Il Celtic Challenge è finito.... Viva il Celtic Challenge!

Le nazioni celtiche nutrono grandi speranze di aver trovato la strada giusta per colmare il divario con Inghilterra e Francia nel rugby femminile europeo. Dal 2013, anno in cui l'Irlanda ha conquistato il suo secondo e più recente titolo, le Red Roses e Les Bleues hanno dominato, il torneo vincendo ogni competizione. Da allora, l'Inghilterra ha ottenuto otto vittorie, incluse le ultime sei, mentre la Francia ha collezionato tre titoli.

Nel 2024, l'Inghilterra ha realizzato il Grande Slam, con la Francia che ha chiuso al secondo posto nella classifica finale dopo che la squadra di John Mitchell ha vinto l'incontro decisivo con un punteggio di 42-21. Le squadre inglesi e francesi godono di un indiscusso vantaggio grazie all'organizzazione delle due principali competizioni per club europee: la Premiership Women’s Rugby (PWR) e l'Elite 1 Féminin, che offrono a giovani atlete inglesi e francesi un percorso chiaro e strutturato verso il rugby d'élite.

Molte delle giocatrici più promettenti delle nazioni celtiche partecipano alla PWR, ma nonostante questo si è avvertita la necessità di offrire alle giovani atlete, soprattutto a quelle non ancora pronte per il salto nel campionato inglese, un livello di competizione superiore. Negli ultimi due anni, i migliori talenti dei campionati nazionali irlandesi, scozzesi e gallesi hanno avuto l'opportunità di competere a un livello più alto grazie al Celtic Challenge.


Il torneo, giunto alla sua terza edizione, riunisce i migliori talenti delle leghe nazionali di Irlanda, Scozia e Galles schierando due franchigie per ogni nazione, che si sfidano in incontri di andata e ritorno.

ALZARE IL LIVELLO

Le Wolfhounds hanno recentemente vinto il titolo per la seconda volta e sono uno delle due squadre irlandesi, insieme alle Clovers. Le Glasgow Warriors ed Edinburgo rappresentano la Scozia, mentre le Gwalia Lightning e le Brython Thunder sono le rappresentanti del Galles.

La prima edizione, giocata a titolo sperimentale nel 2023, fu vinta dal Combined Provinces XV. Questo fa si che al momento il trofeo non si sia mai spostato dall'Irlanda. In quella edizione erano presenti solamente tre squadre, insieme alla squadra irlandese scesero in campo le scozzesi del "The Thistles XV" e le gallesi del "Wales Develoement XV"

“Abbiamo un sistema di club in Scozia e le squadre giocano da settembre a novembre, quindi c'è un buon livello di rugby domenstico. Far competere le migliori giocatrici scozzesi contro quelle gallesi e irlandesi le sfida ulteriormente,” ha dichiarato l'allenatore scozzese Bryan Easson.

“Affrontano stili di gioco diversi, grande fisicità e il livello di competizione cresce. Le decisioni devono essere prese più rapidamente. Questo torneo è stato un grande passo avanti, soprattutto per le giocatrici più giovani. Sono rimasto molto colpito. Certo, ci sono molte partite che precedono il Sei Nazioni, ma questo ci dà l'opportunità di individuare e monitorare nuove giocatrici.”

Easson e la Scottish Rugby Union collaborano strettamente con i Glasgow Warriors ed Edinburgo per garantire che le giocatrici della nazionale siano nelle migliori condizioni durante tutto l'anno. Sottolinea che le esperienze al di fuori del campo sono altrettanto importanti di quelle sul campo. “Impari a prepararti se sei in un hotel il venerdì sera,” ha spiegato. “Cosa mangiamo? A che ora ci alziamo la mattina? Come si svolge la mia giornata della partita se non sono a casa? Come mi preparo? Imparare a gestire tutto questo è fondamentale, così come imparare a recuperare prima di prendere il tuo volo. E poi farlo di nuovo, è questo il Sei Nazioni. Devi imparare a convivere con le tue compagne di squadra. Se sei in un hotel, devi imparare a tollerare la tua compagna di stanza. Ti piace? Non ti piace? C'è molta psicologia in tutto questo.”

STELLE IN CRESCITA

Il Celtic Challenge ha già dimostrato di poter far scoprire giocatrici capaci di avere un impatto devastante nel Sei Nazioni. Gli esempi migliori sono l'irlandese Aoife Wafer e la scozzese Alex Stewart, entrambe flanker, che hanno impressionato con le loro prestazioni nel Sei Nazioni 2024 dopo aver giocato nel Celtic Challenge.

Un'altra giocatrice che si è messa in evidenza è Dannah O’Brien, che si è affermata come apertura titolare dell'Irlanda nel torneo 2024, dopo aver contribuito alla vittoria delle Wolfhounds nel Celtic Challenge nello stesso anno. Il torneo ha anche aiutato atlete esperte a tornare in campo dopo aver preso una pausa dal rugby per motivi lavorativi o familiari. Nel 2024, Shona Wakley è tornata a far parte della squadra gallese per la prima volta in quattro anni, all'età di 33 anni, dopo aver impressionato con le Brython Thunder.

La tallonatrice irlandese Neve Jones ha potuto constatare di persona quanto si sia ridotto il divario tra le giocatrici del Celtic Challenge e quelle della PWR, dove gioca per il Gloucester-Hartpury. “Il Celtic Challenge ha permesso alle ragazze di giocare più minuti e questo non può che giovare alla loro crescita,” ha affermato Jones. “È davvero bello vedere come le ragazze stanno progredendo. Si nota che stanno lavorando duramente lontano dal campo e stanno crescendo come giocatrici grazie al Celtic Challenge.”

COGLIERE LE OPPORTUNITÀ

“Ho già detto che Brittany Horgan è una vera guerriera nel gioco. Un'altra è Dannah O’Brien. Dannah gestisce il gioco in modo molto efficace e avere un po' più di minuti ad un livello più alto di rugby le farà solo bene. Credo che crescerà nei prossimi 18 mesi e diventerà una giocatrice straordinaria.”

Certamente impressionare nel Celtic Challenge è una cosa, ma avere l'opportunità di portare quella forma a livello internazionale è un'altra cosa. Tuttavia, gli allenatori di Irlanda, Galles e Scozia – Scott Bemand, Easson e Sean Lynn – sono convinti che le giocatrici che si distinguono nel Celtic Challenge avranno l'opportunità di dimostrare il loro valore con la maglia della nazionale. “Se queste giocatrici si presentano agli allenamenti e si esibiscono bene, darò loro queste opportunità,” ha dichiarato Sean Lynn, recentemente salito in carica come nuovo allenatore del Galles femminile. “Ho portato in squadra quattro diciottenni e ho giocatrici esperte che potranno aiutarle nella crescita. Stanno fissando standard elevati. Questo è ciò che voglio. Desidero un ambiente competitivo. Mi preoccupo di garantire che queste giovani giochino in partite competitive, ma anche di aiutarle a acquisire buone abitudini in termini di viaggi verso Irlanda e Scozia, perché quello è l’arena internazionale e devono abituarsi a questa realtà. Voglio vedere queste giovani gallesi di 16 anni considerare il Celtic Challenge come un percorso. Se guardi a Maisy Davies e Alaw Pyrs, sono state straordinarie. Hai Bryoni King, che è la capitana dei Gwalia, e si sono davvero fatte avanti, ed è stato fantastico guardarle giocare.”

In sintesi, dopo due edizioni complete del torneo, sia gli allenatori delle nazionali femminili che i rappresentanti delle federazioni di Galles, Scozia e Irlanda concordano che il Celtic Challenge rappresenta un'importante occasione per il rugby femminile nei rispettivi paesi, grazie a molteplici aspetti significativi. Il torneo funge da piattaforma per le giovani atlete, permettendo loro di mettere in mostra le proprie abilità e di crescere a livello competitivo. Questo confronto con coetanee di alta qualità è fondamentale per la loro crescita sia individuale che collettiva. Inoltre, un evento di questa portata contribuisce ad aumentare la visibilità del rugby femminile nelle tre nazioni partecipanti. Maggiore esposizione si traduce in opportunità per attrarre sponsor, media e pubblico, fattori che possono favorire un'espansione del movimento. Quindi adesso che il Celtic Challenge 2025 è finito non possiamo che dire "Viva il Celtic Challenge!"

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