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Il caso Durham Sharks: il professionismo ed il problema dei soldi nel rugby femminile

Fa molto discutere in questi giorni in Inghilterra il caso delle Durham Sharks, dopo che domenica scorsa, nella Premiership inglese, per l'ennesima volta il club ha rimediato un passivo pesantissimo di oltre 100 punti.

Durham produce da anni molto del talento del rugby femminile inglese, quindi la domanda che i media si pongono è perché le Sharks hanno vinto solo nove partite in quattro anni?
Le pesanti sconfitte sono state un evento regolare per DMP e lo spirito del club e della comunità cominciano ad essere un po' provati, ma di certo le ragazze non sono disposte ad arrendersi. 

È stato durante il viaggio in pullman di cinque ore da Londra a nord-est domenica scorsa quando il DMP Durham Sharks, frustrato dalla vorticosa negatività e dai commenti non richiesti postati sui social media, sugli account del club e delle giocatrici, che la squadra ha deciso di reagire. Le Sharks avevano appena subito l'ultima pesante sonfitta: un 104 - 0 sul campo delle Saracens. Il punteggio purtroppo era fin troppo familiare, il DMP rimane l'unica squadra in Premier 15s senza vittorie in questa stagione. 

"Per favore, fermate gli abusi online", ha digitato una giocatrice sulla tastiera del telefono, per poi caricare la dichiarazione sulle piattaforme del club, "per la nostra salute mentale, perché è davvero importante". In pochi minuti, nomi di alto profilo all'interno della comunità del rugby britannico e mondiale hanno palesato il proprio sostegno al club. Poppy Cleall, che ha segnato tre delle 18 mete delle Saracens quel pomeriggio, ha reso omaggio alla resilienza di DMP, dicendo che loro rappresentano "tutte le ragioni per cui ho iniziato a giocare a rugby". "Noi vi rispettiamo - continuate a combattere", ha aggiunto Rocky Clark, giocatrice con più presenze con Inghilterra di tutti i tempi. Il supporto ha significato molto per le giocatrici del club, che hanno vinto solo nove partite da quando la Premier 15s è stata lanciata nel 2017. "È stato davvero commovente", riflette George Thomas-Roberts, capitana del DMP. "Non do molta attenzione ai social media, ma l'intero team ne è stato sollevato e si è sentito un po' più supportato e compreso".

Ora alla sua 18a stagione al club, Thomas-Roberts ha visto in prima persona come l'aumento degli investimenti dei club della Premiership delle loro concorrenti abbia creato una fuga di talenti. Sebbene DMP possa affermare con orgoglio di aver prodotto alcune delle migliori giocatrici del paese, dall'ex capitano dell'Inghilterra vincitrice della Coppa del Mondo Katy Daley-McLean alla giocatrice dell'anno in carica, Zoe Aldcroft, le Sharks sono purtroppo conosciute per aver perso le loro migliori giocatrici a vantaggio delle squadre rivali nella Allianz 15s. È una situazione triste per una squadra che ha giocato un ruolo fondamentale nella carriera di almeno 50 giocatrici azionali inglesi a livello più o meno recente, (circa la metà ha giocato per l'Inghilterra negli ultimi cinque anni), mentre almeno 10 nazionali scozzesi si sono formate lì prima di passare altrove.

"C'è un grande divario nelle risorse e nelle opportunità che vengono offerte alle Sharks rispetto agli altri club", ammette Thomas-Roberts. "È fantastico che il livello degli investimenti stia crescendo rapidamente, ma è un peccato che questo faccia si che la squadra d'élite del nord-est venga lasciata indietro". Essendo l'unica squadra della massima serie femminile inglese non ufficialmente collegata a un club di Premiership Rugby, la DMP non gode della stessa capacità finanziaria delle altre squadre. Si basa esclusivamente su giocatrici dilettanti come Thomas-Roberts, che ha anche delle presenze per l'Inghilterra sia a livello di XV che di sette, ma questo evidentemente non basta più. DMP rimane anche l'unica squadra della Premier 15s che non è mai stata trasmessa in diretta idalla Rugby Football Union, che seleziona partite che, secondo lei, "mostrano il campionato nella migliore luce possibile". E' evidente che sia molto difficile chiedere ad una squadra a corto di soldi che ha vinto solo una delle ultime 27 partite e ha segnato 12 punti in nove partite in questa stagione di poter soddisfare i criteri del rugby professionale moderno e della RFU per mantenere il posto nel campionato d'elite femminile inglese.
  
Quindi cosa motiva queste ragazze ad andare avanti? "Siamo un gruppo affiatato e ci trattiamo come una famiglia", spiega Thomas-Roberts, aggiungendo che la "resilienza intrinseca" è intessuta nel tessuto del club. Quando non si confronta con professioniste a tempo pieno su un campo da rugby, è impegnata a supervisionare gli studi clinici per un trattamento anticorpale "top secret" per Covid-19. "Negli ultimi due anni le mie giornate sono state abbastanza piene", afferma la capitana.

Ci sono dei segnali incoraggianti (anche se troppo pochi), che fanno pensare che il flusso di talenti non stia andando solo in una direzione: Samantha Herrick, una madre single che è alla sua seconda stagione in DMP, ne è la prova. Avendo precedentemente giocato per Gloucester-Hartpury e per Bristol Bears, si è unita al club durante la stagione 2020-21 che l'ha accolta a braccia aperte, anche a causa della carenza di giocatrici di prima linea, dopo essersi trasferita nel nord-est. "Siamo una buona squadra", dice Herrick “ma è frustrante quando giochi con una squadra di 15 persone che sono giocatrici a tempo pieno. Quello è il loro lavoro, noi ne abbiamo un altro che ci aspetta la mattina successiva. Come squadra, non ci abbattiamo, andiamo avanti. Non possiamo fare di più. Se fossimo pagate per quello che stiamo facendo, saremmo al livello successivo. E' semplice."

Tale è l'entusiasmo di Sam Herrick per il gioco che è tornata al rugby solo tre mesi dopo il parto nel 2017, in parte a causa della "massiccia rete di supporto" su cui può contare per l'assistenza all'infanzia. Anche se giocare significa una continua serie di sconfitte, il rugby rimane la costante nella sua vita. "Ho attraversato una rottura e un divorzio durante il periodo del Covid, ma il rugby mi porta via da tutto questo", dice ed Ã¨ orgogliosa di essere un modello per alcune delle nuove giocatrici della squadra, come Rosie Inman, che ha iniziato ad allenarsi con DMP l'anno scorso. Studentessa alla Durham University, che si è ufficialmente collegata al DMP due anni fa, Inman ha appena mancato la selezione finale dell'Inghilterra U20, ma giocare per un club con risorse insufficienti non ha rovinato le sue aspirazioni a progredire in questo sport: "Ho sempre voluto giocare a rugby ad alto livello", dice. A causa del Covid, la Premier 15s era l'unico campionato che era ancora in corso quando ho cominciato a giocare. Stiamo facendo il possibile con le risorse che abbiamo, non possiamo essere giù di morale".

Al ritmo in cui si sta sviluppando il gioco femminile, il club è ancora galvanizzato da un senso di cultura comunitaria che investimenti e professionalità spesso possono spazzare via. "Mi piacerebbe giocare per una squadra che vince, ma preferirei restare qui e aiutare il rugby femminile d'élite nel nord-est a progredire", conclude Thomas-Roberts.
È questa la mentalità che sta guidando le giocatrici del DMP ad andare avanti. Possono essere giù, ma non si sono certamente arrese.

Nonostante la resilienza delle ragazze però la federazione inglese ha emesso un avviso di attenzione alle prestazioni per il club da qui alla fine della stagione 2020/21, la RFU e il club dovranno lavorare insieme per identificare i miglioramenti da effettuare per continuare a sviluppare il rugby femminile nel nord-est, visto che da quando ha avuto successo nella precedente procedura di assegnazione, DMP ha incontrato numerose difficoltà che devono essere affrontate e tutte le parti interessate vogliono trovare una soluzione per garantire che ci sia un club di alto livello di successo nel nord-est.

È stato creato un gruppo di lavoro di rugby nel nord-est, che inizialmente sarà composto da personale della RFU che conosce la regione. La RFU ha identificato come parte della loro strategia il progetto "Every Rose Count" nel Nord Est, per far crescere il gioco ed il numero delle giocatrici nell'area. Il compito del gruppo di lavoro sarà quello di guardare al più ampio panorama del rugby nella regione e garantire che il percorso del rugby femminile rimanga efficace, lavorando a fianco degli organi costitutivi.
DMP è un club comunitario con oltre 22 squadre che gli gravitano intorno e sta lavorando instancabilmente per garantire un futuro percorso sostenibile per il rugby femminile nella regione, con i partner chiave e la comunità locale per supportare il club in quello che è stato un momento difficile per tutti coloro che sono coinvolti nel rugby. 
Attraverso gli sforzi congiunti del club, della comunità e dei partner locali, del North East Working Group e della RFU, l'obiettivo è continuare a fornire un percorso efficace in una regione rinomata per la produzione di talenti di livello mondiale nel gioco femminile e maschile.

Tutto utile ed interessante, ma se nessuno ci metterà dei soldi investendo in maniera consistente in questo progetto, questa squadra è destinata come Richmond e Waterloo (altri nomi storici del rugby femminile inglese) a lasciare strada ad altre squadre: Bath, Leicester Tigers e London Irish sono alla finestra. Questo è il brutto del professionismo, senza soldi, tanti, il sistema non funziona. Siamo sicuri di potercelo permettere? Di certo se una strada dovremo prendere è necessario che tutti vadano nella stessa direzione. Tutte dilettanti? Va bene! Tutte professioniste? Va bene! Facciamo invece metà e metà e vedrete quanto tempo ci metterà a rompersi il giocattolo... Poco. Molto poco.

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