Australia: crisi del rugby a XIII femminile, la lega "pro" muore prima di nascere
Si
lavorava dall'anno scorso in Australia, al lancio della nuova lega
"pro" femminile di Rugby League. Erano stati annunciati
investimenti consistenti e trasferimenti record (per il mondo del
rugby femminile) di stelle provenienti dall'Inghilterra, ma il COVID-19 ha rimescolato le carte e le conseguenze per la ARL
rischiano di essere catastrofiche.
E'
notizia di questi giorni che, due delle quattro squadre della
National Rugby League femminile non parteciperanno alla competizione
di questa stagione proprio a causa del coronavirus.
La
stagione dovrebbe iniziare a settembre, ma potrebbe dover subire un
ulteriore rinio o addirittura la cancellazione data l'attuale
pandemia. Sia New Zealand Warriors che Sydney Roosters hanno entrambe
annunciato che non competeranno durante questo periodo, citando le
misure di riduzione dei costi come ragione principale.
Il Sydney
Morning Herald ha riferito che le squadre NRLW potrebbero dover affrontare
costi di gestione del torneo fino a $ 500.000 a stagione a fronte di pochissime entrate per
coprire queste spese generali. Non sorprende che le squadre stiano
prendendo questa decisione, soprattutto dati i tempi incerti in cui
si trova il mondo. A
differenza della AFL, che sovvenziona i club fino a $ 250.000 a
stagione, l'NRL non offre nulla per coprire le perdite dei club e le
squadre saranno costrette a provvedere da sole. L'assenza di squadre
rinomate come i Roosters e Warriors rappresenta senza dubbio un passo indietro
per il campionato di rugby league femminile, che ha avuto un notevole
slancio negli ultimi anni.
Lo State Of Origins, partita che da inizio alla stagione, tra due selezioni composte dalle migliori giocatrici del campionato, l'anno scorso ha visto la partecipazione
di un pubblico record, ma quest'anno non sappiamo ancora se la partita che si dovrebbe giocare al Sunshine Coast Stadium venerdì 19 giugno, avrà luogo.
La Rugby League in Australia non è l'unico sport ad affrontare problemi a causa
del COVID-19, ma data la sua mancanza di finanziamenti rispetto ad altri
sport femminili, è discutibile per quanto tempo si potrà continuare a giocare (o pensare di poterlo fare) se le cose continuano così.
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