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Lezione d'inglese: ecco come si spiega lo strapotere delle Red Roses

I risultati finora ottenuti nel Sei Nazioni femminile di quest'anno insieme a quelli dei test internazionali del novembre scorso, hanno mostrato quanto sia lontana l'Inghilterra da tutte le altre nazioni, quando si parla di rugby al femminile. Anche se talvolta le vittorie inglesi vengono sminuite vista la disparità negli standard, è estremamente importante che se ne parli per spingere le altre nazioni ad alzare il livello.

L'Inghilterra è stata spesso criticata per essere l'unica squadra veramente professionistica nel circuito mondiale, ma gradualmente anche altri paesi si stanno rendendo conto che devono investire risorse nel movimento femminile o rischiano di rimanere ancora più indietro, il che non può che essere positivo per il rugby femminile che continua a svilupparsi rapidamente. Ciò si riflette in altre nazioni che ora stanno cominciando ad introdurre contratti centralizzati per le giocatrici. L'ultima in ordine di tempo è stata l'Italia dopo una terribile sconfitta proprio contro l'Inghilterra nel secondo round del torneo.

A parte l'ovvio motivo delle essere professionista da più tempo, il successo dell'Inghilterra ha radici molto più profonde, per questo proveremo a mettere in evidenza le aree di successo che al momento danno alle Red Roses un vantaggio così grande.

Qualità e profondità dell'organico

Non importa chi è indisponibile o infortunata, c'è una sostituta disponibile che ha altrettanta qualità. Lo abbiamo visto con la mediana di mischia Claudia MacDonald infortunatasi a novembre sostituita brillantemente dalla giovane Lucy Packer, che con l'esperienza di Natasha Hunt e la qualità di Leanne Infante hanno permesso a Simon Middleton di schierare un reparto sempre di altissimo livello. Questa forza e questa profondità nell'organico inglese si riflette nelle prestazioni che la squadra è in grado di mettere in campo. Se guardiamo le partite contro le Black Ferns dell'autunno scorso, l'Inghilterra ha inflitto alle campionesse del mondo in carica due cocenti sconfitte, pur mancando di giocatrici del calibro di Emily Scaratt e Leanne Infante. 

Tutte le giocatrici in Inghilterra vogliono far parte della rosa che andrà alla Coppa del Mondo, quindi ogni partita del Sei Nazioni è come un banco di prova. Ci saranno quattro o cinque grandi nomi che sarebbero titolari inamovibili nella maggior parte delle squadre della Coppa del Mondo che non andranno in Nuova Zelanda con l'Inghilterra a causa della durissima competizione in ogni ruolo. Ogni partita, ogni giocatrice ha sempre qualcosa da dimostrare e per questo le Red Roses (chiunque schierino), giocano sempre al 110%.

Versatilità

Questo per Middleton è un concetto fondamentale. Basta guardare il pacchetto di mischi dell'Inghilterra per vedere quanto sono versatili tutte le giocatrici. Quando hai pilone come Sarah Bern che scattano nei 30 metri bruciando le trequarti avversarie, sai che gli allenatori avranno mal di testa ogni volta che dovranno fare una selezione. Una delle migliori giocatrici inglesi, Poppy Cleall, può giocare in seconda linea, ma anche come blindside flanker (n°6) o come numero 8 ed è di livello mondiale in tutti questi ruoli. Maud Muir, una dei giovani talenti appena approdata in squadra, può giocare indifferentemente come pilona destra o sinistra, ed è anche in grado di cavarsela più che egregiamente come tallonatrice, cosa molto rara a livello internazionale.

Avere avanti che bucano la linea difensiva avversaria non è un concetto nuovo e lo abbiamo visto in tutte le squadre del Sei Nazioni, ma la differenza, rispetto a queste, è la varietà di abilità e la capacità di muovere il pallone con grande qualità o attaccare in velocità negli spazi che hanno soprattutto le prime cinque giocatrici di mischia inglesi, chiunque esse siano. La palla viene mantenuta costantemente viva e costringe le difese a lavorare molto di più, il che porta inevitabilmente ad aprire degli spazi nella difesa, cosa che l'Inghilterra può (e sa) sfruttare in maniera molto efficace. Le giocatrici sono anche "super fit" - nonostante siano grandi e potenti possono cambiare marcia rapidamente e fornire grandi accellerazioni - basta solo guardare Alex Matthews e la meta che ha segnato contro il Galles nel terzo round, pur giocando in 3a linea ma sembrava veloce come un'ala aperta.

Se parliamo di versatilità, le trequarti inglesi non sono certo da meno della mischia. Possiamo parlare di estremi, un reparto dove tutte le giocatrici che ricoprono il ruolo sono in grado di giocare, bene, anche in altre posizioni: Ellie Kildunne, Abby Dow e Sarah McKenna sono tutte abilissime finisher, portatrici di palla pericolose e con un tasso di pericolosità altissimo. Tutte possono giocare come estremo o ala, sia aperta che chiusa. Se ci aggiungiamo poi Zoe Harrison, Emily Scarratt, Helena Rowland e Holly Aitchison che possono ricoprire sia il ruolo di apertura che quello di centro è facile capire come ciò consenta di scegliere le migliori combinazioni per una data partita piuttosto che le migliori in assoluto in un ruolo, a prescindere da richieste strategiche o stato di forma.

Capacità di segnare

L'Inghilterra è una squadra mortalmente efficace con il pallone in mano. Soprattutto quando la palla finisce in mano alle ali. Jess Breach, Lydia Thompson, Heather Cowell e Abby Dow (che purtroppo si è rotta una gamba durante il match contro il Galles) sono tra le migliori finalizzatrici del mondo. Date loro un centimetro di spazio e lo prenderanno. Avere queste giocatrici come terminali offensivi in grado di ricevere passaggi accurati o meno precisi e trasformarli la maggior parte delle volte in segnature, causa problemi reali alle difese che faticano a difendere in maniera efficace nella larghezza del campo.

Il gioco al piede

Come se quanto sopra non bastasse, l'Inghilterra ha una una risorsa in più rispetto a molte altre squadre: una batteria di calciatrici molto precise ed efficaci. Zoe Harrison è autricie di una prova magistrale contro il Galles, quando grazie alla precisione ed alla potenza del suo calcio ha bloccato ripetutamente il Galles nei propri 22m. La sua capacità di realizzare anche le trasformazioni dalla linea laterale consente all'Inghilterra di giocare nella larghezza reale del campo e significa che segnare in angolo può comunque portare a sette punti. Nonostante la sua indiscussa bravura, Zoe Harrison non è l'unica opzione per il gioco al piede dell'Inghilterra, con Emily Scarratt, Amber Reed ed Helena Rowland che hanno tutte un ottimo set di abilità tattiche nei calci, sia nel gioco che dalla piazzola.

Mentalità vincente

A differenza della Francia, che finora nel torneo non è sembrata, nonostante le vittorie, ancora a pieno regime, l'Inghilterra entra ed esce da ogni partita con la stessa mentalità ed una mentalità vincente. Le Red Roses sono le migliori del mondo, ne sono consapevoli e giocano avendo bene in mente questa idea, indipendentemente dal fatto che siano reduci da una serie di 20 vittorie consecutive o da una sconfitta nella finale di Coppa del Mondo. 

La Scozia ha difeso molto bene e l'Italia ha effettuato più di 200 placcaggi contro l'Inghilterra, ma l'implacabilità nella mentalità delle Red Roses per 80 minuti ha brillato. L'Inghilterra è una squadra che non molla mai, che non rallenta mai, continueranno a segnare mete fino a quando l'orologio non diventa rosso.

I grandi successi non sono celebrati, sono attesi. I passaggi di 20 metri da giocatrici del calibro di Scarratt e Rowland sono la norma, non qualcosa che avviene casualmente. Se il pallone arriva ad un'ala che vola in meta, è perchè ci deve arrivare. Certamente la partita con la Francia mostrerà esattamente dove si trova l'Inghilterra, ma ad oggi faccio fatica a vedere qualcosa di diverso da un Grande Slam per l'Inghilterra, anche se la Francia è una squadra forte con ottime giocatrici ed un alto livello di skills in tutta la squadra.

In sintesi, possiamo affermare che l'Inghilterra sta fissando gli standard ed è una cosa molto interessante guardare altre nazioni che stanno cominciando a seguirne le orme. È stato anche fantastico fino a questo momento vedere come risultato di tutto questo, un pubblico da record che riempie gli stadi ogni volta che l'Inghilterra gioca. Potremmo scommettere (ed essere ragionevolmente certi di vincere la scommessa) che la partita di questo fine settimana con l'Irlanda al Mattioli Woods Welford Road Stadium di Leicester, infrangerà di nuovo il record di presenze. La linea è tracciata, l'unica domanda che resta è: quanto ci metteranno le altre squadre a raggiungerla?

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