Il paradosso del rugby femminile francese: tra successo di pubblico e sfide strutturali

Il rugby femminile francese si trova ad un bivio strategico: capitalizzare un successo di pubblico senza precedenti o soccombere a un divario competitivo che la Coppa del Mondo 2025 ha reso innegabile? Da un lato, il movimento ha raggiunto un livello di popolarità e visibilità mai visto prima, segnando un trionfo storico. Dall'altro, il risultato sportivo della nazionale, definito dalle stesse giocatrici un "fallimento", ha messo a nudo un ritardo strutturale e competitivo rispetto alle migliori squadre del mondo.

L'Esplosione di popolarità: i numeri di un successo innegabile

Dal punto di vista della visibilità e della partecipazione, la Coppa del Mondo 2025 è stata un trionfo per il rugby femminile francese. La crescita del movimento è esponenziale e può essere misurata attraverso tre indicatori chiave che disegnano il quadro di un successo storico.

  • Successo di Pubblico: La partecipazione del pubblico ha superato ogni aspettativa. La Coppa del Mondo ha venduto oltre 440.000 biglietti, mentre la semifinale della Francia ha stabilito un record di ascolti con una media di 3,8 milioni di spettatori su TF1.
  • Crescita delle Tesserate: L'entusiasmo si è tradotto in un aumento significativo delle praticanti. In un solo anno, il numero di giocatrici tesserate in Francia è cresciuto del 38%, passando da 52.000 a 70.000.
  • Sostegno Economico: La Federazione Francese di Rugby (FFR) ha siglato un accordo di sponsorizzazione con AXA per il campionato di massima divisione, l'Elite 1. Il presidente Florian Grill ha definito questa partnership una "svolta storica", fondamentale per avviare un percorso di professionalizzazione.

Tuttavia, questo trionfo di marketing e partecipazione si è scontrato con una cruda realtà sportiva, rivelando come il successo sugli spalti non si sia ancora tradotto in dominio sul campo.

La dissonanza del campo: un "Fallimento" che svela il divario strutturale

A dispetto del successo mediatico e di pubblico, le giocatrici della nazionale francese, Les Bleues, non hanno esitato a definire il loro quarto posto alla Coppa del Mondo un "fallimento" sportivo. Questo risultato ha messo a nudo un divario tecnico-strutturale allarmante con le nazioni di vertice, confermando una tendenza preoccupante: dal 2022, la Francia ha battuto le prime tre squadre del ranking mondiale solo in un'occasione.

Una delle cause principali di questo ritardo, secondo l'ex giocatrice Lénaïg Corson, risiede nella differenza strutturale tra il campionato francese e quello inglese. Le sue parole mettono in luce un divario significativo in termini di risorse e attrattività.

Secondo Corson) il campionato inglese è molto più attraente, attira giocatrici da tutto il mondo, mentre quello francese è meno competitivo e attrattivo a livello internazionale. I club inglesi hanno le stesse infrastrutture delle squadre maschili e questo implica un divario strutturale e di risorse per i club francesi. Questa analisi sposta il focus dalle statistiche di pubblico ai problemi strutturali, un tema ripreso con forza dalle giocatrici attuali, che chiedono interventi concreti per invertire la rotta.

Le voci dal campo: speranze, frustrazioni e richieste di cambiamento

Le voci più autorevoli per diagnosticare la crisi sono quelle delle atlete. Le loro testimonianze non sono semplici sfoghi, ma analisi lucide che individuano le crepe nel sistema, dalla gestione delle risorse alla pianificazione strategica.

  • Speranza e Pressione Politica: La mediana di mischia Pauline Bourdon-Sansus esprime un cauto ottimismo, dichiarando: "Spero davvero che vengano stanziate risorse e che si possa provare a colmare il divario con Canada e Inghilterra". La sua percezione è che anche i politici vogliano dare un nuovo slancio al movimento.
  • Critica agli Investimenti: L'analisi di Joanna Grisez è più schietta e punta il dito contro la gestione delle risorse. Secondo lei, nonostante gli sforzi, "Non stiamo necessariamente investendo nel posto giusto o nel modo giusto". A causa dell'entusiasmo generale (la "mania"), le scelte strategiche non sono sempre corrette.
  • Il Dilemma Strutturale: Grisez descrive la situazione come un "cane che si morde la coda". Da un lato, i club hanno bisogno di maggiori risorse economiche per strutturarsi e migliorare; dall'altro, per ottenere tali risorse è necessaria una maggiore copertura mediatica, che a sua volta dipende dai risultati e dalla competitività del campionato.

Queste riflessioni mettono in luce l'urgenza di un piano chiaro e coordinato, a cui la Federazione Francese di Rugby sta cercando di rispondere con una strategia ben definita.

La strategia della FFR: verso un "Semi-Professionismo Intelligente"

La Federazione Francese di Rugby (FFR) ha delineato una strategia per affrontare queste sfide, puntando a un percorso graduale ma deciso verso una maggiore professionalizzazione del campionato Elite 1. Il piano si articola su tre pilastri fondamentali.

  • Obiettivo Finanziario: Grazie a sponsor come AXA, l'obiettivo è aumentare i budget dei club di Elite 1 dagli attuali 400.000-800.000 euro a una cifra compresa tra 1,8 e 2 milioni di euro. Questo li porterebbe a un livello paragonabile a quello dei club maschili di Fédérale 1 o Nationale, la terza e quarta divisione semi-professionistica, evidenziando sia l'ambizione del progetto sia il terreno ancora da recuperare.
  • Aumento della Visibilità: La copertura mediatica è un elemento cruciale. L'emittente Canal+ ha già annunciato che aumenterà il numero di partite trasmesse di Elite 1, passando da 5 a 10 nel corso della stagione, garantendo una maggiore esposizione al campionato.
  • Approccio Graduale: Il vicepresidente federale, Jean-Marc Lhermet, ha definito la filosofia della FFR come un "semi-professionismo intelligente". L'idea è di procedere "passo dopo passo", consolidando prima la formazione delle atlete e garantendo loro un'attività professionale esterna, per evitare di cadere in un "professionismo precario" e insostenibile nel lungo periodo.

Questa strategia mira a costruire fondamenta solide, ma il tempo stringe e le aspettative sono alte.

Quattro anni per cambiare destino

Il rugby femminile francese vive oggi il suo più grande paradosso: da un lato, un'ondata di popolarità che ne ha consacrato il valore sociale e mediatico; dall'altro, la consapevolezza di dover colmare un divario tecnico e strutturale per competere ai massimi livelli internazionali.

La Francia ha ora quattro anni, il tempo che la separa dalla prossima Coppa del Mondo, per trasformare questi piani ambiziosi in risultati concreti. L'obiettivo è costruire una squadra e un movimento non solo seguiti dal pubblico, ma capaci di vincere. La sfida è racchiusa nelle parole amare ma lucide pronunciate da Joanna Grisez ai microfoni di France Télévisions, una diagnosi che risuona come un monito per l'intero movimento: "Spesso falliamo per un piccolo margine, ma è sempre 'un piccolo margine'".

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