia finiva ogni anno ultima nel Sei Nazioni, c'è stata un'ulteriore prova della rinascita del gioco a nord del confine inglese. Quella qualificazione alla RWC era stata preceduta anche da un drammatico pareggio con la Francia nel toreno del 2020, con la meta nel finale di Rachel Shankland e la trasformazione di Helen Nelson che assicuravano un memorabile  risultato: 13 - 13.

GUARDANDO AL 2024

Il Guinness Sei Nazioni femminile 2024 si aprirà sabato 23 marzo a Le Mans con la Francia che ospiterà l'Irlanda, mentre il Galles affronterà la Scozia a Cardiff. Le campionesse in carica dell'Inghilterra si recheranno invece a Parma il giorno successivo per affrontare l'Italia. La profondità delle trame, che vedono protagoniste veterani esperte e stelle emergenti, è tale che ogni partita è pronta a regalare ancora una momenti indimenticabili ed aggiungere ulteriori mattoni a questo bellissimo edificio che è oggi il rugby femminile mondiale.



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