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WXV 1: ecco come l'Inghilterra ha battuto la Nuova Zelanda

Quella tra Inghilterra e Nuova Zelanda era la partita che aspettavano in tanti. Non solo per mettere in bacheca il primo titolo del WXV della storia, ma anche per capire a che punto sono le due squadre dopo un anno dalla Coppa Del Mondo. Ovviamente c'era anche quella voglia di rivincita delle Red Roses che hanno mal digerito una finale mondiale persa principalmente per averla giocata in 14 per più di trequarti del match.

Quando le squadre sono entrate in campo ad Auckland per 38 minuti tutto è andato a favore dell'Inghilterra, poi una meta della Nuova Zelanda alla fine del primo tempo ci ha raccontato che avevamo ancora una partita tra le mani. Alla fine le Red Roses sono riuscite a vincere 33-12 portando a casa il titolo WXV 1. Le due mete delle Black Ferns – prima e dopo l'intervallo – hanno dato loro speranza, ma alla fine la forza della mischia inglese ha avuto la meglio, le loro avanti hanno messo a segno tutte e cinque le mete inglesi ed hanno esercitato il loro dominio fisico in ogni area del gioco.

Ecco le "key areas" che hanno messo in evidenza la superiorità inglese e dove le Black Ferns hanno mostrato la loro classe:

Prima linea – Vantaggio Inghilterra

Il primo tempo ha visto le Black Ferns davvero in difficoltà sui calci d'inizio, con una rimessa laterale in sofferenza e una mischia appena stabile. L'ingresso di Murray al 45' ha dato un po' più di stabilità alle padrone di casa, certamente si è sentita moltissimo l'assenza di Tanya Kalounivale (fuori per infortunio). La prima linea delle Red Roses è sempre una delle loro armi più pericolose. Sarah Bern ha continuamente messo in difficoltà la difesa neozelandese portando avanti una notevole quantità di palloni mentre Lark Atkin-Davies ha segnato una meta con la solita maul avanzante e inarrestabile, oltre ad aver lanciato con precisione millimetrica per tutta la partita.

Seconda linea – Vantaggio Inghilterra

Il dominio della rimessa laterale è il pane quotidiano delle Red Roses, ma è il lavoro svolto dalla sala macchine dell'Inghilterra intorno al punto d'incontro è quelle che le contraddistingue. Zoe Aldcroft svolge perfettamente i suoi compiti, accumulando placcaggi e partecipando attivamente ad ogni pulizia in ruck (oltre a segnare una meta), mentre Rosie Galligan Ã¨ stata una presenza costante in ogni fase del gioco, con una grandissima solidità nei lanci del gioco. Dall'altra parte Chelsea Bremner è stata una macchina per le Black Ferns e una spina nel fianco per la difesa dell'Inghilterra, ma la rimessa laterale balbettante della Nuova Zelanda è un segno rosso sulle prestazioni delle loro seconde linee.

Terza linea – Vantaggio Inghilterra

Marlie Packer ha messo in atto la "solita" prestazione imperiosa, sbattendo contro le maglie nere più e più volte senza riguardo per la propria integrità fisica. Morwenna Talling continua a crescere e dimostra di meritare ampiamente la maglia n° 6, senza far minimamente rimpiangere l'infortunata Kabeya e con la sua potenza e la sua qualità nella lettura del gioco potrebbe essere una candidata per passare alla maglia n° 8 in futuro. Alex Matthews, tipicamente una blindside, si è divertito nel suo ruolo alla base della mischia in questo torneo con alcune belle corse segnando anche la meta di apertura della partita. 

Anche tra le Black Ferns ci sono 3e linee di grande qualità, soprattutto  Liana Mikaele-Tu'u che è stata per tutto il torneo una minaccia costante al breakdown oltre ad essere una placcatrice devastante insieme alla capitana Kennedy Simon che ha fatto eco alla sua omologa Packer con una prestazione che non ha lasciato nulla di intentato. Nonostante questo manca ancora qualcosa (forse esperienza) alle 3e linee neozelandesi per incidere profondamente nel gioco come fanno quelle dell'Inghilterra.

Mediana – Parità

Dopo le polemiche mondiali sul ruolo della mediana di mischia dell'Inghilterra è tornata Natasha Hunt con la maglia 9 e ha dato all'Inghilterra entusiasmo e ottima gestione del gioco lavorando molto bene con Holly Aitchinson, sempre più a suo agio nel ruolo di apertura, per aprire un po' di spazio alle sue colleghe di reparto inglesi. Fuori l'infortunata Lucy Packer a fare da backup ad Hunt c'era Ella Wyrwas, mediana di Saracens, ma la differenza tra la prima e le alte due (nonstante Hunt vada ormai per i 36 anni e le altre ne abbiano 22) è ancora troppo evidente e lascia più di un punto interrogativo per il futuro. Dall'altra parte Marino-Tauhinu non è certamente paragonabile a Kendra Cocksedge, che ha dato l'addio dopo il mondiale e della quale Marino-Tauhinu è stata per anni back up collezionando pochi scampoli di gioco. Buona gestrice del gioco e capace di attaccare vicino al punto d'incontro o con il piede, ma non è sembrata mai in grado di incidere come altre mediane nel panorama mondiale sull'esito del match come faceva la Cocksedge o attualmente riesce benissimo alla mediana francese Pauline Bourdon. 

Per quel che riguarda la mediana d'apertura il discorso cambia. Ruahei Demant ha mostrato cosa significa essere una mediana di apertura moderna. La superba distribuzione ha allargato spesso la linea difensiva delle Red Roses, con lei stessa in grado di creare dal nulla occasioni per segnare grazie alla perfetta lettura del gioco, mentre in difesa si è dimostrata solidissima, non facendo passare nessuna inglese dal canale che presidiava. Una performance che ha dato ancora più valore alla sua nomination a World Player of the Year.

Centri – Vantaggio Nuova Zelanda

Questa è l'unica area del gioco nella quale attualmente le Black Ferns sono superiori all'Inghilterra. Sylvia Brunt e Amy Du Plessis sono state imperiose al centro dell'area di gioco per le Black Ferns, difendendo con risolutezza, recuperando palloni e attaccando sempre in maniera efficace la linea inglese. Per l'Inghilterra Helena Rowland con la palla in mano è una minaccia costante, anche se è evidente che quello di secondo centro non il ruolo che le si addice di più, poichè limita di molto le sue scorribande negli spazi, mentre Tatyana Hearè certamente cresciuta nel gioco, ma rimane principalmente una ball carrier e line breaker e non ha la qualità di lettura di Brunt, oltre a non usare praticamente mai il piede.

Ali ed Estremo – Vantaggio Inghilterra

Due mete annullate non hanno sminuito la prestazione di Ellie Kildunne per le Red Roses. Giocatrice al momento in stato di grazia, ha reagito con grande classe alle "critiche" subite in patria dopo il mondiale quando qualcuno l'aveva accusata di essere "un po' leggera in difesa". Kildunne deve aver preso la cosa come un affronto personale perchè durante tutto il torneo è stata praticamente insuperabile e contro le Black Ferns è stata un pericolo costante per tutto il match, sia con la sua corsa sfuggente che con la sua abilità di eludere la difesa per mettere in gioco le sue ali, sia attraverso la potente corsa di Abby Dow o la danza labirintica attraverso la linea difensiva di Claudia MacDonald

Per le Balck Ferns Renee Holmes è uscita certamente frustrata da questa partita, soprattutto per quanto riguarda il suo gioco al piede che non ha mai funzionato, anche se nel gioco aperto ha spento molte delle migliori opportunità offensive dell'Inghilterra. Ruby Tui è stata una minaccia costante con la palla in mano, ma non è riuscita ad essere determinante come nella finale di Coppa del Mondo (in 15 v 15 c'erano certamente meno spazi da attaccare) anche se ha dato il suo contribuito con alcuni turnover. Per le candidate al premio di "Rivelazione dell'anno" Mererangi PaulKatelyn Vaha'akolo poco spazio in attacco e qualche sbavatura in difesa. La strada per arrivare a Portia Woodman è ancora lunghissima.

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