Essere all'altezza: di un allenatore, giocatrici, fango e coraggio
Allenare una squadra femminile รจ stata una sfida molto grande, ma anche la cosa migliore che come allenatore e come uomo potesse capitarmi. Venendo dal rugby maschile ero abituato a veicolare messaggi in un modo legato alla conoscenza del gioco, ma anche alla sfida fisica che ai ragazzi piace sempre (talvolta in maniera eccessiva). Ho dovuto imparare a conoscere il gioco in maniera sempre piรน approfondita per poterlo comunicare e trasmettere la mia idea, ho dovuto imparare a tener conto della parte emozionale che รจ molto piรน complessa rispetto a quella dei ragazzi ed ho imparato che il lavoro “sulla testa” รจ fondamentale quanto quello sulle gambe.
La mia storia comincia a Sesto Fiorentino quando nell'estate del 2006 senza pensarci troppo accettai di allenare la squadra femminile, che in quel momento non voleva allenare nessuno. Avremmo fatto la Coppa Italia a 7 nella stagione successiva e non sapevo nemmeno che cosa fosse, ma non sapevo neanche che era appena iniziata una storia.
Nella foto: le Rhinogirls del Sesto Rugby scese in campo a Pesaro nella partita del campionato di Serie A Femminile 2009/2010. In piedi da sin. Lapi (cap.), Damasceni, Buci, Tanfani, Retana, Vannini, Sandrelli, Cirri (all.), Ciampalini, Ceccarelli, Fasulo, Bacchetti. A terra da sin. Materassi, Alconchel, Stefani, Sapuppo |
Dopo aver partecipato con grande successo alla Coppa Italia, in cui infilammo un 3° posto nazionale nel 2007 (ancora migliore piazzamento di una squadra Toscana nella competizione) ed il 4° nel 2008, visto che il gruppo continuava a crescere ed avevamo ormai sul campo regolarmente una 20ina di ragazze, la societร decise, grazie soprattutto alla ferrea volontร di Lorenza Tosi, nel frattempo divenuta la nostra dirigente, di partecipare al campionato di Serie A a 15s. Per la prima volta nella storia del campionato le squadre sarebbero state divise in due gironi, vista la crescita lenta ma costante di tutto il movimento. Noi finimmo nel girone 2, con Pesaro, Perugia, Benevento e Valledora-Alpignano. Fu un campionato durissimo, ma ricco di soddisfazioni, nel quale riuscimmo ad ottenere un pareggio (5 – 5, in casa contro Valledora) ed una vittoria 15 – 10 in trasferta sul campo delle piemontesi, unica squadra nuova come noi, anche se includeva le giocatrici del Cogoleto che avevano giร grande esperienza di rugby a 15s. Nelle altre squadre c’erano giocatrici della nazionale, noi dal canto nostro provavamo a crescere con tutte le difficoltร del caso.
Grazie all’universitร arrivarono ben tre straniere che ci aiutarono non poco a portare quel durissimo torneo: le spagnole Sara Alconchel (2 a linea) e Alba Retana (estremo che vantava addirittura un cap. nella nazionale spagnola) e l’inglese Kat Grabecki (2 a linea), da Frascati e da Colorno arrivarono giocatrici che erano state d’interesse nazionale come Anna Tanfani (centro) e Debora Lauri (centro) ed alla fine grazie anche alla sapiente mano di Carlo Focardi che da un paio di stagioni mi aiutava come allenatore dei ¾ sopravvivemmo, anche se ci furono perรฒ momenti difficili come la durissima sconfitta di Perugia quando rimediammo un durissimo 122 – 0, ad oggi ancora la mia peggior sconfitta da allenatore.
Di storie su quel campionato ce ne sono tantissime. Potrei parlare della bella vittoria con Valledora, o della prima giocatrice di Sesto (in realtร รจ stata la prima volta che Sesto aveva un proprio atleta ad un raduno della nazionale uomo o donna), convocata ad un raduno della nazionale, Viviana Ceccarelli. Amo perรฒ ricordare una partita in particolare, la trasferta di Pesaro. Era l’8 novembre del 2009. Ricordo che avevo ripreso a giocare in quella stagione, il campionato femminile si giocava con pause lunghe tra un partita e l’altra e quindi riuscivo a fare entrambe le cose. La settimana prima giocando con il Cecina, mi ero fratturato la clavicola. Non sarei dovuto andare a Pesaro con le ragazze, ma loro insistettero talmente tanto che ci fossi, che armato di tutore con un spalla bloccata montai sull’autobus ed andai. Fu una trasferta infernale, ma le ragazze mi accudirono come se fossi stato il figlio di ognuna. Fu proprio li, in mezzo al fango ed al freddo di Pesaro, che senti di aver costruito un legame davvero speciale con le mie giocatrici.
Mettere insieme la squadra era stato complicatissimo, io non ero sul campo quella settimana, ci andai solo il venerdรฌ, influenza ed infortuni ci avevano falcidiato e pensavamo veramente di non poter scendere in campo. Alla fine un po’ per fortuna un po’ per caparbietร riuscimmo a tesserare Alba Retana, l’estremo spagnolo che era arrivata al campo giusto il martedรฌ ed a recuperare una delle febbricitanti, cosรฌ partimmo in 16, con una giovanissima Matilde Sapuppo che a 17 anni e con a malapena un paio di settimane di rugby sulle spalle sarebbe partita titolare come ala. In quell’inferno di fango perdemmo 47 – 0, ma disputammo un primo tempo incredibile, mettendo in difficoltร una squadra blasonata che avrebbe poi concluso il girone al 1° posto. Sul 10 - 0 finimmo il primo tempo.
Arrivare alla fine fu un impresa, ma le ragazze non mollarono un cm, tra botte prese e principi di congelamento (il mio incluso), arrivammo in fondo. Ricordo i pochi spettatori presenti scendere fino al cancello del campo per applaudirci e mentre uscivamo tra i complimenti delle avversarie, la spagnola mi guarda e mi dice in perfetto italiano “voi siete pazzi!”. Non la rivedemmo per oltre un mese. La determinazione e il coraggio dimostrati dalle ragazze in quella partita rimangono per me il miglior esempio di pura passione e dedizione al gioco. Questo รจ ancora uno dei miei ricordi piรน belli della mia lunga carriera di allenatore.
Ogni volta che penso alla bellezza del rugby o incontro delle difficoltร nel mio percorso da allenatore ripenso a quella partita. Ancora oggi, ogni volta che entro sul campo, mi piace pensare di dover essere all’altezza di quelle ragazze.
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