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31 anni dalla Coppa Del Mondo 1991: il ricordo di Federica Bortolato

Oggi esattamente 31 anni fa, iniziava la Coppa Del Mondo del 1991 in Galles. Il rugby femminile era ancora agli albori. Le donne che hanno giocato la prima Coppa del Mondo sono state delle vere pioniere del mondo ovale femminile, non avevano modelli da seguire, nessuna storia a cui ispirarsi. In quasi tutti i casi sono state la prima generazione di donne dei loro paesi a giocare a rugby e sono state sicuramente le prime a giocare a livello internazionale, visto che il primo test in assoluto era stato giocato poco meno di nove anni prima.

In collaborazione con Scrumqueens abbiamo ricostruito diversi ricordi e ritratti di giocatrici che parteciparono a quel torneo, per l'Italia a raccontarci la sua esperienza è stata Federica BortolatoSiamo partiti dalla domanda più semplice e scontata: 

Come hai iniziato a giocare a rugby?

Federica Bortolato (Italia): "Ho iniziato per caso, come tante altre ragazze. Avevo un fratello minore che giocava a Mirano e io, da brava sorella maggiore, andavo a vederlo ai suoi ritiri e alle sue partite. Una domenica, subito dopo la sua partita under 17, c'erano ragazze che giocavano. Mi sono fermata a guardare. Sono curiosa e anticonformista per natura e anche un po' testarda per natura. Subito le ragazze mi hanno chiesto di venire a provare a fare un paio di allenamenti con loro. Da quel giorno è entrata in circolazione la malattia del rugby. Era il 1988 e io avevo 22 anni. Non c'era una cura, ma davvero, non puoi mai guarire dal rugby. Ancora adesso guardo le partite allo stadio o in televisione e quando vedo maul e ruck non posso fare a meno di pensare a quanto mi piacerebbe essere di nuovo in campo.

Ho giocato a Mirano per due stagioni, una da Capitana; Mi sono innamorata di questo sport, anche se diverse persone mi hanno detto che “non era uno sport per donne”. Nel 1990, sorprendentemente, arrivò la mia prima chiamata. Abbiamo giocato una partita quell'anno, a Birmingham. Sono rimasta in panchina, ma è stato l'inizio di una bellissima avventura. L'anno successivo, il 1991, ci fu una svolta per il rugby femminile: la prima Coppa del Mondo e, nello stesso anno, il rugby femminile fu riconosciuto dalla Federazione Italiana."

Come ti prepararsti per la Coppa del Mondo?

FB: "Nel 1991 giocavo nel Vicenza, mi facevo 120 km tra andata e ritorno, tre volte a settimana con una partita la domenica... Quindi ero già disposta a sacrificare tempo e denaro a favore dei chilometri necessari per raggiungere un luogo dove essere parte di una squadra. La chiamata ai raduni in preparazione al Mondiale ha incoraggiato me e le mie compagne a Vicenza. Eravamo piccole, giocavamo un rugby abbastanza semplice, ma avevamo una grinta e una determinazione che speravamo avrebbero superato tutte le nostre carenze tecniche."

Quali sono i tuoi ricordi della Coppa Del Mondo del 1991?

FB: "Ho molti ricordi delle mie partite giocate con le Azzurre: dai ritiri in cui viaggiavamo e dormivamo insieme per ridurre i costi, alle serate trascorse a provare l'inno nazionale, alla straordinaria prestazione nel tagliare e cucire gli scudetti sulle giacche azzurre che erano state pensate per uomini, e dover accorciare tutti i calzoni che ci erano stati dati... Ma non ci importava, bastava che potessimo giocare.

La preparazione atletica era stata più o meno a nostra cura seguendo le linee guida di Andrea Fabbri (il nostro allenatore) e Marco Fogli (il nostro medico, che però poteva anche trasformarsi - a seconda delle necessità - nel nostro fisioterapista, dietista e psicologo). Della Coppa del Mondo ricordo tante, tante emozioni, tanta incredulità nel vedere che in giro per il mondo c'erano tante altre ragazze che erano come noi, che si confrontavano con l'idea che il rugby fosse uno sport per soli maschi. Ho ricordi di partite, inni elettrizzanti, energia e soddisfazione. Sono tornata dal torneo con la borsa piena di maglie, pantaloncini e calzettoni scambiate con le avversarie e con il cuore pieno di emozioni che non dimenticherò mai. Mai."

Come è cambiato il rugby femminile dal 1991?

FB: "Oggi il rugby femminile in Italia è molto diverso da allora. È cresciuto molto, si è diffuso in molti posti nuovi e le ragazze che scendono in campo lo fanno in modo più naturale. Il supporto tecnico di chi ora segue le ragazze è di livello molto più alto e soprattutto gli allenatori credono fortemente nei loro sforzi; la Federazione tiene conto del settore femminile ei risultati sono davvero incoraggianti.

Le Azzurre che vedo ancora oggi hanno la stessa determinazione che avevamo noi, che siamo state le pioniere di questo sport; forse non tutte sanno che qualcuna prima di loro ha tracciato un sentiero dove non c'era, forse non tutte sanno quanto sia stato faticoso a volte percorrere quel sentiero inesplorato. Ma vedendoli giocare mi emoziono tanto ora come allora. Vederle vincere le partite del Sei Nazioni mi ha fatto capire ancora una volta che tutta quella fatica (e quella soddisfazione, e quel divertimento...) hanno sicuramente prodotto dei frutti!

Il rugby ha segnato la mia vita e l'ha decisamente cambiata in meglio, e se potessi tornare indietro, lo farei in un baleno. Nessun dubbio su questo!"

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