6 cliché da sfatare sul rugby femminile prima della Coppa del Mondo
A pochi giorni dal calcio d’inizio della Coppa del Mondo femminile in Inghilterra, è tempo di fare chiarezza. Il rugby femminile è ancora vittima di pregiudizi duri a morire, alimentati da una scarsa copertura mediatica e da una percezione pubblica spesso distorta. Ma oggi, più che mai, è il momento di smontare questi stereotipi. Ecco 6 cliché che non reggono più alla prova dei fatti.
1️⃣ “Il rugby femminile non è professionale”
Parzialmente vero, ma decisamente superato. In Francia, il campionato Élite 1 è semi-professionale: alcune giocatrici devono ancora lavorare per mantenersi, altre vivono esclusivamente di rugby. Ma altrove, il professionismo è realtà.
In Nuova Zelanda, il Super Rugby Aupiki è completamente professionale, con squadre femminili affiliate alle franchigie maschili. In Inghilterra, la Premiership Women’s Rugby è in fase avanzata di transizione, con 6 club su 9 già pienamente integrati nel sistema professionistico.
2️⃣ “Il rugby femminile non è tecnico né tattico”
Falso. Il livello tecnico è in costante crescita. Le giocatrici padroneggiano il gioco, sono in grado di fare passaggi molto precisi, offload spettacolari e usare schemi offensivi piuttosto sofisticati. Le Red Roses inglesi, ad esempio, hanno mostrato strutture d’attacco paragonabili a quelle dell’Irlanda maschile di Andy Farrell.
Nel recente test match contro la Francia, le inglesi hanno dominato il centro del campo con movimenti corali e letture tattiche da manuale. Il rugby femminile è pensiero, visione e strategia.
3️⃣ “Non c’è suspense né competizione”
Altro mito da sfatare. I divari si stanno riducendo e le partite sono sempre più combattute. Il XV di Francia ha sfiorato l’impresa a Twickenham nell’ultimo Sei Nazioni, perdendo 43-42 contro l’Inghilterra dopo otto anni di sconfitte.
Nel 2024, l’Irlanda ha battuto la Nuova Zelanda, mentre il Canada ha messo in difficoltà le Red Roses. La Coppa del Mondo 2025 promette spettacolo e sorprese. Vale la pena seguirla.
4️⃣ “Nessuno segue il rugby femminile”
Completamente falso. Gli stadi si riempiono e le audience televisive crescono. In Francia a La Rochelle, 16.000 spettatori hanno assistito al match contro la Scozia. A Brive, 12.700 contro il Galles. E il le Crunch contro l’Inghilterra ha portato 40.000 persone a Twickenham.
World Rugby ha già superato gli obiettivi di biglietteria per il Mondiale 2025. La finale si giocherà all’Allianz Stadium (ex Twickenham), che sarà sold out con 82.000 biglietti venduti. In TV, le Bleues hanno raccolto 14,4 milioni di spettatori nel Sei Nazioni, con una media di 1,8 milioni a partita, l'Inghilterra si attesta su una media di 2,4 a partita.
5️⃣ “Le donne non sanno calciare”
Un altro pregiudizio che non regge. Morgane Bourgeois, ad esempio, è una vera fuoriclasse nel gioco al piede. Con un tasso di successo superiore all’81% nel Sei Nazioni, ha superato persino il XV maschile francese (76,9%).
A Twickenham, Bourgeois ha incantato con una prestazione da manuale, dimostrando che le donne sanno calciare — e anche molto bene.
L'Inghilterra schiera giocatrici come Zoe Harrison ed Emma Sing, quest'ultima in grado di mettere la palla tra i pali da oltre 50 metri di distanza. L'irlandese Dannah O'Brien, la scozzese Helen Nelson e la gallese Lleucu George sono anch'esse tutte ottime calciatrici.
6️⃣ (Bonus) “Il rugby femminile non è fisico”
Assolutamente falso. Il rugby femminile è oggi uno sport intenso, veloce e fisicamente impegnativo. Le Red Roses escono dal ruck con il 74% dei palloni in meno di 3 secondi. Le sequenze sono lunghe, il ritmo è alto.
E i fisici? Impressionanti. Madoussou Fall (1,87 m per 98 kg), le sorelle Feleu, Maddie Feunati, Kaipo Olsen-Baker, Eva Karpani, Silvia Turani sono tutti esempi di atlete potenti e preparate. Il rugby femminile richiede rigore, forza e resistenza.
🔍 Conclusione: un movimento in crescita, ma con ancora tanta strada da fare
Il rugby femminile sta crescendo. La nazionale Italiana ha fatto passi da gigante negli ultimi anni, con giocatrici che hanno portato visibilità e popolarità. Da quando è cambiato lo staff tecnico, la qualità del gioco sembra crescere, insieme alla confidenza delle ragazze.
La Coppa del Mondo sarà una grande opportunità per le Azzurre: quella di rilanciare il movimento, valorizzare il talento e continuare a costruire un rugby femminile all’altezza delle sue ambizioni.
Nessun commento