Elezioni federali e sviluppo del rugby femminile: Massimo Giovanelli risponde a Ladies Rugby Club
Ci avviciniamo velocemente alle elezioni federali di settembre e anche questa volta, come in passato, stiamo cercando di capire quali siano i programmi e i modelli di sviluppo per il movimento femminile dei candidati alla presidenza FIR. Il primo a risponderci in maniera dettagliata è stato Massimo Giovanelli, specificando come, se vincitore, lavorerà per far crescere il settore. Speriamo che si sia rotto il ghiaccio e che anche gli altri candidati rispondano alle nostre domande e accettino il confronto.
1. Se eletto presidente FIR come intende sviluppare il movimento femminile in Italia?
Penso che sia giunto il momento di dare luce e voce ad un settore del nostro movimento che ha dimostrato di saper vincere, raggiungere obiettivi e non essere una semplice costola del settore maschile. Il nostro obiettivo è quello di dare visibilità e giusti riconoscimenti al movimento, ma soprattutto aumentare gli strumenti e gli investimenti rivolti alle nostre atlete che già con i pochi mezzi ricevuti finora hanno comunque ottenuto tanto. Bisogna seguire il flow europeo e mondiale che da' sempre più spazio al rugby femminile, sia 15 che a 7.
So che c’è molta strada da fare per riuscire ad omologarsi alla media degli investimenti che le altre federazioni partecipanti al Sei Nazioni hanno fatto, ma è un obiettivo da raggiungere.
2. Qual è la visione e quali sono i progetti per il settore juniores e per quello seniores?
E' indispensabile che il settore juniores cresca a livello di numeri di tesserate, al fine di poter aumentare il bacino da cui far crescere il settore seniores e i talenti azzurri. La possibilità di poter giocare con i ragazzi credo possa essere per le bambine e giovani ragazze un valore aggiunto. Il passato e il presente ( ad esempio Beatrice Rigoni, Paola Zangirolami, Alyssa D'Incà ) ci dimostrano che le ragazze che hanno giocato nella juniores mista risultano molto combattive e tecnicamente ben preparate, visto che sin dalla giovane età hanno imparato a prediligere le scelte date dall'arguzia e non dalla dominanza fisica.
Per questo motivo penso sia opportuno permettere alle ragazze di continuare a giocare con i ragazzi fino all'under 14, come ad oggi accade già in Francia. Per quanto riguarda l'U16 e U18, ritengo sia giusto creare un progetto più strutturato, la Coppa Italia di oggi è da ritenersi poco stimolante e poco utile, sia a livello di crescita che promozionale. Il vero cambiamento credo possa essere quello di permettere loro di giocare a tutto campo (o togliendo i 15 mt laterali) sia a rugby a 10 che a 7, creando dei campionati territoriali. Lo stesso vale per tutte quelle società con un settore seniores che non partecipa ad un campionato a 15: creare un campionato a gironi territoriali di rugby a 10 e a 7. Inoltre vogliamo stanziare dei contributi per sostenere dei progetti di accorpamento e permettere alle società del territorio di unirsi e iscriversi ad un campionato di serie A a 15.
3. Quali sono le risorse umane ed economiche che intende destinare a tali progetti?
Uno dei punti del nostro programma è il riammodernamento dell’organico federale. Penso che si debba creare una giusta sinergia all’interno di un team che sia presente e di supporto sul territorio, tra persone con comprovata esperienza nel settore femminile e altre che a livello tecnico e tattico possano dare un valore aggiunto. Non possiamo prescindere dal fatto che servano degli staff tecnici con competenze comunicative consolidate e specifiche. Se chiediamo a qualsiasi tecnico che ha allenato nel mondo femminile, potrà sicuramente confermare quando sia soddisfacente allenare un gruppo di donne, dove l’aspetto comunicativo risulta essere un tassello fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi preposti.
Per quanto riguarda l’aspetto economico, il nostro progetto è quello di avere una serie di sponsor dedicati all’esclusivo settore femminile, sia per quanto riguarda la nazionale che i campionati. Inoltre stiamo consolidando le basi per un progetto di collaborazione con un corpo di stato, la quale ci permetterebbe di poter sostenere ulteriormente le nostre atlete azzurre.
4. Come intende lavorare per risolvere il complicatissimo problema del reclutamento nel settore femminile?
Il reclutamento è sicuramente uno dei talloni d’Achille del movimento. Penso che modifiilre l'iter che una ragazza segue nel suo percorso juniores possa essere già di grande aiuto, dando una continuità maggiore, facendo in modo che siano le atlete stesse ad essere un canale di reclutamento. Indubbio che ciò non basta, è necessario implementare il sostegno federale al lavoro dei club nelle scuole, attraverso contributi e formazione dei tecnici che svolgono questa attività .
Inoltre penso che il reclutamento delle giovani parta anche dalle famiglie: dobbiamo riuscire a trasmettere come il rugby sia davvero uno sport per tutti ed a tutte le età ! Per raggiungere questo obiettivo bisogna attivare una comunicazione efficace ed empatica, che apra a concetti chiave quali parità di genere e i valori che il nostro meraviglioso sport insegna e trasmette.
5. Come si può innalzare la qualità del campionato di Serie A Elite femminile?
Alla base di tutto ci deve essere un riconoscimento federale, sia a livello di visibilità che a livello di investimento economico. La visibilità è legata indissolubilmente alla qualità del "prodotto" , che attiri pubblico ed i conseguenti ulteriori ingressi economici per le Società . Questo discorso vale sia per la seria A élite che la serie A.
Nello specifico, per la seria A élite, il nostro obiettivo è avere un main sponsor per il campionato (come accade per la serie A di calcio femminile) che ci permetta di creare dei premi relativi ai piazzamenti per i clubs, da investire esclusivamente nel settore femminile. Vogliamo dare più mezzi alle società che da più tempo credono e investono nelle "donne", passaggio obbligato, in relazione ai considerevoli premi piazzamento per la serie A élite maschile
6. Quali sono gli obiettivi futuri per la nazionale femminile a livello tecnico ed economico? Possibile pensare di competere a livello europeo e mondiale senza ulteriori investimenti?
Alla seconda domanda rispondo subito: non si può competere senza ulteriori investimenti, è un punto chiave, imprescindibile, in cui crediamo ed abbiamo fermamente sostenuto all’interno del nostro programma.
Per quanto riguarda gli obiettivi che per la nazionale femminile a livello economico il nostro interesse è quello di revisionare lo status delle atlete di interesse nazionale, sia aumentando il numero di atlete contrattualizzate che incrementando gli introiti da loro percepiti. Non sarà possibile stravolgere l'inquadramento odierno da oggi a domani, ma il nostro obiettivo è quello di riuscire ad omologarsi alla media degli investimenti che le altre federazioni, partecipanti al Sei Nazioni, hanno fatto nel settore femminile.
Per quanto riguarda gli obiettivi a livello tecnico, credo che sia indispensabile porsi la vittoria del prossimo WXV, il secondo posto al Sei Nazioni (come accadde nel 2019) e raggiungere le semifinali ai Mondiali nel 2025. So che sono obiettivi ambiziosi, ma non utopici. Se creeremo uno staff tecnico composto da un gruppo identitario, se daremo alle nostre atlete i mezzi per allenarsi in serenità e in un gruppo squadra coeso, ma allargato e competitivo, i risultati arriveranno come una conseguenza di lavoro di qualità .
7. Come intende lavorare per sviluppare il settore del Rugby Sevens?
Il Seven è tutto da creare. Bisogna costituire un gruppo che, oltre ad essere a disposizione della nazionale maggiore e dei propri club, si dedichi in modo continuativo e specializzato al Rugby Seven. Dobbiamo sfatare la concezione che il sette sia una brutta copia del 15: è un sport di più semplice comprensione, più fruibile da tutti e soprattutto olimpico.
Attraverso la collaborazione con un corpo di stato che ha la volontà di dare maggiore visibilità e spazio a tutto lo sport femminile, abbiamo un progetto specifico per le nostre sole atlete azzurre. I nostri obiettivi, sempre a medio termine, sono due: centrare la qualificazione alle World Series e alle Olimpiadi.
8. Il movimento femminile si sta strutturando a livello europeo: nel 2025 si giocherà la prima Champions Cup, Galles, Irlanda, e Scozia hanno trasformato la Celtic Challenge in un vero campionato per franchigie. Come si intende lavorare sul progetto delle franchigie e inserirle in maniera strutturale nel sistema italiano?
Il progetto franchigie è importante perché permette alle giocatrici di alto valore e di interesse nazionale di giocare contro squadre di alto livello, fornendo stimoli e feedback utili per impostare e calibrare al meglio il lavoro tecnico e di condizionamento fisico, sia per quanto riguarda la nazionale che i club di cui le atlete fanno parte.
Non credo sia la strada giusta quella di sradicare le componenti dei gruppi squadra delle franchigie dai propri club, perché questo creerebbe uno drastico abbassamento del livello del nostro campionato italiano. È indubbio che si debba trovare una quadra a livello temporale in cui far giocare la nostre franchigie, ad esempio in concomitanza con una coppa (o un campionato a 7/10) che permetterebbe di non fermare l’attività dei club e dare continuità di gioco a tutte le giocatrici.
9. Come si intende gestire la formazione per i tecnici del settore femminile? World Rugby, IRFU e RFU stanno sviluppando percorsi specifici, si potrà farlo anche in Italia, magari valorizzando i tanti validi tecnici che da anni lavorano sul campo con le ragazze?
La formazione di tecnici specializzati è indispensabile, come già evidenziato. Chi ricopre tale ruolo è fondamentale che abbia gli strumenti a livello tecnico ma anche comunicativo. Strumenti che siano adeguati, ma soprattutto specifici. Questo è un altro punto molto importante del nostro programma, la Federazione darà un supporto sostanziale nella formazione dei tecnici, sia a livello teorico che pratico, attraverso seminari e affiancamenti specifici, valorizzando le loro competenze.
10. Marketing e comunicazione (specifici) sono due tasselli fondamentali per la crescita del movimento, come intende sviluppare questi due asset?
Dando al marketing un'impronta realisticamente rivolta alle bambine, alle ragazze e alle donne. Basti pensare a ciò che la Figc è riuscita a realizzare con il settore femminile (+ 108% di interesse verso la serie A femminile dal 2016, +66% di crescita dei follower sui canali social media della Serie A femminile) raggiungendo uno share di 7,23 milioni di spettatori medi su Rai 1 durante Italia - Brasile di Fifa Women’s World Cup nel 2019.
Alla base di tutto, Marketing e Comunicazione efficaci e come è stata fatta la Barbie di Sara Gama, potremmo pensare, perché no, a creare delle role model, spingendo nella direzione in una comunicazione di massa.
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