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6 Nazioni femminile, stelle e miti del torneo: Sandrine Agricole

Scegliere una tra le giocatrici francesi che hanno segnato la storia del torneo è stato piuttosto difficile. Avremmo potuto parlare di Marie Alice Yahè, Gaelle Mignot, o tante altre stelle che ci hanno deliziato con le loro giocate. Noi abbiamo scelto Sandrine Agricole, talentuosissima apertura capace di incantare il pubblico con le sue finte ubriacanti e una delle prime specialiste nel gioco del piede, che con le sue qualità ha innalzato in maniera evidente il gioco della Francia guidandola a vincere ben tre Grand Slam, interrompendo il dominio dell'Inghilterra.

Fu nei Paesi Bassi che Sandrine Agricole capì che il suo destino era giocare a rugby per la Francia. Proveniente da una famiglia della periferia parigina dove il calcio e l'atletica la facevano da padroni, Agricole si innamorò invece della palla ovale. Nel 1998 giocava a rugby a Villiers-sur-Marne, alla periferia della capitale francese, e durante un tour di fine stagione ad Amsterdam, ebbe modo di vedere Les Bleues di persona per la prima volta. Da quel momento in poi avrà in mente un solo obiettivo. 

Spiega: “Eravamo in Olanda per il nostro tour di fine anno e per un caso la data coincideva con la Coppa del Mondo femminile. Scoprì che lì c'era la squadra femminile di rugby della Francia e ricorderò sempre che durante gli inni guardavo la squadra francese e ho detto a una delle mie compagne di squadra: "un giorno sarò là fuori con loro". È da lì che è nata la voglia di giocare ai massimi livelli e quella volontà di fare i sacrifici necessari per raggiungere quell'obiettivo”.

Come spiega Agricole, si è innamorata del rugby dal momento in cui ha scoperto questo sport: “Come Obélix (del fumetto di Astérix), mi sono ritrovata coinvolta ed è stato amore a prima vista. Il nostro allenatore credeva nella libertà delle giocatrici con la palla ed è questo che mi ha attratto di questo sport, ti davano una palla e potevi correre con essa, potevi calciarla e se non l'avevi, potevi prendere la palla alla persona che ce l'aveva, placcarla e portarla a terra. Amavo quella libertà."

Nel 2003 Agricole attirò l'attenzione abbastanza da guadagnarsi un posto nella squadra francese, ottenendo così la prima delle sue 84 presenze contro l'Inghilterra a Twickenham nel Sei Nazioni di quell'anno. Fu un'esperienza difficile, con la Francia battuta 57 - 0 da un'Inghilterra devastante che avrebbe poi vinto il Grande Slam. L'anno successivo la Francia avrebbe però completamente cambiato le cose, aggiudicandosi il primo dei tre Grandi Slam di Agricole con una vittoria per 13 - 12 sull'Inghilterra.

Agricole ricorda: “La mia prima presenza arrivò contro l'Inghilterra a Twickenham, è una partita che non dimenticherò mai, non perché abbiamo vinto, anzi siamo state battute 57 - 0. La ricordo perché era la mia prima partita con la nazionale. Avevo il n° 21 ho scoperto un rugby di altissimo livello. È stato l’inizio di un bellissimo percorso in nazionale durato fino al 2014.

“Twickenham era grande ma non avevo idea che fosse la casa del rugby o di cosa fossero l'Inghilterra o il Crunch. Per me era solo questione di rappresentare il mio Paese, di cantare La Marsigliese, di stare dall'altra parte per gli inni e di indossare la maglia blu. Abbiamo vinto il Grande Slam l’anno successivo. C'era stata la Coppa del Mondo nel 2002 e un grande turnover di giocatrici e staff tecnico. Nel 2003 c'erano molte nuove giocatrici con un nuovo piano di gioco e anche se non abbiamo vinto il torneo (la Francia arrivò terza, nda), abbiamo dimostrato che c'era del potenziale e lo abbiamo realizzato nel 2004. Abbiamo vinto due titoli consecutivi. Due Slam che hanno mostrato il potenziale che c'era nella nazionale femminile. Il rugby femminile cominciava a trovare spazio in Francia. Non direi che le porte fossero spalancate, i media in quel periodo non ci seguivano molto, ma hanno iniziato a sentire parlare di noi, soprattutto grazie ai nostri risultati”.

Dopo quel successo, l’Inghilterra riprese rapidamente il controllo del torneo, vincendo sette titoli consecutivi prima dello Slam dell’Irlanda nel 2013 e poi della Francia l’anno successivo. Il 2014 è stato l'ultimo anno di Agricole nel rugby internazionale, un anno fondamentale per lo sport con la Francia che avrebbe ospitato la Coppa del Mondo nel corso dell'anno. Dopo aver trascorso tutta la sua carriera internazionale giocando centro, Agricole aveva cambiato ruolo nel 2012 passando all'apertura, un punto di svolta per lei.

Parlando di quel cambiamento Agricole ricorda: “Quello fu un riconoscimento del lavoro che avevo svolto perché per me, passare dal centro a dieci ha dimostrato che avevo guadagnato in maturità e che c'era fiducia in me per gestire la squadra. Il ruolo del mediano d'apertura è molto importante, comporta fare un passo indietro, essere rilassata e concentrata e corrispondeva alla maturità che avevo raggiunto negli anni. Nel 2012 avevo 32 anni ed è quello che si chiede alle giocatrici di quell'età". 

“Tra il 2003 e il 2010 la gente conosceva la Francia femminile perché i risultati erano piuttosto buoni, ma niente di più. È stato dal 2014, quando abbiamo vinto il Grande Slam e poi abbiamo iniziato a preparare il Mondiale in Francia, che le cose sono cambiate. I media iniziarono a occuparsi di più di noi, i giornalisti seguirono le singole giocatrici e la gente si rese conto che il rugby giocato dalle donne non era un gioco brutto, si cominciò a superare l'idea che le rugbiste fossero dei camionisti, c'erano giovani donne che studiavano, alcune delle quali erano mamme, e il nostro rugby raccontava la storia di persone che facevano sacrifici e di tutto il lavoro e l'impegno che ci mettevano. Abbiamo ottenuto un buon risultato in quella Coppa del Mondo. Ovviamente il nostro obiettivo era vincere, ma quel terzo posto e il fatto di aver conquistato il pubblico, hanno permesso al rugby femminile di ottenere la copertura mediatica che ha oggi. Il Sei Nazioni viene trasmesso in diretta TV, il nostro tour estivo in Nord America è stato trasmesso in diretta, ora facciamo parte del panorama sportivo”.

In un certo senso è un peccato per Agricole che il suo ritiro abbia coinciso con l'aumento di popolarità del rugby, ma è riuscita a rimanere vicina al gioco. Dopo aver lavorato per la FFR, ha deciso che il suo futuro sarebbe stato come fisioterapista, studiando insieme agli ultimi tre anni della sua carriera internazionale - una decisione a cui attribuisce il merito di averla aiutata a evitare le difficoltà post-ritiro che colpiscono molti sportivi: “L’idea era di chiudere un libro e aprirne un altro. Volevo chiudere la pagina sul rugby e, una volta chiuso quel libro, avrei potuto passare ad una nuova vita professionale. Ha funzionato bene perché tutto si collegava e mi ha aiutato a evitare quel periodo di depressione che colpisce molti sportivi che interrompono la carriera e si fanno domande perchè non sanno bene cosa sono. Sono riuscita ad andare avanti e a non cadere in alcun tipo di depressione, era tutto pianificato."

Agricole ha lavorato inizialmente a Rennes, avendo anche un'esperienza con Vannes in Pro D2. Ha poi avuto un'opportunità con la FFR, lavorando inizialmente con la squadra femminile Under 18 della Francia Sevens, periodo culminato con la partecipazione alle Olimpiadi giovanili in Argentina. Annick Hayraud, allenatrice della nazionale femminile francese, le ha poi offerto la possibilità di lavorare con loro, cosa che ha fatto anche durante il tour estivo del 2019. E nel 2020 si è presentata una nuova opportunità, con il top del rugby francese, la squadra del Tolone, dove ora è uno dei due fisioterapisti del club.

Agricole conclude così la sua intervista: “Avevo già avuto qualche esperienza con Vannes e poi ho incontrato un grande osteopata, Jean-Pierre Darnaud, che è diventato mio amico e ha detto che ero fatta per il massimo livello. Il Tolone stava cambiando fisionomia e lui ha parlato con il direttore sportivo che era un amico. Ho conosciuto (il direttore sportivo) Laurent Emmanuelli e poi (l'allenatore) Patrice Collazo e l'emozione è stata fantastica. Hanno dimostrato la loro fiducia in me e spero che non siano rimasti delusi, non credo che lo abbiano fatto”.

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