Il caso spagnolo: perché la mancanza di promozione uccide la visibilità del rugby femminile

Negli ultimi c'è stato grande fermento attorno al mondo del rugby femminile. In tutto il mondo ci sono stati eventi che hanno generato un'ondata di ottimismo senza precedenti questo sport, che al contempo però ne hanno evidenziato le criticità e la fragilità di un movimento che sta crescendo ad una velocità supersonica. 

In relazione a tutto questo è molto interessante l'analisi critica sulle opportunità mediatiche sprecate nel rugby femminile spagnolo – in particolare con l'ingresso di Movistar, dopo il successo televisivo del Mondiale – che proviene dal canale YouTube "Rugby Femenino". Il commentatore Diego Dolan, uno dei più accreditati conoscitori e divulgatori del rugby femminile iberico, solleva il dibattito chiedendosi apertamente: "Stiamo sfruttando questo momento?". La sua critica si concentra sulla necessità che i club e la federazione migliorino urgentemente la comunicazione efficiente e l'uso delle reti sociali per attrarre sponsor e pubblico. Cosa che è ampiamente necessaria anche in Italia.

Movistar trasmetterà una partita di campionato a settimana, offrendo una vetrina nazionale di valore inestimabile. Sulla carta, una congiunzione astrale perfetta per la crescita. Eppure, chi vive questo mondo dall'interno sa che questo entusiasmo spesso lascia l'amaro in bocca. Nonostante lo slancio, c'è il concreto pericolo che questa incredibile opportunità ci scivoli tra le dita per pura inerzia. Per questo dobbiamo porci una domanda, tanto scomoda quanto necessaria: stiamo davvero approfittando di questo momento?

Quella di Dolan non vuole essere una critica distruttiva, ma un'analisi lucida dei punti deboli che stanno frenando il movimento spagnolo. Partendo dalla comunicazione e dalla promozione, per provare a capire perché l'onda perfetta che abbiamo davanti rischia di infrangersi prima ancora di averla cavalcata.

Problema n°1: la promozione è un'eco nel vuoto

Il problema più evidente e frustrante è la quasi totale assenza di una promozione di base e tempestiva delle partite. E non parliamo solo della partita trasmessa su Movistar, che è solo l'esempio più eclatante di un fallimento sistemico. Parliamo di qualsiasi partita della massima serie nazionale. Che si giochi a Madrid, in Catalogna o in Andalusia, le informazioni essenziali — dove si gioca, a che ora, chi scende in campo — non vengono comunicate con il dovuto anticipo né dai club né dalla federazione.

Abbiamo a disposizione una piattaforma televisiva nazionale, un'occasione unica per raggiungere nuovo pubblico, ma ci comportiamo come se gli spettatori dovessero scoprirlo "per magia". Sui canali social ufficiali, il silenzio regna sovrano. Si spreca così la possibilità di creare attesa, di coinvolgere i tifosi e di informare i neofiti. Se non promuoviamo la partita che avremo, che sia su Movistar o su qualsiasi altro canale è chiaro che non riusciremo ad attirare più persone a vedere queste partite.

Problema n°2: le giocatrici sono fantasmi senza nome

L'esperienza di chi guarda una partita, specialmente di un nuovo appassionato, è drammaticamente incompleta. Durante la visione, è naturale voler saperne di più su un'atleta che si è distinta per una meta o un placcaggio decisivo. Chi è? Che ruolo ha? Qual è la sua storia? Oggi, trovare queste informazioni è una missione impossibile.

C'è un posto dove trovare questi dati? La risposta, credo, la conosciamo tutti, no? Non sui siti dei club, non su quello federale. Persino le formazioni non vengono comunicate sempre con un anticipo ragionevole, come le 24 ore che erano la norma durante il Mondiale. Si dimentica una verità fondamentale: i tifosi non si innamorano delle maglie, si innamorano delle giocatrici. Senza nomi, volti e storie, il legame resta superficiale, frenando la vendita di merchandising, di biglietti e la crescita di una vera e propria community. Eppure, i modelli esistono: basta guardare alla media guide, un documento che fornisce dati dettagliati e la storia di ogni singola giocatrice.

Problema n°3: i social media, una finestra sul mondo (chiusa)

I social media sono visti come un semplice megafono per annunciare (spesso in ritardo) una partita, e non per il loro reale potenziale: essere una finestra aperta sul mondo del club, attiva 24 ore su 24, 7 giorni su 7. La gestione attuale è passiva e non sfrutta le infinite possibilità di coinvolgimento che questi strumenti offrono.

I club non stanno usando i social per:

  • Coinvolgere i fan durante la partita: con semplici aggiornamenti del punteggio in tempo reale, magari tramite le storie di Instagram.
  • Creare contenuti post-partita: condividendo immediatamente il risultato finale, pubblicando gallerie fotografiche, interviste a caldo o brevi video con gli highlights.
  • Offrire valore agli sponsor: dando loro visibilità costante durante tutta la settimana. Ma c'è di più: una presenza social inattiva lancia un messaggio terribile a un potenziale sponsor. Comunica dilettantismo. Se un club non riesce nemmeno a pubblicare il risultato finale, come potrà mai garantire un ritorno sull'investimento serio e professionale?

Una gestione attiva dei social network non serve solo ad attirare pubblico e sponsor. Serve a costruire un'identità, a creare un legame duraturo con i propri tifosi.

Soluzione: un piano d'azione semplice ma efficace

Cambiare rotta non richiede investimenti colossali, ma un cambio di mentalità e l'adozione di una routine di comunicazione semplice ed efficace. Ecco alcune azioni concrete che club e federazione potrebbero implementare da domani:

Prima della partita:

  • Pubblicare un post chiaro con data, ora, luogo e avversario con diversi giorni di anticipo.
  • Condividere le formazioni ufficiali almeno 24 ore prima del fischio d'inizio.
  • Creare piccoli contenuti per generare attesa, come brevi interviste alle giocatrici.
Durante la partita:
  • Pubblicare aggiornamenti in tempo reale del punteggio (es. nelle storie di Instagram).
Dopo la partita e durante la settimana:
  • Comunicare tempestivamente il risultato finale.
  • Pubblicare gallerie fotografiche, interviste a caldo e video con gli highlights della partita.

Conclusione: Salire sull'Onda o Lasciarla Passare?

L'opportunità offerta dall'esposizione mediatica del Mondiale e dall'accordo con Movistar è concreta, tangibile. Per salirci a bordo, però, non servono miracoli, ma azioni precise e un impegno coordinato: i club devono iniziare a lavorare seriamente sui social media, comprendendone il valore per attirare pubblico e sponsor. La Federazione, dal canto suo, deve fornire gli strumenti essenziali, come una guida media completa o un'area del sito facilmente accessibile con i dati delle giocatrici. Abbiamo dei compiti da fare.

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