Breaking News

Parlare di rugby femminile: una sfida molto complessa

La Coppa del Mondo fin qui ha proposto uno spettacolo e dei contenuti molto interessanti, ma è vero che non sempre la comunicazione è stata efficace o corretta. 


In questi giorni l'uscita della Scozia dal torneo, così come la sanzione disciplinare inflitta alla nostra sarà Tounesi hanno attirato molta attenzione in Scozia ed in Italia. Avremo modo di parlare del caso mediatico costruito intorno all'Azzurra, per oggi vogliamo concentrarci su quanto accaduto in Scozia, perchè la questione dell'analisi del mondo ovale al femminile ci sembra particolarmente interessante.

La domanda è semplice: "come si fa ad analizzare e coprire mediaticamente in maniera efficace le partite in cui giocatrici dilettanti (o al massimo semiprofessioniste) giocano con squadre che professioniste lo sono atutti gli effetti? Con un mix di squadre che giocheranno nei quarti di finale della Coppa del Mondo questo fine settimana, diamo un'occhiata alle diverse prospettive. 

Un articolo in particolare di Rob Roberts, sullo Scottish Daily Mail, ha suscitato interesse e critica da parte dei fan e appassionati di rugby sui social media. Roberts ha suggerito che le prestazioni della squadra non siano state abbastanza buone e che allenarsi insieme per tre mesi prima dell'evento fosse abbastanza per giocare in condizioni di parità con altre squadre (Black Ferns comprese) e ha detto senza mezzi termini di aspettarsi che la Scozia fosse (e avrebbe dovuto esserlo per lui) molto più competitiva, seggerendo infine di esonerare l'allenatore Bryan Easson.

Il pezzo ha attirato alcune critiche da parte dei tifosi, con molti appassionati che hanno sottolineato che contro Galles e Nuova Zelanda, la Scozia ha affrontato per lo più giocatrici che al momento fanno le rugbiste a tempo pieno e che in realtà avevano già fatto un mezzo miracolo qualificandosi. È possibile che entrambe le prospettive siano vere.

Il numero così elevato di sconfitte della Scozia quest'anno suggerisce che alcuni cambiamenti sono probabilmente necessari per aiutare la squadra a superare il limite e iniziare a vincere effettivamente le partite. Che si tratti di psicologia o di scarsa capacità tattica, si potrebbe dire che una squadra che perde con margini così ridotti ma così spesso, sia sull'orlo di una grande svolta, ma allo stesso tempo questa svolta per essere attuata richiede chiaramente alcune nuove idee.

Il nocciolo del pezzo di Robert, e la reazione ad esso, però, non riguarda un errore specifico da parte della Scozia, ma riguarda davvero la sfida di parlare e analizzare in modo equo le squadre che sono principalmente squadre amatoriali rispetto a squadre che si allenano insieme settimana dopo settimana per un periodo prolungato in un ambiente professionale. I quarti di finale della Coppa del Mondo di questo fine settimana sono un esempio calzante.

Come si può criticare in modo significativo l'Australia se, come previsto, perderà nettamente contro l'Inghilterra, quando la sua squadra è effettivamente amatoriale, con le giocatrici che ricevono solo pagamenti "pro diem" e prendono congedo dal loro lavoro quotidiano per essere alla Coppa del Mondo? Contro giocatrici con contratto a tempo pieno da quasi quattro anni, come potranno mai essere in partita? Sarà giusto quindi, se verranno sconfitte nettamente, che i media critichino la loro performance, o sarà ingiusto visti i vincoli entro i quali devono allenarsi e giocare? Sarebbe paternalistico per i media applaudire il loro coraggioso sforzo, o sarebbe più rispettoso dimenticare tutto questo e concentrarsi solo su ciò che è successo negli 80 minuti?

Essendo uno sport ancora molto giovane, il rugby femminile deve essere preso sul serio e questo è vero sia per il modo in cui i media parlano di squadre e partite, sia per come cresce la base di fan o per quanti investimenti questa assicura. Ma non è facile quando ci sono così tanti squilibri nel gioco d'élite in questo momento. Come persona che scrive di rugby femminile da oltre 20 anni, penso che fosse più facile scrivere di squadre e partite squadre quando queste per la maggior parte avevano parità di mezzi.

È vero, naturalmente, che l'ingiustizia è insita in tutti gli sport d'élite, ma non c'è uno squilibrio simile a quello che si produce quando alcune giocatrici vengono pagati e altr e no. I contratti nel rugby femminile sono attualmente una rete disordinata di accordi a tempo pieno e ibridi, mentre alcuni paesi stanno ancora lottando con la concorrenza di altri sport e con i salari di tale concorrenza, vedi in Italia quanto accade con il calcio femminile e la pallavolo.

Altri paesi, inclusa la Scozia, stanno finanziando le squadre per riunirsi per periodi più lunghi prima di eventi importanti, raggiungendo un accordo con i datori di lavoro (e lottando spesso per ottenerlo) in modo che le giocatrici abbiano ancora un lavoro a cui tornare quando finirà l'evento o la carriera.

A parte questi tecnicismi, possiamo ragionevolmente affermare che questo fine settimana ci sono squadre "professionali" (Inghilterra) e "semiprofessionali" (Francia, Galles, Nuova Zelanda e Italia) che giocano contro squadre "amatoriali" (Canada, USA e Australia), il che significa che nelle semifinali sarà presente almeno una squadra amatoriale, molto probabilmente il Canada. Se ci pensate, chiedere a una squadra amatoriale, a cinque settimane dall'inizio di una competizione internazionale in uno degli sport più fisici del mondo, di giocare e competere con giocatrici che hanno tutti i vantaggi che la professionalità o la semiprofessionalità comportano, è sia profondamente ingiusto che abbastanza notevole. Non dubito però che il Canada vorrebbe che le sue prestazioni sul campo fossero l'unico obiettivo di qualsiasi copertura che riceve.   

I media quindi hanno un lavoro incredibilmente difficile da fare per trovare il giusto equilibrio, perché probabilmente il contesto in cui si verifica una performance è importante quanto quante rimesse laterali una squadra ha perso o quante mete ha subito. Un po' di attenuanti vanno però sicuramente date alle squadre che iniziano con una mano dietro la schiena. Un giorno tutte queste squadre saranno professionistiche e niente di tutto questo avrà importanza, ma in questo momento è un'affascinante sfida di prospettive.

Nessun commento