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Ritiri, infortuni, soldi: i tanti problemi del rugby femminile in Francia

Avevamo parlato qualche settimana fa del ritiro della squadra del Chilly-Mazarin dal campionato di Elite in Francia. Ultima in Elite 1, il presidente della squadra ha recentemente annunciato che non avrebbe concluso questa stagione. Il motivo principale: troppi infortuni e un gruppo di giocatrici troppo risicato per l'alto livello.

Il ritiro di Chilly-Mazarin, non è stato il primo. La stessa cosa era successa Bayonne la stagione precedente. Alla luce di questi eventi, il rugby femminile in Francia, che è considerato di livello inferiore solo a quello del campionato inglese nasconde solo un problema sportivo o c'è altro sotto? Actu Rugby, portale francese che si occupa da anni del movimento femminile francese, ha realizzato un bel reportage intervistando Ivan Dury, manager di Chilly-Mazarin, Jean-François Lombard, presidente del Lons Section Paloise Rugby Féminin e Alexandra Pertus, coach dello Stade Villeneuvois Lille Métropole. Tutte figure chiave della Elite 1 che avevano molto da dire sui problemi del rugby femminile in Francia.

UN PROBLEMA DI CALENDARIO

Per cominciare, Alexandra Pertus ha detto che il calendario è troppo fitto, il che non permette alle giocatrici di recuperare bene: "Stiamo creando loro un grosso problema con il recupero e la stanchezza. Tanto più quando giocano 7 partite in 9 weekend in pieno inverno. La FFR (Federazione Francese, ndr) le ha messe in pericolo. Noi società stesse le mettiamo in pericolo perché chiediamo loro di allenarsi di più e oggi, a queste condizioni non è possibile."

Le fa il parigino Ivan Dury che aggiunge che una delle cause del ritiro della sua squadra, Chilly-Mazarin, dal campionato può certamente essere legata a questa densità di partite: "Siamo obbligati ad avere un campionato molto condensato. Sommando le date dei Mondiali e quelle del Torneo 6 Nazioni, quest'anno non restano molte finestre per giocare il campionato. E l'unica che rimane è la peggiore, visto che è il periodo invernale. Sappiamo bene che è difficile motivarsi e che le dirigenze sono stanche. All'improvviso, succede quello che è sempre successo con molti infortuni, si smette di giocare. Noi ne abbiamo avuti 11 solo a gennaio." 

È il bernese Jean-François Lombard a spiegare il perché di questo ritmo infernale: “In genere si parte dal 15 settembre per finire entro il 15 giugno. Rimuoviamo il Natale e il Capodanno, perché non possiamo obbligare le ragazze ad allenarsi per le feste, questo è uno sport dilettantistico. Poi bisogna togliere i due periodi internazionali, il tour autunnale e il Torneo 6 Nazioni, con una o due settimane di riposo per le giocatrici internazionali. In base a questo principio, rimangono solo poche date da usare per il campionato."

I SOLDI: IL PROBLEMA PRINCIPALE

L'Elite 1 è un campionato dove ci sono molte disparità sia sportive, ma anche e soprattutto finanziarie con budget che possono andare dal nulla a cifre consistenti. Questo torneo ha la particolarità di essere totalmente amatoriale e composto da squadre con vari status: quelle legate a club maschili come Stade Toulousain o Montpellier, quelle totalmente sole come Stade Villeneuvois o Chilly-Mazarin, e quelle che hanno firmato accordi e sono supportate da club professionistici maschili, come la Lons Section Paloise Rugby Féminin. Un sodalizio che ha salvato anche il club dal presidente Lombard: “Se non avessimo firmato l'accordo con la Section Paloise nel 2015 saremmo scomparsi da tempo, come Tarbes e Bayonne."

Proseguendo sui problemi finanziari inerenti a questo livello: “Per fare bene in questo campionato servono soldi, serve avere budget all'altezza di quello che sai e che puoi fare. Faccio fatica a credere che Chilly si sia ritirato solo per motivi sportivi. Non tutti i club Elite hanno strutture identiche. In termini finanziari, se volessi fare un po' meglio in questo campionato, il mio budget generale dovrebbe essere destinato solo alla mia prima squadra."

Aggiunge Alexandra Pertus: "Soldi, un problema strutturale per i club, ma anche per le giocatrici che non vivono della loro passione. Oggi le ragazze non hanno serate a loro disposizione per il recupero e per la vita privata. Devono venire allo stadio ogni sera dopo la giornata di lavoro o di studio. Si trovano nella precarietà finanziaria, e non basta loro un lavoro da studente (part-time, ndr). Se scelgono di giocare le mettiamo in una condizione di povertà. Il club dà loro tra i 100 ei 200€ di bonus, da quello che so, ma questo non colma affatto l'assenza di un lavoro che porti almeno tra i 700 e gli 800€ al mese. Viene chiesto loro di allenarsi sempre di più e sempre meglie, ma vengono dati loro sempre meno mezzi.

Nonostante tutto, l'allenatrice del nord è consapevole dell'ambiente in cui vive la sua squadra: “Stiamo lottando duramente per l'evoluzione del rugby femminile, ma non siamo del tutto sconnesse con il mondo. Conosciamo la nostra realtà e sappiamo che non riceveremo mai somme come nel Top 14. Chiediamo una spinta alla Federazione, ai partner premium e ai media per innescare una dinamica positiva. Oggi l'interesse per il rugby femminile sta esplodendo in Francia e poi due club crollano in due anni. Possibile che la cosa non stupisca nessuno!"

IL LIMITE DEI CONTRATTI FEDERALI

Alcune giocatrici del campionato sono pagate. Si tratta delle giocatrici internazionali sotto contratto federale con la Federazione francese. Una cosa buona, certo, ma che ha i suoi limiti. Secondo Ivan Dury: “Oggi ci sono 3-4 club che fagocitano le giocatrici nazionali e gli squilibri sono aumentati. Questi club beneficiano di giocatrici pagate dalla Federazione, che quindi non costano loro molto. Alla fine è la Federazione che le paga e le accompagna sia dal punto di vista logistico che medico, quindi i vantaggi sono enormi per questi club. Non sono sicuro che a lungo termine questo servirà al rugby femminile."

Jean-François Lombard è d'accordo: “Per quanto riguarda l'Elite 1, c'è una visione federale che è quella di volere una squadra francese in grado di fornire alte prestazioni  e competere con Inghilterra e Nuova Zelanda. Ma è come per i ragazzi. E questa visione della Federazione, richiede che una parte del budget sia messa a disposizione dei contratti federali. Partendo dal presupposto che i grandi club sono avvantaggiati dai contratti federali, potete facilmente immaginare che i club che hanno questi contratti non vogliano duplicati, verrebbero a costar loro un sacco di soldi che non hanno intenzione di pagare."

QUALI SOLUZIONI IN FUTURO

Questi protagonisti del movimento del rugby femminile francese non se ne stanno però con le mani in mano e offrono idee per sostenere questo campionato, alzarne il livello e con esso quello di tutto il rugby femminile francese. Ivan Dury ritiene che sia giunto il momento di agire e di non sbagliare: “Il rugby femminile è ad un bivio della sua storia, il movimento dovrà fare le scelte giuste. Dovremo prendere delle decisioni affinché questo rugby continui ad esistere che sia sostenibile e che garantisca prestazioni sul campo di alto livello."

Per questo propone una migliore distribuzione delle giocatrici nazionali in Elite 1: “Ci sarebbe un sistema, complesso da mettere in atto, dove le giocatrici delle varie nazionali sono un po' meglio distribuite. Forse questo aiuterebbe tutti. Il livello dell'Elite 1 sarebbe certamente più interessante per tutti. Perché adesso non è interessante prendere 60 punti, come non lo è segnarne 60 dall'altra parte."

A Nord, lo Stade Villeneuvois proverà a sistemare i contratti delle giocatrici, dalla prossima stagione: "Con Laura (Di Muzio , la presidentessa del club), ci sono stati diversi momenti in cui ci siamo detti: 'dobbiamo trasferirci'. Stiamo cercando € 200.000 per le nostre giocatrici, per dar loro almeno € 600 al mese la prossima stagione. In modo che queste ragazze non debbano più andare a fare un lavoro per mangiare. Sappiamo che i 600€ non le faranno andare avanti tutto l'anno. Ma sarà una spinta, per migliorare il loro status di atlete e questa è davvero la rivoluzione!"

Questi problemi e le possibili soluzioni sono stati discussi alla fine di gennaio 2023 durante un incontro presso la Federazione francese di rugby tra l'organo federale, i dirigenti dei club e gli allenatori. Speriamo che le domande fatte non rimangano senza risposta. Il futuro del massimo livello del rugby femminile in Francia dipende proprio da quelle risposte.




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