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Le sfide dell'allenatore: la differenza tra allenare il rugby maschile e quello femminile

Negli ultimi anni, ho vissuto un cambiamento significativo nel mio percorso professionale, passando da 22 anni di esperienza come allenatore nel rugby femminile a un ruolo di coaching nel rugby maschile in un contesto di alta performance. Ho pensato di condividere le mie riflessioni sulle principali differenze tra lavorare con una squadra maschile ed una squadra femminile, differenze che già in parte conoscevo ma che ho compreso ancora più a fondo grazie questa nuova esperienza. Il rugby è uno sport noto per la sua fisicità, la complessità tecnica e l'importanza del lavoro di squadra, tutti elementi sostenuti da una forte etica del lavoro, resilienza mentale e intelligenza tattica. Oggi, voglio esplorare le differenze che ho rilevato nel coaching di squadre maschili rispetto a quelle femminili, focalizzandomi sugli aspetti fisici, mentali e tecnici. La considerazione attenta delle differenze e il loro riconoscimento sono stati centrali nello sviluppo del mio attuale modello di gioco, di approccio al gruppo e comunicazione.

Differenze Fisiche: 

Una cosa che ho potuto notare su ogni campo che ho calcato è che sia gli uomini che le donne mostrano un forte desiderio di impegnarsi e di superare se stessi per diventare i migliori giocatori/giocatrici possibili. Con i recenti progressi nel campo delle Scienze dello Sport e l'aumento dell'esposizione del rugby femminile a contesti ad alta prestazione, stiamo assistendo a un miglioramento significativo nella qualità delle atlete che stiamo formando nel Rugby Union. Tuttavia, le differenze fisiche tra i giocatori maschili e femminili sono evidenti in vari aspetti, come forza, velocità e composizione corporea. Gli uomini tendono ad avere una maggiore massa muscolare e forza nella parte superiore del corpo, il che influisce sulle dinamiche delle mischie, delle ruck e delle maul, nonché su tutti gli scontri fisici, partendo dal placcaggio per arrivare al ball carring. Come allenatori, è fondamentale riconoscere queste distinzioni e adattare di conseguenza i programmi di allenamento. 

Giusto per fare un esempio ho notato come l'allenamento fisico per i giocatori tenda a focalizzarsi sullo sviluppo della massa e sulla forza esplosiva, mentre per le giocatrici si tenda a dare maggiore importanza alla forza funzionale e all'agilità. Le giocatrici dimostrano frequentemente una maggiore flessibilità e forza nella parte inferiore del corpo, qualità che possono rivelarsi vantaggiose nei movimenti di evasione e agilità.  Una conseguenza di questo è che nel creare un modello di gioco per una squadra femminile non si ricerchi quasi mai come prima opzione l'avanzamento per linee dirette, cosa che invece avviene abbastanza spesso quando si allena una squadra maschile. Un coaching efficace deve dunque sfruttare questi punti di forza, affinando le tecniche in modo da valorizzare le caratteristiche fisiche uniche delle donne e integrando moduli di allenamento specifici, strettamente legati al Modello di Gioco, che rispondano alle loro esigenze particolari.

Un altro aspetto che ho dovuto imparare a considerare, e per farlo credeteci o no ho dovuto studiare parecchio, è come il ciclo mestruale può influenzare diversi aspetti della performance atletica, della salute e del benessere delle giocatrici. Da questo punto di vista è ovviamente più facile allenare una squadra maschile. Nella mia esperienza come allenatore di squadre femminili ho capito che a causa del ciclo ci possono essere variazioni, anche piuttosto considerevoli nella performance. Alcune ricerche suggeriscono che le donne possono sperimentare variazioni nella forza, nella resistenza e nella coordinazione in base alla fase del ciclo mestruale. Ad esempio, alcune giocatrici possono sentirsi più energiche e performanti durante la fase follicolare (dopo il ciclo), mentre possono sperimentare affaticamento o disagio durante la fase luteale (prima del ciclo). Ho imparato a valutare l'importanza dei sintomi premestruali come il dolore addominale, il mal di testa, l'affaticamento e soprattutto i cambiamenti dell'umore. È molto importante essere consapevoli di questi sintomi quando si allena squadra femminile e adattare gli allenamenti di conseguenza, offrendo supporto e opzioni alternative quando necessario. Alcuni studi suggeriscono anche che il rischio di infortuni può aumentare in determinate fasi del ciclo mestruale a causa di cambiamenti ormonali che influenzano la stabilità delle articolazioni e della muscolatura. Imparare a conoscere e considerare nella giusta ottica questi fattori è per un allenatore un lavoro enorme.

Differenze Mentali: 

Gli aspetti mentali del coaching nel rugby vanno oltre le differenze di genere, abbracciando le variazioni individuali in termini di personalità, motivazione e processi cognitivi. Ritengo che la comprensione delle differenze generazionali sia cruciale per la comunicazione con i giocatori e per l'educazione, così come le piattaforme utilizzate per facilitare questo processo. Le differenze di genere negli stili di comunicazione, nella dinamica di squadra e nella resilienza mentale possono influenzare profondamente le strategie di coaching. È fondamentale che l'autenticità sia alla base del proprio approccio, indipendentemente dal genere o dal programma di riferimento. Nella mia esperienza nel rugby maschile, fino ad oggi, ho spesso adottato uno stile di comunicazione più diretto, enfatizzando gerarchie chiare e decisioni collaborative e decisive. Ho riscontrato un successo variabile nell'utilizzare tattiche motivazionali che facessero leva sulla competitività, sul successo individuale e sugli obiettivi di squadra. Ho ottenuto buoni risultati facilitando incontri individuali strutturati, stimolando i giocatori a investire nel contenuto di queste sessioni, il che ha messo alla prova il processo di apprendimento cognitivo. È emerso chiaramente che la mia comunicazione riguardo al processo di apprendimento deve essere precisa, chiara e orientata verso obiettivi specifici.

Le mie esperienze nel rugby femminile mi hanno spinto a essere più collaborativo nella mia comunicazione, invitando le giocatrici a partecipare attivamente alla conversazione. Questo approccio è essenziale per costruire connessioni personali più profonde, necessarie per guadagnare la loro fiducia. Sebbene l'autenticità rimanga un punto focale nel mio stile comunicativo, ho dovuto adattare il mio linguaggio e il tono del dialogo per raggiungere l'esito desiderato. La resilienza mentale è un elemento cruciale nel rugby, ma si manifesta in modi diversi tra i generi. Gli uomini possono trovare motivazione in sfide più assertive, mentre le donne tendono a rispondere meglio a incentivi positivi e alla risoluzione collaborativa dei problemi. È mio compito, come allenatore, riconoscere queste sfumature e adattare le mie strategie motivazionali di conseguenza, promuovendo una cultura di squadra positiva ed efficace. L'esplorazione delle variabili mentali tra giocatori e giocatrici si estende all'ambito dell'intelligenza emotiva. Questa, che comprende auto-consapevolezza, auto-regolazione, motivazione, empatia e abilità sociali, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare le dinamiche mentali dei giocatori di rugby. 

La ricerca suggerisce che le donne tendono a mostrare livelli più elevati di intelligenza emotiva rispetto agli uomini. Questa maggiore intelligenza emotiva può influenzare profondamente l'approccio di un allenatore alla squadra, modificando il modo in cui egli comunica, motiva e costruisce la coesione di una squadra. Per allenare una squadra di rugby femminile, la capacità di riconoscere e sfruttare l'intelligenza emotiva diventa una risorsa preziosa. Le donne, infatti, spesso eccellono nel comprendere e navigare le complesse dinamiche sociali all'interno di un contesto di squadra. Ho constatato che promuovere una cultura di squadra solidale, in cui le giocatrici si sentono emotivamente connesse e comprese, può migliorare significativamente le prestazioni. L'empatia, in particolare, è un aspetto che considero una mia forza e che utilizzo come strumento per interagire con le giocatrici a un livello più profondo, soddisfacendo così le loro esigenze individuali. 

D'altro canto, le mie recenti esperienze con i giocatori maschi sono orientate a incanalare le emozioni in modo costruttivo. Gli uomini possono trarre vantaggio da strategie di coaching che incoraggiano il riconoscimento e la regolazione delle emozioni, promuovendo la resilienza in situazioni di alta pressione legate al gioco. Creare un ambiente in cui l'espressione emotiva è accolta ma anche controllata può consentire ai giocatori di gestire lo stress e le sfide in modo più efficace sul campo. Comprendere e sfruttare l'intelligenza emotiva dei giocatori, sia maschi che femmine, può influenzare notevolmente le dinamiche di squadra e le prestazioni complessive. Come allenatore ho imparato che l'intelligenza emotiva non è un concetto universale e che devo adattare il mio approccio per valorizzare i punti di forza e affrontare le sfide uniche legate alle dinamiche emotive delle squadre maschili e femminili. In questo modo, posso contribuire allo sviluppo olistico dei giocatori, alimentando non solo le loro abilità fisiche e tecniche, ma anche la loro intelligenza emotiva, essenziale per il successo dentro e fuori dal campo.

Differenze Tecniche: 

La competenza tecnica nel rugby comprende una vasta gamma di abilità, dai fondamentali come passaggio, calcio e placcaggio, a quelle specifiche di posizione e consapevolezza del gioco. Sebbene le abilità fondamentali rimangano costanti tra i generi, come allenatore devo adattare le mie metodologie di insegnamento per tenere conto delle variazioni nelle capacità fisiche, negli stili di gioco e nei processi di apprendimento cognitivo. Credo che il collegamento al modello di gioco sia fondamentale nel modo in cui si inquadra il contenuto tecnico del sistema, l'apprendimento delle strategie che permettono di realizzare il nostro piano di gioco e della la loro applicazione sul campo. Il modello di gioco fornisce la base per lo stile di gioco, offrendo chiarezza e fiducia a giocatori e giocatrici sui suoi elementi costitutivi. Questo porta naturalmente alla definizione dei principali aspetti tecnici che diventano componenti fondamentali del programma. Nella mischia, ad esempio, le squadre maschili tendono ad enfatizzare la potenza e la stabilità, richiedendo agli allenatori di affinare le tecniche che sfruttano tali vantaggi fisici. Al contrario, in una squadra femminile, quando si lavora sulla mischia si tende a concentrarsi maggiormente sulle legature e sulla tecnica di spinta, dando priorità alla accuratezza nell'ingaggio e alla stabilità rispetto alla pura forza. 

Una differenza significativa che ho riscontrato è la necessità per le giocatrici di comprendere il "perché" dietro ai componenti tecnici e strategici del gioco. L'enfasi sulla comprensione delle ragioni che stanno alla base degli aspetti tecnici favorisce una comprensione più profonda e un coinvolgimento maggiore nel gioco, superando la mera esecuzione. La mancanza di esposizione e di percorsi specifici per le giocatrici di rugby ha creato un divario nello sviluppo e nella comprensione del gioco stesso. È interessante notare che questa necessità di una comprensione più profonda sembra collegarsi alla composizione psicologica delle donne. Comprendere il "perché" dietro ai componenti tecnici crea un senso di scopo e fiducia tra le atlete. Le giocatrici, come i loro colleghi maschi, traggono beneficio dal conoscere gli obiettivi strategici legati a abilità specifiche e sistemi di gioco. Che si tratti di una particolare abilità fondamentale, di contenuti di attacco o difensivi, o di una strategia di attacco specifica, comprendere il significato di questi elementi fornisce un quadro per un "decision making" più sicuro ed accurato sul campo. Ad esempio, comprendere il risultato specifico e la ragione dietro a un determinato esercizio di passaggio che sfida la selezione del passaggio aiuta le giocatrici a riconoscere quando e perché eseguirlo durante una partita, rendendo l'atleta più competente. Inoltre, credo che quando le giocatrici comprendono il "perché", si favorisca un senso di responsabilità sul proprio sviluppo, fornendo loro chiarezza e direzione. 

Ritornando al principio di comunicazione collaborativa già menzionato, anziché percepire l'allenamento tecnico come un insieme di compiti prescritti, le giocatrici diventano partecipanti attive nel loro percorso di apprendimento. Questo coinvolgimento è cruciale per la ritenzione delle abilità e il miglioramento continuo. Come allenatore, ho sempre incoraggiato le giocatrici a porre domande, cercare chiarimenti e partecipare attivamente a discussioni sulle complessità strategiche e tecniche del gioco. Ad esempio, coinvolgere le giocatrici in dibattiti sui vantaggi tattici di un particolare sistema di attacco stimola un pensiero critico e una connessione più profonda con la strategia complessiva della squadra. Credo che comprendere il "perché" sia fondamentale anche per costruire una cultura di collaborazione e coesione nel contesto femminile. Quando le giocatrici comprendono gli obiettivi strategici dietro ai componenti tecnici, grazie alla collaborazione, si promuovono comunicazione e lavoro di squadra efficaci sul campo. Chiarire lo scopo e l'esito desiderato del nostro sistema di attacco e della nostra forma, assicurandosi che ci sia una comprensione condivisa, conferisce alle giocatrici la fiducia necessaria per coordinare i loro ruoli, posizionamento ed esecuzione in modo più coeso. Questa conoscenza collettiva contribuisce a un senso di unità e scopo condiviso, elementi essenziali per il successo in contesti di squadra. Porre l'accento sulla comprensione del "perché" dietro ai componenti tecnici è un aspetto cruciale del coaching nel rugby femminile. Oltre a migliorare le abilità individuali, questo approccio favorisce lo sviluppo di menti rugbistiche eccellenti, promuove un senso di responsabilità tra le giocatrici e approfondisce la loro comprensione del gioco. Continuando a investire nel trasmettere il "perché" di ogni azione, non solo forniamo alle giocatrici gli strumenti necessari per eccellere sul campo, ma le prepariamo anche a diventare giocatrici di rugby professioniste consapevoli delle loro capacità. 

In conclusione, passare dall'allenare una squadra di rugby maschile ad una femminile e viceversa femminile, richiede una comprensione profonda delle differenze fisiche, mentali e tecniche tra i due generi. Abbracciare queste distinzioni è fondamentale per ottimizzare l'approccio al gioco e la filosofia di allenamento, consentendo ai giocatori e alle giocatrici di esprimere il loro pieno potenziale nel gioco. Riconoscendo e valorizzando le caratteristiche uniche di ciascun atleta, il compito dell'allenatore è quello di creare un ambiente stimolante e inclusivo che sfida e motiva gli atleti, massimizzando il loro sviluppo e successo nel rugby giocato.

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Chi scrive è Lorenzo Cirri, allenatore di rugby con qualifiche, FIR e World Rugby. Nel suo curriculum esperienze come giocatore tra la Serie A e la Serie C con i Cavalieri Prato e come allenatore, con 22 anni ed oltre 100 panchine in Serie A femminile, passando dalla prima storica esperienza in A (oggi Serie A Elite) con le Rhinogirls di Sesto Fiorentino fino alla semifinale scudetto conquistata con il Bologna 1928, insieme ad esperienze nel rugby maschile come head coach sia a livello di Elite giovanile che Serie B e Serie C senior con Prato, Sesto Fiorentino e Bologna RC. Insegnante, da sempre fa dello sviluppo dei giocatori e delle giocatrici sia dal punto di vista umano che tecnico il suo tratto distintivo come coach.



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