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Olanda e Svezia: la più antica rivalità europea nel rugby femminile al di fuori del 6 Nazioni

Lontano dallo splendore del Sei Nazioni, sabato il Centro nazionale di rugby di Amsterdam ospiterà il match tra le più antiche rivali del rugby femminile europeo, quando l'Olanda darà il via al Campionato Europeo femminile di rugby 2024 contro la Svezia.

L'attenzione delle giocatrici coinvolte sarà sicuramente concentrata sul compito da svolgere, vincere una partita potenzialmente cruciale sia nel contesto del Campionato che del loro sviluppo futuro, ma che ne siano consapevoli o meno, quando usciranno dagli spogliatoi e scenderanno in campo prima del calcio d'inizio di Amsterdam, le giocatrici seguiranno le orme di chi le ha precedute, orme tracciate per la prima volta quasi quattro decenni fa.

Quest'anno ricorre il 40° anniversario dell'incontro inaugurale tra le due squadre: il 21 ottobre 1984 l'Olanda si recò a Malmö dove batté la Svezia 34-0. All'epoca erano state organizzate solo tre precedenti partite ufficiali di rugby femminile, tutte tra l'Olanda, Svezia e Francia.

È comprensibile come l'Olanda fosse aperta a trovare avversarie alternative dato che aveva perso tutte e tre le partite – anche se con un punteggio complessivo di solo 17 - 0 – ma il motivo per cui si è ritrovata a Malmö è dovuto anche al modo in cui in Olanda il gioco femminile si era evoluto tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80. Gran parte dell'impulso a tale crescita era stato fornito dalle tournée dei club. All'inizio si trattava principalmente di squadre provenienti dagli Stati Uniti dirette in Europa – e Nuova Zelanda – ma con l'aumento del numero di club nel continente crebbe anche l'interesse per la concorrenza di rivali più vicini a casa. Questi tour hanno aperto linee di comunicazione tra mondi diversi, le squadre portavano con sé informazioni quando viaggiavano per affrontare le loro prossime avversare. È così che furono instaurati i rapporti che avrebbero portato l'Olanda a ospitare la Francia nel primo Test femminile, nel giugno 1982, e che sarebbero stati cruciali sulla strada verso la pirma Coppa del Mondo femminile nove anni dopo.

Nello stesso anno in cui la Francia batté le olandesi a Utrecht, una squadra in tournée da Malmö arrivò nei Paesi Bassi e sembra che quel viaggio abbia contribuito a spianare la strada a una partita ufficiale tra le nazionali dei due paesi. "Poiché il contatto era buono e stavamo cercando di giocare più partite, abbiamo organizzato una nazionale", ha detto recentemente a RugbyPass Dominique Danton, allenatore dell'Olanda tra il 1983 e il 1992, “visto che gli allenatori del Malmö erano coinvolti anche con la Federazione svedese di rugby”.

Lo stesso Danton è un esempio vivente di come la cultura itinerante del rugby abbia contribuito a plasmare lo sviluppo del gioco femminile. Nato in Marocco, in una famiglia di militari francesi, Danton si era trasferito da bambino in Francia, giocando il rugby league a Marsiglia prima di trasferirsi a nord di Parigi dove sarebbe entrato in contatto con il gioco a 15s. Nel 1976, quando Danton aveva 20 anni, una squadra della città olandese di Wageningen visitò il suo club e gli piacque così tanto la loro compagnia che colse al volo l'opportunità di prendere parte al progetto di sviluppo della Federazione Olandese, come allenatore, due anni dopo. Tornando a casa da quel primo viaggio in Olanda, convinse un amico a tornare con lui a Wageningen per le vacanze. Il suo compagno di squadra rimase tre settimane nei Paesi Bassi, ma Danton invece, trovando lavoro prima in una fabbrica e poi come proiezionista cinematografico per finanziare i suoi sforzi nel rugby, sarebbe rimasto per undici anni.

Danton aveva anche una certa esperienza come allenatore di giocatrici a Parigi e dopo aver dato una mano in quelle prime partite contro la Francia come "collegamento", soprattutto perché parlava francese, fu coinvolto più formalmente nell'organizzazione nel 1984, indicato come allenatore al fianco di Bert Bode per la partita contro la Svezia. Il suo coinvolgimento aveva senso dato l'ampio contingente di giocatrici, 6 in una rosa rosa di 24, del Malmö, da Wageningen, un club che aveva schierato per la prima volta una squadra femminile in una partita di beneficenza nel 1975 e beneficiava di una vasta popolazione studentesca locale. 

Due giocatrici che avevano preso in mano una palla ovale dopo essersi trasferite in città per studiare erano le due mediane (di mischia e di apertura) titolari: Tonny van de Boom e Sylvia Mecking. "C'erano sono questi gruppi di mentori che ti portavano in giro per la città", ricorda Van de Boom dai suoi primi giorni all'Università di Wageningen nel 1979. "In uno di questi c'era questo ragazzo che giocava a rugby e mi convinse ad andare al campo e partecipare ad un allenamento della squadra femminile. Beh, mi convinsi subito che quello fosse ciò che mi sarebbe piaciuto fare."

Tre anni dopo, Mecking si unì a Van de Boom nel club: "Mi sono imbattuta in qualcuno che già giocava lì e mi ha detto: 'devi iscriverti'", racconta. “Sono andata lì e dopo un allenamento ero completamente appassionata di rugby!”. Mecking fu inserita rapidamente in nazionale, facendo il suo debutto contro la Francia solo un anno dopo quella prima introduzione al gioco, mentre Van de Boom l'avrebbe raggiunta nella formazione che fu sconfitta per 3-0 contro la stessa squadra nel maggio del 1984.

Entrambe le giocatrici mantennero il posto per la partita contro la Svezia e intrapresero il lungo viaggio in pullman verso Malmö. Van de Boom si era preparata per il viaggio iscrivendosi a corsi di lingua svedese – nel tentativo di ottenere un vantaggio in campo – e registrando i dischi degli ABBA che aveva preso in prestito dalla biblioteca. Il viaggio da Wageningen concesse molto tempo per cantare insieme. Quarant'anni fa, i tunnel e i ponti che ora collegano Germania, Danimarca e Svezia dovevano ancora materializzarsi e Danton stima che il viaggio della squadra su strada e in traghetto sia durato circa 18 ore. Quando la squadra raggiunse la sua destinazione, c'erano poche possibilità di fare altro che riposarsi per la partita del giorno successivo.

I dettagli della partita stessa sono vaghi. Tuttavia, uno dei pochi articoli giornalistici pubblicati nei Paesi Bassi, riportato dal quotidiano di Rotterdam Algemeen Dagblad (AD), affermava che "un forte vento soffiava longitudinalmente sul campo, influenzando chiaramente il gioco" e visto che "i calci non sono stati molto efficaci, le poche centinaia di spettatori hanno potuto godersi una partita aperta e divertente", continua l'articolo. “Sia nelle giocatrici di mischia che nelle trequarti, la squadra olandese ha eccelso per tutta la partita”.

Molti resoconti affermano erroneamente che l'estremo Liesbeth Mey abbia segnato il massimo con 12 punti. Questo sembra essere il risultato di un errore di comunicazione su quanto valessero le sue tre conversioni per la vittoria finale, col risultato di 34 - 0. È un dato che brucia ancora, anche se scherzosamente a Van de Boom che ha segnato in quella partita due delle sette mete della sua squadra. "Penso di essere stata quella che ha fatto più punti", dice ridendo"Tuttavia non sono stata menzionata nel giornale perché il nostro team manager non sapeva calcolare!". Ciò che non era in dubbio, tuttavia, era la superiorità delle olandesi in quella giornata. "La Svezia non può competere con la squadra di Danton", affermava un articolo nel quotidiano regionale De Twentsche Courant Tubantia, mentre AD ha ammesso che il punteggio non lasciava "nulla all'immaginazione".

Dopo le sconfitte di misura contro la Francia, le giocatrici olandesi erano ansiose di festeggiare la loro prima vittoria in un test match. Tuttavia, il luogo della partita, a circa 600 km a sud-est di Stoccolma, e il fatto che si sia giocata di domenica hanno fatto sì che la maggior parte delle giocatrici della squadra di casa dovesse fuggire precipitosamente al fischio finale. Imperterrita, la squadra olandese ha deciso comunque di festeggiare ed è stata grata all'ospitalità di una squadra di calcio locale. "Abbiamo consumato il nostro terzo tempo nella mensa di una squadra di calcio femminile locale", spiega Van de Boom. “Ma abbiamo avuto un bel terzo tempo! È un peccato che le svedesi non abbiano potuto partecipare”.

La Svezia avrebbe fatto una trasferta in Olanda in ciascuno dei due anni successivi, perdendo 19 - 0 e 11 - 6 e quest'ultimo si sarebbe poi rivelato l'ultimo incontro tra le due squadre per ben 12 anni, prima di incontrarsi al National Rugby Centre durante la Coppa del Mondo di rugby femminile del 1998. A quel punto, Van de Boom e Mecking – avevano entrambe trascorso del tempo lavorando all'estero – così come il loro allenatore, Danton, si erano allontanati dal rugby internazionale.

La Svezia avrebbe battuto l'Olanda nei test successivi nel 2001 e nel 2002, e di nuovo nel 2012, ma in gran parte la loro rivalità si è svolta più o meno allo stesso modo in cui è iniziata 40 anni fa. La vittoria per 38 - 12 nel campionato femminile della scorsa stagione è stata la 14esima vittoria dell'Olanda in 17 partite tra le due nazioni.

"Non mi considero una pioniera perché ero lì già da cinque anni [quando è arrivata al Wageningen]", dice Van de Boom, riflettendo sul suo periodo da giocatrice. “Non sono io la pioniera, sono le ragazze del primo lotto – sono pioniere. Noi siamo state delle pioniere come squadra”.

Grazie a Martyn Thomas e Brigette Johnston per la ricerca per questo articolo.

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