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Sei Nazioni: alcune riflessioni alla fine del torneo ed il XV di Ladies Rugby Club

Il Sei Nazioni femminile ha superato traguardi incredibi in questa edizione, soprattutto nel numero di presenze sugli spalti (tranne in Italia, si sono registrati record ovunque). C'è stata una buona copertura mediatica, con la BBC che ha mostrato veramente un prodotto di qualità, una crescita notevole nel gioco e la nuova finestra temporale ha regalato un'attenzione al torneo mai nemmeno immaginata fino ad oggi.


Le Red Roses sono state la squadra dominante in tutto il torneo e probabilmente ad oggi sono davvero la squadra più forte del mondo. Lo abbiamo pensato praticamente tutti, dopo la prova di forza dell'ultima giornata e le due mete di Sarah Bern che hanno instradato l'Inghilterra sulla strada giusta per la vittoria, 24 - 12, nella finale di Bayonne, contro la Francia.

In un anno fondamentale per il rugby femminile, il Sei Nazioni ci ha regalato molti brividi e qualche interrogativo, insieme ad un assaggio di cosa aspettarci dalla Coppa del Mondo. Il coach inglese, Simon Middleton, ha affermato che giocare in trasferta con la Francia è sempre molto difficile, quindi dopo che l'Inghilterra ha vinto il Grande Slam, è difficile immaginare una finale diversa da Inghilterra v Francia o Inghiterra v Nuova Zelanda per la Coppa del Mondo.

Ecco cinque alcune considerazioni che abbiamo voluto fare al termine del torneo:

Le imbattibili Red Roses

Non saremo in grado di incoronarle ufficialmente come la più grande squadra inglese di tutti i tempi a meno che non vincano la Coppa del Mondo, ma una serie di 23 vittorie e quattro titoli consecutivi del Sei Nazioni le rendono le favorite d'obbligo in Nuova Zelanda questo autunno.L'Inghilterra ha accumulato ben 45 mete durante la campagna subendo solo 22 punti in totale. La maul avanzante è diventata l'arma più pericolosa del loro gioco ed è bastata per vincere la partita contro la Francia, mentre i calci piazzati non sempre precisi di un anno fa sono spariti ed oggi arrivano punti dalla piazzola da ogni parte del campo. L'Inghilterra, in questo momento, è davvero in una dimensione a sé stante. 

Solo la Francia è riuscita a rimanere sotto i 50 punti contro l'Inghilterra, un fatto che sta costringendo il resto delle Federazioni ad agire. Il Galles aveva già segnato l'inizio della sua era professionale con l'introduzione di nuovi contratti a gennaio, mentre l'Italia lo ha fatto a metà torneo. Da quando l'Inghilterra è diventata completamente professionista nel 2019, si è isolata dal resto del mondo e l'unico modo per competere è seguire il suo esempio. Il rugby femminile è fondamentale per la crescita del gioco, con un nuovo title sponsor quest'anno, una finestra separata e più interesse che mai, un primo passo è stato fatto. Perché ciò continui, tutte le squadre devono diventare più competitive.

L'unica preoccupazione per l'Inghilterra è che potrebbe avere meno margini di crescita rispetto ad altre squadre. Essere pienamente professioniste è un enorme vantaggio, ma forse lo è meno nella preparazione di un Mondiale in cui le altre squadre giocheranno tutte con lo stesso obiettivo: batterle, come accadde con la Nuova Zelanda nel 2014.
La sfida più grande di Middleton sarà ridurre la sua squadra, per via di una profondità che altre squadre possono solo sognare. Certamente non vedrà l'ora di vedere Abby Dow tornare in campo dopo l'infortunio che ha subito contro il Galles.

La Francia rimane la sfidante più accreditata


La vittoria dell'Inghilterra a Bayonne è stata costruita su una maul dominante ed è stata pienamente meritata, ma la Francia è stata la squadra più vicina a mettere pressione alle inglesi. La Francia non ha ancora raggiunto il livello delle Red Roses, ma è ancora chiaramente la seconda migliore squadra d'Europa (e presumibilmente del mondo) e con una rimessa laterale più funzionale e qualche scelta meno azzardata nella gestione, avrebbe potuto spaventare anche di più l'Inghilterra. 
Les Blues dovranno sistemare i loro problemi nella rimessa laterale se vogliono competere con Inghilterra e Nuova Zelanda, mentre una Pauline Bourdon in forma farebbe un'enorme differenza, anche se dovesse passare da mediana di mischia a mediana d'apertura a causa della condizione strepitosa di Laure Sansus.

Cosa sta succedendo in Irlanda?

Cinque anni fa c'era un trio di nazioni europee che si giocavano il torneo, ma questo è stato ridotto ad un duetto a causa del rallentamento dell'Irlanda. Dopo l'uscita a sorpresa dell'anno scorso dalle qualificazioni ai Mondiali, la stagione di quest'anno è stata influenzata dalla questione del 7s, con la linea delle trequarti spostata in toto a Langford per l'ultima tappa delle World Series e quindi indisponibile per le ultime giornate del torneo. Una capitana ancona non pienamente in comando ed una profondità soprattutto in alcuni ruoli che ancora non c'è. Anche con due vittorie, per Irlanda c'è ancora molto da capire e molto da fare, con la IRFU che non sembra ancora intenzionata a prendere in considerazione la centralizzazione dei contratti.

Il gioco al piede è la reale misura della distanza tra Inghilterra, Francia e le altre

La più grande differenza tra Inghilterra, Francia e le altre squadre del mondo sta nel gioco al piede. Questo non è necessariamente dalla piazzola per guadagnare punti, infatti Michela Sillari non ha commesso alcune errore nei piazzati, incluso il calcio della vittoria contro il Galles. Ma nel gioco aperto, le prime due possono mettere in atto un gioco territoriale che il resto semplicemente non ha e che dovrà necessariamente sviluppare. Il rugby moderno non può prescindere da questo.

E l'Italia?

Non è stato un torneo facile per le Azzurre, che hanno incontrato Francia ed Inghilterra nelle prime due partite del torneo rimediando due brutte sconfitte. Qualche assenza pesante (Sgorbini e Franco su tutte), poca profondità in alcuni ruoli (piloni, mediano di mischia e seconde linee), una mischia spesso in sofferenza ed un gioco al piede poco efficace, hanno messo in difficoltà Di Giandomenico, talvolta restio a cambiare in corsa. La brutta sconfitta con l'Irlanda ha rappresentato lo spartiacque del torneo e con Scozia e Galles si è vista una bella reazione delle ragazze, che hanno ottenuto due splendide vittorie pur senza risolvere completamente i problemi di cui sopra. La sfida di Di Giandomenico al contrario di Middleton sarà quella di ampliare la rosa per poter essere competitivi al mondiale. Gran torneo della Sillari, glaciale dalla piazzola, tra le sorprese positive certamente D'Incà e Veronese.

Il XV dl LADIES RUGBY CLUB

15. Helena Rowland (Inghilterra) Ãˆ passata da apertura a centro ad estremo nell'arco di un solo torneo ed ha giocato benissimo in tutti i ruoli, realizzando anche cinque mete.

14. Lydia Thompson (Inghilterra) Con cinque mete ed un rapporto incredibile tra segnature e presenze, Thompson ha ricordato alle giovani trequarti inglesi, che c'è ancora spazio per una micidiale ed esperta ala e che per toglierle il posto dovranno faticare e non poco.

13. Michela Sillari (Italia) 60 kg di grinta allo stato puro. Micidiale dalla piazzola come nel breakdown, con un impressionante numero di palloni recuperati. Elusiva in attacco, in difesa ha dato il meglio di sè con una serie di placcaggi contro Scozia e Galles davvero micidiali.

12. Eve Higgins (Irlanda) Nonostante abbia giocato solo tre partite ha mostrato sprazzi di classe cristalina, con linee di corsa micidiali. Fortissima in attacco non ha mai demeritato in difesa. La meta segnata contro le azzurre è stata un vero capolavoro.

11. Chloé Jacquet (Francia) Ala oppure estremo, un vero talento in erba che ha appena compiuto 20 anni, tanto da oscurare la Boulard che sembrava a detta di tutti la nuova indiscussa stella francese. La sua meta contro il Galles è stata davvero di grande qualità.

10. Zoe Harrison (Inghilterra) Incaricata di prendere il posto di Katy Daley-Mclean, apertura lggendaria delle Red Roses, Harrison si è mostrata ampiamente all'altezza del compito. La sua gestione tattica del gioco al piede è qualcosa di magistrale e sue percentuali di realizzazione dalla piazzola sono cresciute in maniera esponenziale.

9. Laure Sansus (Francia) Sei mete in ​​soli 240 minuti e sei assist decisivi. Semplicemente la miglior giocatrice del torneo. Incredibile in attacco e nella gestione del pacchetto, la Francia è davvero un'altra cosa quando gioca Sansus.

1. Linda Djougang (Irlanda) Incredibilmente dinamica e molto forte nella mischia chiusa è migliorata costantemente nel corso del torneo. Fortissima ball carrier ha dato un contributo fondamentale alla vittoria contro la Scozia.

2. Lark Davies (Inghilterra) Il suo lancio è in una classe diversa da chiunque altra in questo torneo, micidiale nel guidare la maul e giocatrice del match a Bayonne contro la Francia.

3. Sarah Bern (Inghilterra) Avrebbe potuto essere scelta come centro in questa squadra, tanto è completo il suo set di abilità. Migliorata moltissimo nella gestione della mischia chiusa, sembra anche aver risolto i (pochi) problemi della mischia dell'Inghilterra.

4. Madoussou Fall (Francia) Una presenza fisica incredibile, fisicamente dominante contro tutte le squadre del torneo è stata l'unica ad impensierire fisicamente la rocciosa difesa inglese. Prestazione perfetta contro l'Italia, coronata da una splendida meta

5. Sam Monaghan (Irlanda) Dura la scelta tra lei ed Abbie Ward, ma Monaghan è stata una grande impact player per l'Irlanda, giocando un torneo di grandissima qualità, sia nel gioco che nelle fasi statiche e mancando solo nella sconfitta contro l'Inghilterra. Meritatamente giocatrice del match contro l'Italia.

6. Alisha Butchers (Galles) Un torneo di grande qualità per tutto il Galles e Butchers è stata certamente la loro miglior giocatrice. Rocciosa in difesa ed abrasiva in attacco si può certamente considerarla la chiave delle vittorie su Irlanda e Scozia.

7. Marlie Packer (Inghilterra) Altra candidata al titolo di giocatrice del torneo, una flanker estremamente dinamica che non sembra avvertire il peso del tempo. Difficile ricordare una sua brutta partita. Datele la palla e sarà implacabile per avanzare e per segnare.

8. Evie Gallagher (Scozia) Poppy Cleall è stata come al solito molto efficace, ma Gallagher è stata una vera sorpresa. Con il compito per nulla semplice di sostituire Jade Konkel si è fatta valere come ball carrier, vicino alla mischia e nello spazio allargato, grazie alla sua preziosissima esperienza nel 7s. Una vera e propria scoperta.

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