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La profonda crisi irlandese: campionato di basso livello, soldi spesi male ed il problema del 7s

Poco piĆ¹ di quattro ore hanno separato due partite importantissime per l'Irlanda a Dublino ed Edimburgo lo scorso sabato, in un pomeriggio di emozioni selvaggiamente contrastanti per il rugby irlandese. 

All'Aviva Stadium, il Leinster ha demolito il Tolosa con la consueta spietata efficienza assicurarandosi un posto nella finale di Heineken Champions Cup per la quarta volta in sei anni, l'ultima grande giornata in un anno che ne ha giĆ  avute diverse con il torneo maschile del 6 Nazioni. PiĆ¹ tardi quella sera all'ombra di Murrayfield, il rugby femminile irlandese ha toccato un nuovo livello minimo, qualcosa che non dalle parti di Dublino non pensavano fosse possibile dopo il disastro delle qualificazioni ai Mondiali del 2021: il primo cucchiaio di legno del Sei Nazioni dal 2004 ad oggi ĆØ perĆ² sufficientemente grave per riconsiderare il quadro generale.

Questo doveva essere il tanto atteso "Anno 1", quello della ripartenza. I contratti professionali, l'assunzione di un allenatore senior esperto come John McKee, l'ampliamento dello staff di supporto e l'impegno nella creazione di centri di eccellenza provinciali hanno portato la spesa annuale dell'IRFU per il rugby femminile a oltre 5,5 milioni di euro. Quindi dobbiamo smentire la narrazione dominante che la Federazione Irlandese non investe nel rugby femminile. I soldi ci sono, il problema ĆØ come vengono spesi (male) e dove.

Quei grandi titoli e questi numeri entusiasmanti sono arrivati ​​tutti prima del Sei Nazioni, un torneo che ha visto la squadra senior femminile irlandese disconnessa ulteriormente dal gruppo delle altre squadre, mentre la prevista partenza dell'allenatore Greg McWilliams dopo meno di 18 mesi in carica significa che il prossimo anno sarĆ  di nuovo un "Anno 1".

A parte una coraggiosa prestazione nel secondo tempo contro l'Inghilterra, l'inesperienza dell'Irlanda a questo livello ĆØ stata tristemente messa a nudo ed ĆØ difficile vedere quel divario colmato da un cambio di allenatore. Anche con un record di sole tre vittorie su 12 partite, ĆØ difficile attribuire la colpa della disastrosa campagna irlandese a McWilliams. La mancanza di accesso a qualsiasi giocatrice dell'Irlanda Sevens lo ha lasciato con una mano legata dietro la schiena in questa stagione, portando a una linea delle trequarti titolare contro il Galles per la prima partita dell'Irlanda con quattro giocatrici con meno di cinque presenze ciascuna.

Come ci si aspettava e spesso accaduto negli ultimi anni, la finestra internazionale femminile si ĆØ giocata sotto una nuvola di problemi anche fuori dal campo. Prima ĆØ arrivata la notizia che le stelle irlandesi del Sevens non sarebbero state integrate nella squadra a XV, notizia seguita da un rapporto dannoso sul Telegraph in cui alcuni membri della federazione affermavano che del rugby femminile in Irlanda frega un c***o a nessuno, cosa che ha portato McWilliams a dover negare le accuse di sessismo rivolte dai media alla Federazione. La confisca dei volantini con l'hashtag #IGiveAF*** prima dell'ultima partita casalinga contro l'Inghilterra a Cork non ha certo contribuito ad allentare la tensione.

Per strofinare il sale sulle ferite autoinflitte, poche ore dopo la sconfitta dell'Irlanda contro la Scozia, Cliodhna Moloney ha segnato due mete ed ĆØ stata la migliore in campo con Exeter che ha vinto la finale dell'Allianz Cup contro Saracens domenica pomeriggio. La tallonatrice ĆØ stata esclusa dalla nazionale nel 2021, dopo aver criticato pubblicamente l'ex direttore del rugby femminile Anthony Eddy.  

Negli ultimi mesi sono stati criticati anche il valore dei contratti dell'IRFU per le giocatrici della nazionale a XV (che vanno da € 15.000 a € 30.000 con eventuali bonus, che perĆ² non sono ancora stati stabiliti) e la mancanza di contratti ibridi per coloro che non sono in grado di sospendere la propria carriera lavorativa. Quei contratti, perĆ², valgono poco per chiunque a meno che le strutture della competizione in Irlanda non facciano di piĆ¹ per preparare i le giocatrici a confrontarsi con un livello mondiale che ĆØ in rapida crescita.

Il nodo principale della questione ĆØ il campionato domestico. Questa stagione ha visto l'All Ireland League giocare tutta la stagione in volata prima di Natale, per avere poi un campionato interprovinciale di tre settimane prima dell'inaugurale Celtic Challenge in cui un XV delle province combinate ha vinto contro squadre di sviluppo provenienti da Scozia e Galles. La differenza sta perĆ² nel fatto che l'Irlanda, ha in pratica usato tutte le giocatrici che avrebbero poi participato al 6 Nazioni (tra le quali le veterane Linda Djougand e Hannah O'Connor), in pratica schierando la nazionale maggiore, mentre Galles e Scozia hanno schierato una U23, composta da giocatrici all'inizio del loro percorso internazionale.

Lo scorso ottobre Il direttore delle prestazioni dell'IRFU David Nucifora ha previsto che l'Interpros, cosƬ come una Celtic Challenge ampliata, potessero essere le principali competizioni d'Ć©lite per le giocatrici internazionali irlandesi, togliendo questo ruolo al campionato (un po' quello che ĆØ successo in Italia con il Top10 ed i club dello URC).

Secondo Eddy "la Celtic Cup ĆØ la porta per il Sei Nazioni femminile" mentre il ruolo dell'AIL dovrĆ  essere di far giocare le giocatrici in via di sviluppo e dare loro competizione e minutaggio. Il passaggio chiave del suo discorso, che suscitĆ² feroci critiche sui social ma anche tra i club stessi fu questo: "non riesco a immaginare che l'AIL femminile possa diventare quello che ĆØ la Premiership inglese, non ĆØ il nostro modello, non funzionerĆ  qui. Dobbiamo farlo in modo diverso". Sebbene l'idea della Celtic Challenge fosse valida all'epoca, la realtĆ  si ĆØ rivelata ben diversa e anche una versione ampliata di questo torneo farĆ  ben poco per fungere da competizione d'Ć©lite.

Con cosƬ tante giocatrici gallesi e scozzesi che giocano nella Premier 15s in Inghilterra, ĆØ improbabile che ciĆ² fornisca la qualitĆ  necessaria ed un ritmo di gioco che porterebbe le giocatrici irlandesi ad avvicinarsi al livello di Galles e Scozia per non parlare dell'Inghilterra. In pratica senza un campionato di livello tutti gli investimenti fatti sulle singole giocatrici o gli aggiustamenti fatti sulla Celtic Cup servono a poco o nulla.

Il rugby femminile - e lo sport femminile nel suo insieme - in Inghilterra sta vivendo il suo momento di gloria, con un pubblico record di 58.498 spettatori alla partita decisiva del Grande Slam di sabato scorso tra inglesi e francesi a Twickenham, l'Irlanda che riempie gli stadi per la nazionale ed i club maschili, fa fatica a portare 5000 persone a vedere le persone del 6 Nazioni femminile, per non parlare delle partite di AIL che sono seguite spesso da meno di un centinaio di spettatori.

CosƬ mentre l'AIL in Irlanda viene ridotto allo stato di un campionato di sviluppo, ĆØ probabile che la Premier 15s giĆ  superiore continui a crescere diventando piĆ¹ grande e migliore alzando ulteriormente il livello delle giocatrici inglesi, gallesi e scozzesi. L'IRFU deve correre ai ripari ed investire nel campionato, dandogli la massima prioritĆ , prima che sia troppo tardi, visto che ĆØ notizia di questi giorni che anche il Sud Africa ha cominciato a muoversi professionalizzando il proprio campionato di Elite Femminile. In caso contrario l'IRFU potrebbe moltiplicare gli stipendi cinque o dieci volte, ma a meno chele giocatrici non abbiano un campionato per club significativo o una competizione provinciale in cui giocare regolarmente (non tre settimane l'anno), questo non le renderĆ  giocatrici migliori. 

Vale la pena notare che anche la traiettoria del gioco dei XV a livello globale ĆØ cambiata. 10 anni anni fa, c'era qualche merito nell'adottare un approccio Sevens-first che in diversi casi ha dato dei frutti (e non sempre, basta ricordare i casi di Olanda, Svezia e Germania), ma con il Sei Nazioni che si ĆØ spostato avendo adesso una propria finestra lontana da quella del torneo maschile e le conseguenti presenze e cifre televisive in aumento, l'incanalamento dei talenti migliori d'Irlanda all'altra forma del gioco sembra una scelta miope.

In Beibhinn Parsons, il rugby irlandese ha una potenziale superstar globale e una delle giocatori piĆ¹ riconoscibili e commerciabili del paese, ma la maggior parte del suo rugby viene giocato dall'altra parte del mondo e spesso in orari difficili per il pubblico irlandese. Le sue due partite in AIL con Blackrock, in cui ha segnato sette mete, sono state le uniche due partite che giocherĆ  nel paese in questa stagione. Entro la prossima settimana, anche Bruce Springsteen con i suoi concerti avrĆ  avuto piĆ¹ tempo su un campo da rugby irlandese e volente o nolente l'IRFU dovrĆ  prima o poi affrontare questo problema. Forse speravano di viacchiare fino al 2024 ed al post Olimpiadi, ma se l'Irlanda nel prossimo WXV nel quale ĆØ stata confinata nel livello piĆ¹ basso, dovesse perdere anche solo una partita con Colmbia, Kenya o Kazakhstan la situazione sarebbe semplicemente troppo espolsiva o deteriorata per poterla gestire con semplici aggiustamenti qua e lĆ .

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