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Rugby femminile: cresce il livello del gioco, ma i conti non tornano ancora

Seguo il mondo del rugby femminile ormai da tanti anni e di cose ne ho viste cambiare. Se dieci anni fa mi avessero raccontato tutto quello che sta accadendo oggi sicuramente non ci avrei creduto. Nonostante tutto però ci sono ancora un sacco di problemi da risolvere.

Si sente un gran brusio in giro, oggi è quello dei 15.420 spettatori che sono entrati a Twickenham sabato scorso per assistere al match tra Harlequins ed Exeter, match di cartello dell'ultima giornata di Allianz 15s. In molti si chiedono, cosa sta succedendo ? Niente di meno che una nuova era per il rugby femminile. Da qui al 2025 l'elenco delle grandi opportunità per aiutare a nutrire e far crescere il gioco femminile è lungo ed entusiasmante: una Coppa del Mondo di alto profilo in Inghilterra nel 2025, il lancio del torneo internazionale annuale WXV di World Rugby entro la fine dell'anno e, per buona misura , anche un campionato inglese, la Allianz Premier 15s di grandissima qualità.

Se consideriamo tutto il tam tam messo in moto per il Sei Nazioni femminile, sopratutto per il match del mese prossimo tra Inghilterra e Francia a Twickenham, che attirerà tra i 40.000 ed i 50.000 spettatori (sono stati oltre 33.000 biglietti) il messaggio è chiaro. I giorni in cui il rugby femminile è stato la Cenerentola delle varie Federazioni sono ormai contati.

Eppure c'è qualcosa che ancora non funziona, un solo un piccolo problema da risolvere per far andare a regime il motore del gioco femminile. I soldi. E, in particolare, l'idea di pagare abbastanza le giocatrici per soddisfare la loro parte dell'accordo e mettere in campo uno spettacolo che sia gradito alla folla. Ãˆ stato confermato al Guardian che la cifra del "tetto retributivo" per i club che parteciperanno alla Premier 15s nella prossima stagione sarà di £ 190.000. Questo per un'intera squadra. "Se cerchi di dividere £ 190.000 tra 50 giocatrici", afferma Susie Appleby, l'allenatore capo dell'Exeter. “non puoi nemmeno coprire le spese. Ãˆ ridicolo eppure tutti vogliono avere il campionato più professionale del mondo. Semplicemente così non funziona."

In tutta onestà, quello che viene definito "hard cap" è destinato ad aumentare in modo incrementale fino a £ 430.000 per squadra entro il 2026-7, se tutto andrà bene. Una nuova società per azioni di proprietà della Rugby Football Union e dei club è stata costituita per amministrare il campionato, con Belinda Moore come amministratrice delegata indipendente. Moore, la moglie di Brian, ex tallonatore della nazionale inglese, è impegnata a definire quanti club saranno inizialmente presenti, ma sono stati promessi circa 220 milioni di sterline di investimento congiunto nei prossimi 10 anni, idealmente abbinati a un contratto di trasmissione in chiaro.

Questa spinta verso un campionato completamente professionistico deve essere adeguatamente sostenibile. Nessuno vuole mis-match settimanali o che il campionato finisca per imitare la Premiership maschile, nel quale Wasps e Worcester sono scomparsi sotto un mare di debiti lo scorso autunno. La base di partenza sarebbe sempre stata bassa: non molto tempo fa il limite della Premier 15s era di £ 60.000 prima di essere aumentato a £ 120.000 nel 2021.

Ascoltando l'appassionata Appleby mentre snocciola gli attuali ostacoli che deve affrontare quotidianamente, è difficile evitare l'impressione di uno sport che cerca di apparire moderno e progressista da un lato, offrendo al contempo una ricompensa insufficiente a chi deve far la parte principale perchè lo spettacolo funzioni. "Ci definiamo semi-professioniste ma non abbiamo abbastanza soldi per rendere le giocatrici semi-professioniste", dice senza mezzi termini Appleby, sottolineando quanto stia diventando difficile il suo incarico fatto sostanzialmente di grande di destrezza manageriale. “Per come stanno adesso le cose, probabilmente abbiamo già speso 330.000 sterline per le giocatrici – inclusi voli, alloggio, investimenti locali e stipendi – e ci siamo riusciti. Ora parlerò con le nostre 50 giocatrici nelle prossime due settimane per dire loro come posso sostenerle economicamente da qui alla fine della stagione. Comprensibilmente le persone devono fare progetti di vita. Queste giocatrici fanno delle scelte di vita – non lo chiamiamo sacrificio – per essere qui, ma devono sopravvivere. Ãˆ davvero difficile.”

Appleby afferma che è urgentemente necessaria anche maggiore chiarezza. “I contratti di base dovevano essere inviati dalla RFU un mese fa. Ma non abbiamo nessuna regola confermata sul tetto salariale, non abbiamo niente. Ãˆ così frustrante ma non ha senso lamentarsi. Devi solo trovare una soluzione e fare il meglio che puoi”.

Per le squadre femminili come Exeter, che dopo due anni e mezzo di gioco attirano regolarmente più di 2.000 spettatori, ci sono altri problemi da superare. Fino ad oggi la società ha scelto di reclutare le proprie giocatrici all'estero in maniera consistente per accelerare la crescita del livello di gioco. Dalla prossima stagione, 13 giocatrici di ogni squadra di giornata dovranno essere qualificate per giocare con la nazionale l'inglese.

"Abbiamo sempre pianificato di non avere così tante giocatrici straniere ma allo stesso tempo questo è stato necessario per portare entusiasmo al campionato", afferma Appleby. “Gli investimenti nel rugby femminile sono massicci, ma deve esserci anche un prodotto sul tavolo che attiri sostegno e sponsorizzazioni. Siamo sempre state competitive grazie alle nostre giocatrici straniere e altre sono cresciute insieme a loro”.

Un altro pomo della discordia è che gli stipendi delle Red Rose che hanno un contratto centralizzato e che in genere guadagnano tra £ 22.000 e 30.000, sono destinati a rimanere fuori dal limite. Ciò significa che club con sede a Londra come Quins e Saracens, con contingenti di internazionali inglesi più grande, avranno effettivamente £ 150.000 in più da spendere per reclutare talenti con cui giocare. Appleby, un tempo lei stessa mediano di mischia della nazionale inglese, sta "cercando di invogliare" tre attuali giocatrici della squadra inglese a trasferirsi nel sud-ovest ma, dal punto di vista del reclutamento, il campo di gioco è uniforme? “No, non lo è. Questo è ciò che mi frustra. Io e [il presidente di Exeter] Tony Rowe abbiamo sbattuto la testa contro un muro di mattoni cercando di cambiare lo stato delle cose."

Questa è solo la punta di un enorme iceberg logistico, con il problema delle concussion con cui è necessario cominciare a misurarsi e le preoccupazioni per il benessere, per il rugby femminile in generale. Lo scorso dicembre l'Irish Rugby Football Union ha sbandierato nuovi contratti per le sue giocatrici internazionali, solo che sono emersi molti accordi del valore di soli 15.000 euro annui e si basavano sul fatto che le beneficiarie risiedessero a Dublino. World Rugby, nel frattempo, vede il rugby femminile come il principale motore di crescita di questo sport ed ha spinto sul torneo WXV, ma rimane un netto divario qualitativo tra le prime tre/quattro squadre del ranking mondiale e il resto.

Per questo motivo, la possibilità proposta di un tour femminile dei British & Irish Lions non è la visione perfetta di tutti per il gioco femminile a livello globale. Più immediatamente pertinente è il fatto che questa settimana il Galles abbia raddoppiato a 25 il numero di giocatrici della squadra nazionale a tempo pieno, mentre l'allenatore dell'Inghilterra Simon Middleton ritiene che, fisicamente, le giovani aspiranti di oggi "sembrano molto più avanzate delle giocatrici di cinque anni fa"Come ha dimostrato la partita tra Quins ed Exeter a Twickenham, il rugby femminile sta avanzando sul campo. Il prossimo passo sarà far funzionare la parte economica.

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