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6 Nazioni femminile, stelle e miti del torneo: Sioned Harries

Leggenda è una parola usata con troppa leggerezza nello sport di questi tempi, ma se c'è una giocatrice gallese che merita questo appellativo questa è certamente Sioned Harries.

Numero otto dinamica e atletica, è stata una forza trainante del rugby femminile gallese e mondiale, dentro e fuori dal campo, nel corso di 14 anni di carriera internazionale. Passata attraverso la lotta al dilettantismo alla disuguaglianza, fino ad arrivare ai cambiamenti nella gestione gallese e fino ai giorni più luminosi del professionismo, Harries è stata una presenza costante con la maglia rossa del Galles, ma all'età di 34 anni e con quello che sarebbe stato l'undicesimo Sei Nazioni femminile incombente, ha deciso che ora è il momento di ritirarsi e  concentrarsi sulla famiglia, sugli amici e sulla sua carriera di insegnante alla Ysgol Gymraeg Bro Dur. Sembra quasi la fine di un'era o un cambio della guardia nel rugby femminile gallese, con anche Elinor Snowsill, Siwan Lillicrap e Caryl Thomas che hanno appeso le scarpe al chiodo negli ultimi 12 mesi. Adesso Shona Wakely (nata Powell-Hughes) è l'unico giocatrice rimasta della squadra che partecipò alla Coppa del Mondo 2010 in Inghilterra. Tutte giocatrici capaci di cambiare le regole del gioco, che hanno fatto la loro parte – e ora è il momento di fare un passo indietro.

La giocatrice

È giusto supporre che Harries fosse una di quelle giocatrici che le avversarie temevano di più. Una numero otto di livello mondiale ai suoi tempi, con le sue corse ubriacanti palla in mano che sono diventate un marchio di fabbrica. Naturalmente, non era restia alla segnatura, la sua carriera si chiude infatti con ben 28 mete in 78 apparizioni nei test giocati col Galles. Nata ad Aberystwyth e originaria di Aberaeron, Harries ha sempre avuto il rugby nel sangue. Ha iniziato a giocare a scuola e ha rappresentato la Cardiff Metropolitan University prima di unirsi al Whitland Ladies RFC, dove ha guadagnato una formidabile reputazione nel rugby di base gallese. Ha fatto irruzione sulla scena internazionale con la nazionale under 20 e tale era il suo atletismo, che Harries ha rappresentato il Galles anche con la nazionale 7s. È stata nominata nel Dream Team della Coppa del mondo 2010 e afferma che fare il suo debutto contro l'Australia in quel torneo fu un momento indimenticabile nella sua carriera.

"La mia prima presenza, la mia prima Coppa del Mondo, è stata una grande esperienza con grandi giocatrici", ha detto Harries. "Penso, però, che uno dei momenti salienti sia stata la vittoria nella Coppa del Mondo 2017 contro l'Irlanda nello lo spareggio per il settimo posto che ci ha aiutato a qualificarci automaticamente per la Coppa del Mondo appena disputata (2022): è stato un grande momento."

L'esilio

Sebbene la carriera di Harries sia stata piena di momenti memorabili, anche le cose negative sono state ben documentate. Tutti ricordano che Harries ha trascorso due anni lontana dal rugby internazionale e questo chiaramente non era dovuto alla forma, dato che si giocava regolarmente risultando diverse volte "giocatrice del match" nella Premiership inglese, con  l'allora squadra delle Worcester Warriors. Harries era stata una giocatrice chiave sotto la guida dell'allenatore Rowland Phillips, ed all'improvviso aveva perso il posto in nazionale senza una spiegazione plausibile,  sotto una coltre di mistero in vista dei test autunnali del 2019. Gli allenatori subentrati nei due anni successivi avevano deliberatamente trascurato Harries per il Sei Nazioni 2020 e 2021. Certo non fu l'unica, perchè anche la figlia di Phillips, Carys, recevette la stessa freddezza prima di fare un ritorno spettacolare nella serie autunnale del 2021. Harries in seguito ha parlato dei suoi problemi di salute mentale durante quel periodo di esilio dal rugby internazionale, raccontando di come abbia dovuto lottare con la depressione e la perdita di identità. Ha anche detto chiaramente che all'epoca le mancò totalmente il sostegno da parte della Welsh Rugby Union (WRU).

"Era così difficile, allora non ero soddisfatta di come venivano gestite le cose, di come venivo trattata", ha detto Harries. "Ho pensato di arrendermi ed è stato difficile allora perché è la tua identità che perdi, ma andando avanti, sono felice di essere tornata e sono felice di aver avuto un supporto intorno a me." Harries è tornata alla ribalta internazionale quando Ioan Cunningham ha assunto la carica di capo allenatore e il suo ritorno al Test rugby è stato un momento di trionfo personale, quando è uscita dalla panchina per innescare una memorabile rimonta nel secondo tempo nella vittoria del Sei Nazioni del 2022 contro la Scozia.

"C'è stato un periodo di due anni in cui ho pensato che non avrei mai più indossato la maglia rossa", ha ricordato Harries. "Il fatto di essere tornata e di aver ottenuto ciò che ho ottenuto, soprattutto in quella prima partita di test contro la Scozia in cui sono entrata dalla panchina e ho avuto la prestazione che volevo, penso che sia stato un buon due dita in più per coloro che dubitavano me in quel periodo."

Il ritorno

Il ritorno di Harries ha coinciso con l'erogazione dei primi contratti femminili professionistici della WRU, inizialmente assegnati a 12 giocatrici per poi salire a 32 la scorsa estate. E mentre Harries ha accolto con favore il loro tanto atteso arrivo, questi sono arrivati purtroppo soltanto ​​alla fine della sua carriera. 

"Quando ho iniziato nel 2010, non avrei nemmeno immaginato che ci sarebbero stati contratti professionali e che il gioco sarebbe cresciuto così come è cresciuto", ha detto. "Ho contribuito a tutto ciò che è iniziato e a quanto lontano è arrivato, ed è bello vedere lo sviluppo del gioco, ma per me è il posto giusto, al momento sbagliato. Se fossi stata più giovane ti avrei morso la mano per un contratto, ma c'è sempre stata quella decisione e quell'apprensione in un angolo della mia mente che stavo entrando nell'inverno della mia carriera e dovevo concentrarmi sull'insegnamento."

È una testimonianza dell'impegno incrollabile e dell'energia sconfinata di Harries il fatto che sia riuscita a bilanciare le esigenze a tempo pieno della scuola, il suo lavoro nel fine settimana come giocatrice di rugby e il suo allenamento per il Galles per tutto il tempo della sua carriera. "Ne sono orgogliosa, richiede molto duro lavoro, determinazione e molta più pazienza di quanto si possa immaginare, ma penso anche che ti tolga molta energia e l'ho fatto il più a lungo possibile". Questo (il ritiro) sembra proprio il momento giusto per me. Ovviamente, dato che il gioco si sta sviluppando con contratti professionali, con Ioan che chiede di più alle ragazze, penso che anche per la mia carriera ci fosse troppo da dare".

Il saluto di una leggenda

Il rugby gallese è grato per i 14 anni donati da Harries. I romantici avrebbero voluto vederla dire addio dopo l'ultima campagna del Sei Nazioni. Sarebbe stato giusto che una giocatrice della sua statura corresse un'ultima volta al Principality Stadium contro l'Italia, ma lo sport professionistico ha poco tempo per i sentimenti. Domenica Harries è stata comunque salutata a Llanelli, scendendo in campo con Brython Thunder che affrontavano Gwalia Lightning nel round finale della Celtic Challenge al Parc y Scarlets. E quando il Galles scenderà in campo alla fine di questo mese, l'insegnante Harries potrà finalmente godersi le vacanze di Pasqua. Dice che non vede l'ora di trascorrere più tempo con i suoi alunni, anche se scherza sul fatto che il sentimento potrebbe non essere reciproco.

"Non penso che saranno contenti di riavermi a tempo pieno, ma sarò sicuramente felice", ha detto. "Mi sono persa molte esperienze con loro, quindi sarà fantastico essere l'insegnante che è a disposizione. Sono appena tornata dalle finali regionali con le mie ragazze under 15 e mi hanno chiesto: 'perché ti ritiri adesso? Perché dovresti insegnare invece di essere un giocatore professionista di rugby?' Ho detto loro 'Non sono un pulcino, ho 34 anni e loro dicevano 'Signorina, Ronaldo ha 40 anni, può andare avanti!' "È fantastico che ora possano vedere che il gioco sta crescendo. È fantastico ora che possono aspirare a diventare un giocatore di rugby professionista, ma per loro sono da adesso sarò solo un'insegnante".

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