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6 Nazioni: uno sguardo al futuro con molte decisioni importanti da prendere

Mentre abbiamo ancora negli occhi le immagini della splendida finale tra Inghilterra e Francia, uno spettacolo di altissima qualità, è già tempo per le sei partecipanti, ma anche per i tifosi ed i media, di porsi alcune domande. Se siamo tutti d’accordo che il livello del gioco è ulteriormente cresciuto nelle ultime edizioni del torneo, è piuttosto chiaro che il Sei Nazioni femminile ha alcune sfide da superare.

Riflettendo un secondo su quello che è stato il torneo appena concluso, non possiamo fare a meno di chiederci cosa ci riserverà il prossimo futuro. Se il nuovo formato non ha permesso l’assegnazione di alcuni premi tradizionali, come il Grand Slam o il trofeo Anita Garibaldi e per la maggior parte delle Federazioni ha significato la perdita di circa il 40% del loro programma di partite annuali per la nazionale femminile, da più parti sono stati sottolineati gli aspetti positivi di questa nuova formula. Soprattutto l’idea di una finale tra le due squadre più forti a sancire il climax del torneo.

Nel 2019 la partita tra Inghilterra e Francia, giocata nella prima giornata aveva tolto un po’ d’interesse per le altre partite. L’idea della finale piace soprattutto ai media e potenzialmente agli sponsor, vista la probabilità di giocare con un clima decente – cosa che, se la formula fosse confermata, potrebbe consentire di godere il gioco al meglio e potenzialmente incoraggiare un numero più ampio di tifosi a riempire gli stadi. Questa nuova finestra temporale ha anche rimosso il vuoto, spesso imbarazzante, nel supporto mediatico di certe federazioni sulla nazionale e sul movimento femminile. Liberato dall'ombra del rugby maschile, il Sei Nazioni femminile ha generato molto più interesse da parte dei media rispetto al passato, anche se questa attenzione per alcune Federazioni si è rivelata un’arma a doppio taglio, visto che hanno ricevuto un gran numero di critiche sul sostegno dato al loro programma femminile, critiche e problematica che non avevano mai affrontato prima. Questo è accaduto in particolare per il Galles, ma anche la IRFU è stata messa sotto forte pressione dopo la sconfitta casalinga dell’Irlanda con la Francia.

Da quello che abbiamo potuto leggere in giro, tutte le Federazioni sono piuttosto concordi sullo spostamento permanente del torneo tra aprile e maggio, ma la vera sfida che dovrà essere affrontata dagli organizzatori sarà come tornare a un formato che preveda cinque partite invece di tre, pur mantenendo l’idea di una finale. Sono state suggerite idee rivoluzionarie come l'espansione del torneo a otto squadre, con Spagna e forse Russia, con due gironi da quattro più semifinali e finali, una formula che darebbe un grande impulso al rugby europeo di seconda fascia, ma che sembra essere un passo troppo grande per quella che è, in fondo, un'organizzazione molto conservatrice. Il compromesso potrebbe essere semplicemente garantire che le migliori due squadre del torneo (attualmente Francia e Inghilterra) non si incontrino fino all'ultimo fine settimana - o forse avere un sesto fine settimana con una finale tra le prime due classificate che giocano per aggiudicarsi il titolo. Ma quelle sui calendari e sul formato sono davvero le sfide più facili da risolvere.

Il problema più grosso sembra essere quello del dislivello tra le varie partecipanti. La scelta di Inghilterra e Francia in materia di professionismo ha messo in netto rilievo quest'anno quanto, nei loro confronti, siano poco competitive le altre squadre. La maggior parte delle partite del torneo è stata molto lontana dal livello tecnico e fisico della finale tra inglesi e francesi. Nonostante tutto l'amore per il torneo ed il gusto della tradizione, quanto tempo può continuare un campionato così com'è se tutto dipende da una sola delle dieci partite? L'Inghilterra e la Francia (nonostante le occasionali sconfitte con l’Italia) al momento sono così avanti rispetto al resto del gruppo che se una delle altre riesce ad essere competitiva per un tempo o a non prendere 50 punti, questo viene considerato un piccolo trionfo. 

Inghilterra e Francia hanno segnato 33 mete nelle due partite prima della finale, con il coach inglese che ha ammesso pubblicamente di non aver giocato bene nelle due partite con Scozia e Italia vincendo, nonostante questo, le due gare con un margine di 42 e 64 punti. Entrambe hanno l'ambizione di essere nelle prime tre squadre del mondo e vincere i Mondiali, arriverà il momento in cui verranno poste domande sull'utilità di queste partite per raggiungere quel traguardo. Se una squadra si abitua a vincere l'80% delle partite pur giocando male, che effetto avrà questo sulle prestazioni nel 20% delle partite in cui deve necessariamente giocare bene?

Il problema è che, a differenza dei calendari e delle pianificazioni, per questo non esiste una soluzione rapida. Il motivo per cui alcune squadre che mettevano in difficoltà e occasionalmente battevano, Francia e Inghilterra, sono ora rimaste così indietro non è dovuto a qualcosa che è successo nell'ultimo anno e può essere facilmente ribaltato. Il ritardo di alcune Federazioni è dovuto a decisioni prese fino a un decennio fa e riguardano lo sviluppo del movimento nella sua interezza. Come abbiamo detto prima, la prestazione della Nazionale è la punta di un iceberg e la sua forza c'è in funzione dello sviluppo di sistema che parte dal basso.

Un decennio fa il Galles aveva uno dei migliori programmi di identificazione e sviluppo dei talenti: batteva regolarmente l'Inghilterra a livello juniores. Ad un certo punto la WRU ha deciso di puntare decisamente solo sul rugby maschile ed ha rinunciato a tutto questo e ora vediamo i risultati. Sono arrivati titoli per la squadra maschile, mentre la nazionale femminile è completamente allo sbando. 

L'Irlanda ha vinto il 6 Nazioni nel 2013 è stata semifinalista della Coppa del Mondo nel 2014 e ha vinto di nuovo il 6 Nazioni nel 2015 – ed ora subisce 56 punti alla Francia senza poter minimamente impensierire le transalpine in nessuna fase del gioco. Questo ha fatto decisamente infuriare i media irlandesi che hanno chiesto a gran voce alla Federazione Irlandese di sostenere di più e meglio la propria squadra nazionale e tutto il movimento. Che l'IRFU non sia troppo interessata al successo ed a sviluppare l'interesse nel paese per il rugby femminile è piuttosto ovvio, basta guardare indietro alla Coppa Del Mondo 2017, ma post-pandemia, i piani per rafforzare il loro sistema di club sono stati massicciamente ridotti e non bastano certo i venti raduni organizzati per la nazionale, per avvicinarsi al livello di Francia e Inghilterra. 

La Scozia ha mostrato segnali di ripresa rispetto agli ultimi anni, ma ancora troppo deboli per essere competitiva anche solo con Irlanda e Italia. Se qualcosa è stato fatto per la nazionale, il movimento di base è ancora molto lontano dall'interesse della SRU, anche se è notizia di questi giorni che si sta trattando per portare una "franchigia" scozzese nella Premiership inglese entro i prossimi due anni.

L’Italia è ad un bivio, la crescita negli ultimi anni è stata evidente, frutto però più di un gruppo di giocatrici di grande qualità e di una stabilità nello staff tecnico senza eguali, più che di investimenti della Federazione. L’onda lunga di quella crescita al momento sembra però essere esaurita, anche se l’Italia continua ad occupare la 5a posizione nel ranking mondiale. Le ultime partite con la Francia e l’Inghilterra hanno evidenziato la necessità di effettuare delle scelte e degli investimenti consistenti sulla base del movimento, per non perdere il treno e non ripetere gli errori della nazionale maschile nei primi anni 2000.

Come dicevamo non c'è una soluzione rapida. Anche se Galles, Scozia, Irlanda e Italia diventassero professioniste domani, ci vorrebbero alcuni anni prima che questo possa avere un qualche effetto, anche perché il problema è molto più profondo del pagare uno stipendio alle giocatrici. Si tratta di promuovere e sviluppare il gioco, le sue strutture di club, percorsi e identificazione del talento e anche di capire se e per quanto tempo Inghilterra e Francia saranno disposte ad aspettare che le altre colmino il divario. Perché se vogliamo attirare gli sponsor e pensare/sperare che le TV offrano contratti vantaggiosi per trasmettere le partite (magari in chiaro), questi cercheranno di avere partite che attirino un vasto pubblico, e in verità al momento una serie Inghilterra contro Francia, con partite giocate ad alta intensità fino all'ultimo minuto, è certamente (per sponsor e TV) più attraente di un torneo in cui la maggior parte dei match giocati da queste due viene decisa al massimo in un tempo. 

Alcune grandi decisioni dovranno essere prese dalle Federazioni di Galles, Scozia, Irlanda e Italia per proiettarsi in avanti, da quelle di Francia ed Inghilterra per capire come continuare a crescere senza lasciare troppo indietro le altre e dagli organizzatori del 6 Nazioni, se vogliamo che questo torneo continui a crescere o in futuro venga definitivamente abbandonato data anche la nascita del WXV, che promette di mettere sul piatto tutto quello che manca a questo torneo.


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